IL PARTITO- Linea Rossa
 
ARNALDO BERA, “LUCIANO”,  CI HA LASCIATO

L’ultima corrispondenza con l’Archivio Opere Secchia

-----Redazionale-----

Il 19 febbraio 1999 ci ha lasciato, nella sua casa di Soresina in provincia di Cremona, all’età di 83 anni, il compagno Arnaldo Bera, uno di quei comunisti che non si è mai pentito del suo coerente marxismo-leninismo, a cui ha dedicato la vita. Ma chi era Arnaldo Bera?
Iscritto al Pci dal 1933, fu partigiano con il nome di battaglia “Luciano”, comandante della Brigata ‘Ghinaglia’ di Cremona. Arrestato nel 1944, fu torturato dai fascisti per convincerlo a rivelare i nomi dei suoi compagni combattenti e naturalmente fu vana e inutile tortura: venne trasferito nel carcere di Bergamo, dove fu finalmente liberato il 26 aprile 1945. Nel periodo che va dal 1945 al 1963 svolse il ruolo di segretario della CGIL di Cremona, nonché segretario delle Federazioni del Pci di Cremona prima e di Varese dopo. In qualità di membro della segreteria della Federazione di Milano, ebbe modo di conoscere profondamente Secchia, nel 1955/56 segretario regionale della Lombardia dopo l’epurazione togliattiana, e rafforzò la sua formazione alla sua scuola. Dal 1951 al 1962, dal VII al X Congresso, fu membro del CC del Pci e dal 1962 al 1966, dal X all’XI Congresso, della CCC. Fu eletto senatore nelle liste del Pci  ininterrottamente dal 1963 al 1972.
Coerente sino in fondo con i suoi ideali, non ha esitato a condurre con lealtà e fermezza la sua battaglia politica contro le posizioni liquidatorie del Pci. Per questo, fu animatore di iniziative rivolte a garantire nel paese un’autonoma presenza comunista quale punto di riferimento per la classe operaia e le masse popolari, per le giovani generazioni, per un processo rivoluzionario in direzione del socialismo: è tra i fondatori della casa editrice “Aurora”, della rivista “Interstampa”, del Centro Culturale “Concetto Marchesi” e infine, del Partito della Rifondazione Comunista.
Bera è stato un compagno a noi molto caro, nominato testamentario delle carte e documenti dell’Archivio Secchia presso la Fondazione Feltrinelli di Milano direttamente dal dirigente comunista prima della sua morte nel 1973.  E’ stato lo storico Enzo Collotti a curare l’intero riordino dell’Archivio e ha introdotto il volume XIX (1979) degli Annali Feltrinelli, composti dal “promemoria autobiografico”, dagli appunti dei “quaderni”, numerati da 1 a 13 e che coprono il periodo che va dalla fine del 1954 al 1973,  e dalle relazioni di viaggio e la corrispondenza, in particolare con Togliatti e Longo.
Bera fu nominato testamentario insieme al fratello di Secchia, Matteo e insieme al figlio dello stesso, Vladimiro, a cui il padre scrisse un’accorata lettera, poco prima di morire, timoroso che tutta la sua ricerca e la documentazione di una vita venissero accantonate o disperse volutamente, se lasciate in eredità alle cure di Botteghe Oscure: “Perché verrà messo tutto in cantina e addirittura bruciato, comunque sepolto, in modo che di me si perderà anche la memoria. Non crediate che di Pietro Secchia non si parlerà mai più in un prossimo avvenire”.
E’ proprio con questo spirito immutato che Arnaldo negli ultimi tempi si era messo direttamente in contatto con noi, conscio dello stato dell’Archivio presso la Fondazione Feltrinelli (per riecheggiare Marx “lasciato alla critica roditrice dei topi”) e per conoscere le attività del Centro Studi e Documentazione marxista di Taranto-Archivio Opere Secchia e dell’Associazione politico-culturale ‘Pietro Secchia’ di Roma: segno della sua infaticabile attività di comunista mai domo e presente con la sua azione nel tumulto della contemporaneità. La sua ultima lettera porta la data del 19 gennaio 1999, a cui  avevamo prontamente risposto, fra le altre cose, che:
“abbiamo voluto costituire molto più modestamente un Archivio Opere, cioè di tutte quelle pubblicazioni che siamo riusciti a reperire in originale e in fotocopia sia da privati che dalla stessa Fondazione Feltrinelli. Questo perché la maggior parte di esse è fuori catalogo o di difficilissima quando non proibitiva reperibilità.  Ciò permette e ha permesso lo studio, la lettura, la consultazione continua da parte dei giovani o meno giovani che vogliano approfondire la ricerca e la conoscenza sulla figura di Secchia che sono entrati in contatto con noi (..)”
Arnaldo non potrà più risponderci, ma siamo convinti che egli abbia approvato il tentativo, quanto faticoso!, di conservazione di una memoria storica non meramente accademica o astratta, ma vitale e pulsante nelle contraddizioni del presente.
Grazie Arnaldo per la tua opera, per il tuo fulgido esempio: tu, della generazione dei combattenti proletari, come Pietro Secchia, sarai annoverato sempre come nostro maestro, di vita, di idee, di militanza rivoluzionaria. Quando ci prenderà lo sgomento, o il dubbio dei nostri soggettivi errori e debolezze,  sempre  in agguato quando il cimento dell’oggi si fa aspro e difficile, sarà il tuo ricordo a indicarci nuovamente e con forza la strada.
Ci associamo alle parole dei compagni Vaia:

“Caro Bera, profondo è il dolore per averti perduto. Grazie per il calore umano e per tutto quanto ci hai insegnato negli anni del lavoro e della lotta. Grazie per la tua forza di comunista che non demorde e che non potrà mai essere vinta.”



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