IL PARTITO- Linea Rossa

LA TRANSIZIONE BLOCCATA

Per un'analisi marxista e leninista dei nodi storici della rottura rivoluzionaria e dei paesi socialisti

Andrea Catone

da "La transizione bloccata - Il 'modo di produzione' sovietico e la dissoluzione dell'URSS", Laboratorio Politico, 1998, pp.13/24

La rivoluzione d'Ottobre segna un momento fondamentale non solo nella storia del movimento operaio, ma dell'intera umanità. E' il primo tentativo vittorioso del proletariato e delle classi subalterne di rovesciare i rapporti sociali dominanti e di costruire una società nuova. Essa segna anche l'avvio di un poderoso processo di emancipazione dei popoli oppressi e di sviluppo di lotte anticoloniali e antimperialistiche.
- In URSS non si realizza un'autentica democrazia proletaria: dal potere effettivo di decisione e controllo sui processi economici, sociali e politici rimangono in gran parte escluse le masse lavoratrici.
Nel complesso, si determina un sistema che potrebbe essere definito di transizione bloccata: non funziona secondo una logica capitalistica (non si muove secondo la massimizzazione del profitto e l'antagonismo tra capitali privati), ma non funziona neppure secondo una logica socialista (impiego pianificato, ottimale e razionale delle risorse in funzione del massimo soddisfacimento dei bisogni sociali). Vive così contraddizioni specifiche sue proprie, le contraddizioni della transizione bloccata: non funziona secondo una logica capitalistica (non si muove secondo la massimizzazione del profitto e l'antagonismo tra capitali privati), ma non funziona neppure secondo una logica socialista (impiego pianificato, ottimale e razionale delle risorse in funzione del massimo soddisfacimento dei bisogni sociali). Vive così contraddizioni specifiche sue proprie, le contraddizioni della transizione bloccata.
- Il ruolo storico svolto dal partito bolscevico, poi PCUS, è stato rilevantissimo. Esso ha avviato e diretto uno dei più grandi processi di trasformazione della società e ha impostato con i suoi dirigenti, Lenin in particolare, una delle più serie riflessioni sulla natura del capitalismo moderno, sull'imperialismo, sulla transizione verso il socialismo. La storia del PCUS non può essere in alcun modo ridotta a galleria degli orrori, come vuole il Libro nero.
- Dopo la presa del potere e una fase di acutissime lotte interne su grandi opzioni strategiche (quale via di sviluppo percorrere?, quale rapporto con i contadini? Come collocarsi nel contesto internazionale dopo la sconfitta delle rivoluzioni in Occidente?) il partito comincia ad assumere un ruolo e una funzione che non gli sono propriamente costitutivi: da organo di direzione politica del grandioso processo di trasformazione sociale a organizzatore diretto e controllore meticoloso di ogni sfera della società, ivi comprese la cultura, l'arte, la scienza. Si trasforma in apparato che duplica le funzioni dello Stato.
- Nel periodo post-staliniano permangono e si accentuano la separazione tra dirigenti e diretti e la divisione sociale del lavoro tra funzioni di comando e funzioni esecutive, pur in presenza di condizioni oggettive nuove (ampia industrializzazione del paese, scolarizzazione di massa, istruzione superiore tecnica diffusa, sviluppo consistente della ricerca scientifica) che potrebbero consentire di avviarne il superamento.
- Il crollo dell'URSS e di diversi paesi del 'socialismo reale' è una sconfitta di enorme portata storica per tutto il movimento comunista internazionale, per tutte le forze progressiste.
- Tali sistemi, con tutti i limiti e le deformazioni della transizione bloccata e le contraddizioni specifiche - all'interno e in politica estera - da essa derivanti, costituivano, tuttavia, una retrovia per i movimenti di liberazione nazionale. - Sullo scacchiere mondiale ha ora mano libera la superpotenza USA, che cerca di utilizzare la supremazia militare per occupare posizioni contro gli altri poli imperialistici concorrenti.
- Sul piano interno, il 'socialismo reale' garantiva una certa distribuzione delle risorse, della sicurezza sociale, del salrio e delle pensioni, dell'istruzione e della medicina pubbliche. Anche qui, sono bastati un paio d'anni dei nuovi regimi per far rimpiangere ampiamente quel minimo di garanzie del passato.
- In URSS e in altri stati plurinazionali era stata realizzata, con tutte le difficoltà che il peso della tradizione e di problemi plurisecolari irrisolti comportava, un'accettabile convivenza tra diverse etnie e nazionalità. E solo ex post, con i massacri nella ex Jugoslavia e nella ex URSS, si può comprendere quanto fosse importante e faticoso quell'equilibrio raggiunto.
- I regimi che si sono instaurati tra il 1989 e il 1991 in Europa centro-orientale e in URSS sono, nella strgrande maggioranza dei casi,regimi reazionari, tanto in politica interna che estera. Sul piano economico-sociale si presentano con una dichiarata volontà di restaurare i vecchi rapporti di proprietà e attuano politiche liberiste (secondo le ricette dettate dai centri del capitalismo mondiale, FMI, Banca mondiale), con licenziamenti massicci, abolizione delle garanzie sociali, aumento dei prezzi e peggioramento generale delle condizioni di vita delle masse. Sul piano politico e culturale si presentano in diversi casi come regimi di destra e filofascisti, che attuano aperte discriminazioni, iscritte direttamente nelle nuove costituzioni, rispetto alle minoranze nazionali (Croazia, Estonia, Lettonia). Tra l'89 e il '91, finita la retorica delle celebrazioni, sono state attuate delle vere e proprie controrivoluzioni.
- Il ruolo della Russia eltsiniana e degli altri regimi nel mercato capitalistico mondiale è quello di partner subordinati e dipendenti dai poli forti dell'imperialismo. Per questo, la classe che attualmente è al potere in questi paesi potrebbe essere definita come borghesia compradora.
- Con l'ingresso di questi paesi nell'ormai unificato mercato mondiale si acuisce la lotta fra i tre principali poli imperialistici per il controllo economico dei mercati e risorse di questi paesi (dell'ex URSS in particolare, per le sue materie prime e il suo mercato potenziale).
- Contro i regimi reazionari nei paesi ex-socialisti, che stanno facendo rapidamente rimpiangere alla popolazione il precedente sistema, riemerge il ruolo dei comunisti, impegnati in un difficile e a volte clandestino lavoro di riorganizzazione e di lotta politica e sociale, di rielaborazione ideologica e politica delle strategie e degli obiettivi, dell'immagine stessa del socialismo del XXI secolo. Uno sforzo di elaborazione difficilissimo, che deve fare i conti fino in fondo con l'esperienza passata, individuare la radice degli errori e delle involuzioni, ma conservare anche tutto quanto di positivo in quelle esperienze c'è stato. Un compito che spetta ai comunisti di quei paesi - che per questo vanno guardati con rispetto e comprensione - ma anche ai comunisti di tutto il mondo per il carattere universale che l'esperienza dell'Ottobre ha avuto.