DA DOVE VENIAMO


La galassia marxista-leninista

Dal testo di Roberto Niccolai "Quando la Cina era vicina", Bfs e CDP 1998 (stralci da pp.101/116, da cui abbiamo espunto le note per renderlo più fruibile 'giornalisticamente') abbiamo scelto i paragrafi relativi alla genesi delle organizzazioni del maoismo militante in Italia


redazionale

ORIGINI DELLA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA

Alla data del 3 luglio '66 in Cina era già stata lanciata la Rivoluzione Culturale Proletaria. Oltre alla pubblicazione dell'articolo critico di Yao Wen-yuan verso gli scritti di Wu Han, erano già state presentate le tesi di Febbraio redatte dal Gruppo dei 5 con a capo Peng Chen. Da qui era scaturita la famosa Circolare del 16 maggio, dove il CC, guidato da Mao, accusava i responsabili del partito di ricondurre la Cina sulla via del capitalismo. Da questo testo emergevano i veri intenti della Rivoluzione Culturale e venivano attaccate le idee borghesi e di destra presenti nel partito. Nella Circolare del 16 maggio Mao "lanciava una sfida di massa", confidando nelle iniziative dei giovani contro le "destre". In questo documento riemergeva l'idea maoista della rivoluzione ininterrotta ma anche la convinzione che lo scontro con i revisionisti sovietici si fosse trasferito nello stesso Pcc. È indubbio che questi avvenimenti influenzarono la condotta del movimento marxista-leninista italiano - intendendolo nel suo complesso (i militanti marxisti-leninisti sparsi tra i vari gruppi) - che vide nella Cina un punto di riferimento teorico e pratico per la sua futura attività politica. Contemporaneamente Mao comprese che la Rivoluzione Culturale poteva avere successo solo se fosse stata esportata e non limitata a scontri interni o al semplice dissenso tra Cina e URSS. L'Italia assumeva un ruolo particolare per la strategia maoista in quanto il più grande partito comunista dell'Europa occidentale aveva adottato una posizione favorevole all'Unione Sovietica.


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Il termine "marxisti-leninisti" fu del Pcus, sede cui Krusciov aveva parzialmente criticato l'operato di Stalin, morto appena tre anni prima. Con marxista-leninista, che ancora non si identificava con maoista - si voleva indicare quel militante o iscritto al Pci che non condivideva la svolta sovietica, accettata nel frattempo dai dirigenti del Pci nell'VIII e X Congresso del partito. Il marxista-leninista italiano rivendicava invece l'adesione alla politica svolta da Stalin fino alla sua morte. In seguito, dopo il lancio della Rivoluzione Culturale in Cina nel '66, gli "m-l" rappresenteranno i maoisti per eccellenza; i militanti degli altri gruppi della sinistra rivoluzionaria, pur vedendo in Mao un punto di riferimento per la loro azione politica, non si dissero mai maoisti. Uno dei motivi principali di questo rifiuto fu che con tale definizione i gruppi nati dopo il '68 indicavano i militanti di quelle formazioni politiche - sorte generalmente prima di quella storica data - che assumevano il pensiero di Mao in maniera dogmatica e fideista, senza applicarlo alla realtà italiana, e quindi non volevano essere confusi con queste. In realtà non fu così per tutti coloro che si definirono maoisti, come d'altra parte questo modo di agire venne praticato anche da organizzazioni politiche nate dopo la contestazione studentesca.
La storia del movimento m-l fu storia di fusioni e di scissioni continue. I gruppi più o meno consistenti sorti nell'arco dei due decenni presi in esame furono numerosissimi, ma in realtà solo alcuni svolsero un ruolo rilavante nella storia delle organizzazioni politiche nate - almeno ufficialmente - alla sinistra del Pci. Tra le formazioni marxiste-leniniste più importanti rientrano
- il giornale NUOVA UNITA'
- la FEDERAZIONE MARXISTA-LENINISTA D'ITALIA
- il PARTITO COMUNISTA D'ITALIA (m-l)
- l'UNIONE DEI COMUNISTI ITALIANI (m-l)

L'ultimo aggiornamento di questa pagina e' stato effettuato sabato, 20 febbraio 1999
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