linea Rossa
(nr.16 - luglio-agosto 2000)

 

INTERNAZIONALE



Invitiamo tutti i compagni a leggere attentamente questo comunicato sul gravissimo rischio di un nuovo massacro nelle prigioni turche. In Turchia ci sono circa 15mila prigionieri politici, molti dei quali in situazione disperata!

TURCHIA: FERMIAMO LA REPRESSIONE FASCISTA


Il 5 luglio, nella prigione di Stato di Burdur (Turchia, a 370 km da Istanbul) è stato perpetrato un nuovo massacro, con il pretesto del rifiuto di 11 prigionieri politici al trasferimento ad Izmir, carcere di massima sicurezza di tipo-F (carceri speciali, in cui i prigionieri vivono in totale isolamento in celle-bara, munite di tre porte e senza possibilità di comunicazione alcuna neppure tra loro). Contemporaneamente, i prigionieri sociali rinchiusi a Bayrampasa (Istanbul) si sono rifiutati al trasferimento in un altro carcere ed hanno preso in ostaggio le guardie. A Bayrampasa, fortunatamente, nessun prigioniero è stato ferito. Durante l'assalto a Bundur, durato per l'intera giornata, le forze di polizia hanno sparato e lanciato bombe, distruggendo i muri divisori delle celle. I prigionieri hanno resistito alla furia bestiale degli aguzzini anche erigendo barricate. Dei 38 prigionieri politici feriti, appartenenti al DHKP-C, al TKP-ML e al TIKB, 16 sono in condizioni gravi ed uno (Veli Sacilik) ha perso un braccio. Mentre Veli è stato trasferito all'Isparta Medical Faculty Hospital, gli altri prigionieri feriti sono stati portati all'Ospedale di Stato di Burdur e successivamente riportati in carcere, senza aver ricevuto alcuna cura medica, ed immediatamente messi in isolamento, che non è stato risparmiato neppure a Veli, rientrato oggi (8 luglio) in carcere. I funzionari del carcere rifiutano ogni informazione riguardante le condizioni dei prigionieri feriti. Già dieci mesi fa era stato anticipato che la prigione di Burdur sarebbe stato il prossimo obiettivo da colpire e che sarebbe stata la "nuova Ulucanlar" (il carcere Ulucanlar di Ankara è stato scenario del feroce massacro del 26 settembre 1999, durante il quale sono stati barbaramente uccisi 10 prigionieri politici, sul cui cadavere si è poi infierito in modo inumano). Dall'elenco (ancora parziale) dei feriti risultano diverse donne. Il 7 luglio i prigionieri politici di Burdur hanno iniziato uno sciopero della fame. In loro appoggio, i prigionieri politici delle carceri di Umraniye e Ceyhan si rifiutano di partecipare alla "conta", mentre i prigionieri di Bayrampasa hanno occupato il corridoio della prigione. Non si conoscono ancora le conseguenze di queste azioni. Il prigioniero Sadik Turk, in gravissime condizioni, è stato trasferito nell'Ospedale di Stato di Antalya. Sadik era sopravvissuto al massacro di Ulucanlar ed era stato trasferito a Burdur. Dopo il massacro di Ulucanlar ha dovuto subire un'operazione al cervello e adesso, dopo l'attacco di Burdur, è stato operato per la seconda volta. Sempre il 5 luglio, la manifestazione di protesta indetta dalla Tayad (Associazione di Solidarietà delle Famiglie dei Prigionieri) a piazza Kadiköy, Istanbul, è stata interrotta dalle forze di polizia, che hanno arrestato numerosi familiari e amici dei prigionieri politici; il rilascio dei militanti della Tayad è avvenuto il 7 luglio. La mostra sulle carceri di tipo-F allestita dall'Associazione è stata sequestrata. Più tardi è stata poi presa d'assalto la sede dell'Associazione che è stata totalmente devastata dopo il sequestro di video, posters, fotografie ed altro materiale riguardante la situazione carceraria in Turchia. La Tayad voleva convocare una manifestazione per domenica 9 luglio, ma la polizia l'ha proibita adducendo che "la questione è già stata discussa ampiamente e la manifestazione potrebbe provocare un aumento della tensione". Con le carceri di tipo F lo Stato fascista turco intende annientare i rivoluzionari prigionieri che resistono e lottano per mantenere intatte le loro idee e contro le disumane condizioni cui vengo costretti a vivere. Con l'attacco alle famiglie dei prigionieri e alla loro associazione, non solo è evidente che la "libertà di espressione" è una presa in giro, ma che si intende castigare e distruggere il movimento di solidarietà con i prigionieri politici. E tutto questo accade con la complicità dei governi e dei mass media degli Stati "democratici" come quello italiano che chiudono bocca, occhi ed orecchie di fronte a questa atrocità per salvaguardare i loro interessi militari ed economici in Turchia.
 
 

 LA RESISTENZA DEI RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI E' PER NOI MOTIVO DI ORGOGLIO:
 
 

NON PERMETTIAMO CHE VENGA ANNIENTATA!
 
 

IL MASSACRO NON PUÒ RESTARE IMPUNITO
 
 

LA LOTTA PER I DIRITTI DEI PRIGIONIERI È LA LOTTA PER LA GIUSTIZIA, LA LIBERTÀ E
 
 

L'EMANCIPAZIONE DELL'ANATOLIA DALLA TIRANNIDE FASCISTA!
 
 

SOLIDARIETÀ CON I  PRIGIONIERI POLITICI!
 
 

PROTESTIAMO CONTRO LA PROIBIZIONE IN TURCHIA DI OGNI ATTIVITÀ DI
 
 

SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONERI POLITICI E PER LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE!
 
 

AFAPP ITALIA - ASP- VOCE OPERAIA


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