IL PARTITO- Linea Rossa
"UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO":
I padroni, il governo e il partito comunista
Risoluzione approvata da
Sezione di Rifondazione Comunista
"Pietro Secchia " di Roma e
Sezione "Pietro Secchia" di Leporano
(TA)
per l'interpretazione della fase politica e i compiti della
rifondazione comunista.
L'isteria dei governativisti contro i comunisti
e' la stessa della rabbia dei padroni che si sentono smascherati.
Ma l'analisi di classe e' necessaria per la comprensione delle fasi
politiche e ancor piu' per le crisi politiche contingenti. E' proprio
nelle fasi di crisi che si rende attuale la lezione leniniana:
"Il nostro compito e' oggi di studiare più attentamente le
forze, le classi che si sono poste in luce durante la crisi e di
trarne da qui, per il partito del proletariato, i dovuti
insegnamenti. Perche' la grande importanza di tutte le crisi sta nel
fatto che esse rendono palese ciò che e' nascosto,
respingono il convenzionale, il superficiale, il secondario, spazzano
via i rifiuti della politica e svelano le molle reali della lotta di
classe effettivamente in atto", così Lenin il 23 aprile del
1917.
Ora, nell'epoca dell'infuriare del 'pensiero unico' neoliberista,
per parlare di contenuti i comunisti devono respingere l'attacco
ideologico della reazione borghese, la religione del libero mercato,
le sante crociate dei mass-media, i catechismi per la moneta unica e
Maastricht, gli idoli della borsa e del capitale finanziario e della
flessibilita', della precarizzazione del lavoro, i postulati dei
sacerdoti delle privatizzazioni. E altro ancora, e in nome di tutto
questo, il Partito della Rifondazione Comunista dovrebbe accettare
pedissequamente leggi, decreti e voleri di una compagine governativa
che si è ammantata di 'sinistra' pur temperata dal 'centro',
ma in cui l'unica voce discorde e' risultata proprio quella dei
comunisti. Che quando si mettono a fare il loro mestiere,
innanzitutto la difesa delle classi subalterne, la salvaguardia di
alcune conquiste dei lavoratori costate anni di lotte e sacrifici,
l'invocazione razionale di occupazione, di lavoro specie per le
giovani generazioni e per il Mezzogiorno, che e' solo la traduzione
della rabbia disperata di migliaia e migliaia di famiglie italiane,
suscitano la canea di chi ha venduto l'anima al padrone. E non solo
l'anima.
La crisi
Certo, anche per il PRC la crisi ha evidenziato la fragilita' dei
compromessi al ribasso: ne' al governo ne' all'opposizione, ma quando
si fuoriesce dall'indistinto appello unitario del battere le destre
politiche (che' quelle sociali si battono con la trasformazione
concreta non con le chiacchiere) e la lotta di classe si impone con
tutta la forza della sua evidenza, allora la desistenza non è
piu' resistenza.
La borghesia dell'Ulivo e' terrorizzata talmente da alcune minime
misure che erodono solo una piccola parte del plusvalore estorto ai
ceti produttivi, da preferire crisi-elezioni-pateracchi, oppure il
disegno di rendere passiva e subalterna una forza come quella di
Rifondazione Comunista. Che ci riesca o meno, sara' uno degli esiti
della lotta di classe, e di quanto i comunisti riusciranno a rendere
credibili presso le grandi masse quelle proposte, articolandole
all'interno di un piu' vasto disegno strategico: battere il
neoliberismo e il veterocapitalismo, sconfiggere la filosofia del
'meno peggio' con cui il padronato cerca di imporre, sempre, le sue
compatibilita'.
- Il problema, ad esempio, dell'allargamento strutturale e
permanente della base occupazionale e della riduzione dell'orario di
lavoro a parita' retributiva, e' legato a filo doppio con il problema
delle privatizzazioni e dell'interesse pubblico. Non la difesa del
'Welfare' in quanto frutto del capitalismo assistenzialistico di
Stato, modellato dalla DC a partire dalla fine degli anni '50, ma la
diminuzione progressiva e costante dai settori strategici vitali
della nazione del peso delle grandi imprese private, puo' indicare
una giusta linea di marcia. Il governo di centro-'sinistra' e' su
tutt'altra linea di marcia. Si puo' far condizionare da una forza
politica di attiva minoranza come il PRC solo se questa accetta il
disegno complessivo di ristrutturazione del dominio capitalista;
potra' scendere a deboli compromessi, ma se l'altra insistera' con
un'ottica di classe, cerchera' la 'soluzione finale'. L'ha gia'
cercata, nel calderone-Bicamerale che vede l'unita' d'intenti
presidenzialista dal PDS ad AN.
Antagonisti e democratici
Le controriforme istituzionali sono la 'soluzione finale' contro
ogni irriducibile antagonismo di classe, la ricerca dell'eliminazione
per via istituzionale di ogni spazio di democrazia e di lotta di
classe a sinistra del PDS, frutto di una perversa logica di
annientamento neo-liberista dei processi rivoluzionari e di
aggregazione di interessi intorno al proletariato.
I comunisti contrappongono una concezione della democrazia a
partire dalla Carta Costituzionale e non possono distruggerla senza
inverarla, come vorrebbe la reazione conservatrice: la democrazia
borghese e' ancor piu' oggi di ieri, una 'democrazia' autocratica
delegata ad un ceto politico separato, legata alla
spettacolarizzazione della comunicazione politica che fa del
cittadino uno spettatore (tele-mass/mediologico) o, al limite, un
tifoso. E ora solo per due squadre molto simili tra di loro. Noi
siamo convinti che un vero progetto di radicale e strutturale
trasformazione (costruzione concreta di un processo rivoluzionario)
avvenga con il dispiegamento pieno di istituti democratici di base,
espressione delle popolazioni e dei loro bisogni materiali e
culturali. Il comunismo in occidente si costruisce gramscianamente
cosi' e non si potrà mai chiedere ai comunisti di rinunciare
al loro dover-essere coerenti e moderni marxisti.
La rifondazione di un partito comunista ha bisogno della
rifondazione di un sindacato di classe.
Un sindacato che accetta la filosofia della 'concertazione' e' un
sindacato di regime, puntello del sistema capitalista, perche'
accetta definitivamente tutte le compatibilita' richieste dal dominio
economico-finanziario della borghesia monopolistica. I lavoratori e
le nuove figure di precari prodotte dalla nuova organizzazione del
lavoro, nuove figure di moderni schiavi sottosalariati, sono senza
alcuna rappresentanza reale nei luoghi del conflitto. I comunisti
sono senza un sindacato che non accetti compatibilità e
concertazione; e la lotta di classe rimane frantumata, dispersa,
tradotta molte volte in disperazione isolata. E' compito primario
della rifondazione comunista lavorare alacremente alla ricostruzione
di un sindacato conflittuale, che organizzi la lotta di classe, che
ricomponga in questa lotta le vecchie e le nuove figure dello
sfruttamento padronale. Senza di cio', non vi è rifondazione
di un partito comunista, come la crisi ha dimostrato.
L'unica vera idea rivoluzionaria oggi, dunque, e' battersi contro
i neoconservatori al potere, invadere le piazze, fare opposizione
fuori dal coro di quella parte di sinistra incline al cedimento e
disposta al compromesso in nome di una stabilita' neoliberista oppure
in cambio di una cooptazione nelle stanze del potere.
La questione del governo
Per questo o il PRC esce dalla maggioranza di un governo che
adotta politiche di destra, con la copertura compiacente della
'sinistra' moderata e dei sindacati confederali, senza alcuna seria
politica per l'occupazione, in particolare giovanile e del
Mezzogiorno, oppure si misura con la capacita' di accompagnare
proposte forti e dichiaratamente contro gli interessi padronali, con
una attiva e concreta capacità di mobilitazione delle masse.
Da questo punto di vista il senso politico pieno della manifestazione
di SABATO 25 OTTOBRE a Roma e' da considerarsi solo il primo
tassello di una dura lotta politica e sociale di opposizione
antagonistica e di vasta mobilitazione, non il plauso organizzato al
gruppo dirigente del PRC continuamente alla ricerca di legittimazione
a posteriori. L'ibrida posizione assunta dal gruppo dirigente del
PRC, l'essere 'seri e responsabili', gli abbracci e le lacrime
finali, la scarsa chiarezza mostrata durante il decorso della crisi
di governo, sono segnali quanto meno sospetti: rivelano un
progressivo scollamento tra un partito di immagine, autoreferenziale,
arroccato e improvvisamente solo, e una base distante e già in
grado di riorganizzarsi anche senza, o addirittura contro gli
apparati burocratici. L'ingessamento delle federazioni e di molti
dirigenti locali, veri "uomini si " col mestiere di assentire a
tutto, pur nelle palesi contraddizioni della fase, senza alcuna
capacità' di elaborazione critica autonoma, sempre appiattiti
sulle posizioni ufficiali, rendono necessario un lavoro vigile da
compiere in ogni sezione. Per questo, la militanza oggi nel Prc ha
senso solo se mira a condizionare dal basso un gruppo dirigente
rinunciatario e immobilista, per niente sordo alle sirene del potere.
Questo, dicono, è il 'vostro' governo: ma noi vogliamo
tornare a fare politica intesa come lotta di classe, affinche' i
bisogni proletari scaturiti dai processi di ristrutturazione
diventino il motore delle politiche sociali.
I compiti dei comunisti
I comunisti devono costruire l'opposizione politico-sociale a un
governo apertamente smascherato come il governo dei poteri forti
capitalistici che non accettano nessun reale compromesso. Perche'
essi sanno che un reale compromesso si situa su una linea strategica
differente dai loro interessi, profitti e privilegi. I comunisti
lavorano dunque per un governo apertamente di sinistra, che ponga
all'ordine del giorno la questione del potere reale ed effettivo
delle classi subalterne.
Per queste ragioni, indipendentemente dalla collocazione
ufficiale di Bertinotti e Cossutta, questo governo non ci appartiene.
La crisi ha smascherato le contraddizioni e lo stato della lotta di
classe.
Roma, Taranto 22 0ttobre 1997
I nostri recapiti:
circolo PRC 'Secchia', via Oberdan,n.3 Leporano (TA)
circolo PRC 'Secchia', via Corinto,n.5 Roma
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