IL PARTITO- Linea Rossa
QUEL GIORNO DEL '66, QUANDO INCONTRAI PIETRO SECCHIA
Angiolo Gracci
[dalla Prefazione a "Secchia, il Pci e il movimento del '68" di Ferdinando Dubla, Datanews ed.]
Nell'imminenza
dell'ormai preannunciato congresso fondativo del Partito comunista d'Italia (m.l.), che si sarebbe svolto a Livorno il 14-16 ottobre del 1966, si trattava di avere un colloquio riservatissimo e, per certi versi, decisivo col riconosciuto esponente della sinistra di classe nel P.C.I., il popolare e prestigioso Commissario politico generale delle formazioni partigiane "garibaldine" nella Resistenza, "spina dorsale" dell'intera Guerra di Liberazione. Obbiettivo: sondare la disponibilità di Secchia ad accettare il ruolo di dirigente nazionale del costituendo nuovo partito comunista che, non a caso, intendeva ricuperare il nome di quello fondato, il 21 gennaio 1921, a Livorno, da Antonio Gramsci. E, proprio per dare il massimo significato politico e propagandistico a questo evento, i compagni del Movimento marxista-comunista d'Italia avevano profuso lavoro e sacrifici per riuscire a tenere il proprio congresso fondativo-rifondativo in quella città toscana. Per "tornare a Livorno!".
Fu ai primi del settembre 1966 che Fosco Dinucci mi comunicò la data concordata per l'incontro con Secchia. Mancavano, ormai, poche settimane al congresso fissato per il 14-16 del successivo ottobre.
Pensai che i compagni dell'ufficio politico mi avessero affidato l'incarico, così difficile e delicato, ritenendomi il più idoneo a svolgerlo, essendo stato comandante di una delle più combattive brigate "Garibaldi" d'assalto, la 22ª bis "Vittorio Sinigaglia", (che, nell'agosto del '44, aveva svolto un ruolo decisivo nella battaglia insurrezionale per la liberazione di Firenze ribellandosi, al suo inizio, all'ordine di disarmo impartito dagli "Alleati") sia perché - esercitando, allora, la professione di avvocato sindacalista - avrei dovuto incontrare minori difficoltà nel tentativo di convincere Secchia ad accettare la proposta che il movimento stava facendogli.
Alla stazione Termini di Roma, dove giunsi di pomeriggio, Secchia aveva mandato a prendermi il compagno autista che la direzione del P.C.I. gli aveva mantenuto nonostante fosse consumata da tempo la sostanziale emarginazione dalle responsabilità centrali. Secchia mi accolse con fraterna affettuosità presentandomi alla sua compagna, Alba, che stava ancora accudendo la cucina del modesto appartamento.
Ritiratici nello studio, ingombro di libri e carte mantenuti, però, in un ordine quasi francescano, avviammo la conversazione che si protrasse per alcune ore.
* * *
Fin dalle prime battute mi resi conto che Secchia aveva compreso chiaramente lo scopo della visita.
Percepii, ben presto, che dovevo considerare fallita la mia missione perché lui, presa, per così dire, l'iniziativa, aveva subito portato il colloquio su argomenti di indubbio interesse politico, ma lontani da quanto avrebbe dovuto costituire il tema centrale, se non esclusivo, dell'incontro.
Mi informò, infatti, delle ultime esperienze vissute a Milano, dopo il trasferimento disposto dalla direzione del partito, dell'attività che aveva profuso per orientare politicamente il movimento operaio in Lombardia soprattutto a seguito della grande ondata migratoria a Nord di braccianti e contadini dal Meridione. Passò, poi, a parlarmi, dell'intenso lavoro che stava svolgendo per raccogliere i propri discorsi e scritti rivolti a porre all'attenzione dei militanti e, in particolare, delle nuove generazioni, le questioni della difesa strenua che avrebbe dovuto essere opposta all'attacco, in atto e sempre più aggressivo, portato avanti dalle forze restauratrici, ormai saldamente pervenute al potere, contro i valori e i programmi di radicale rinnovamento sociale e politico rivendicati dalla Resistenza e recepiti nei Principi fondamentali della Costituzione. Questioni che Pietro Secchia, battendosi come nessun altro tra i dirigenti del P.C.I., considerava giustamente decisive per l'avvenire del Paese, dei lavoratori e dello stesso partito.
Proseguendo la conversazione, Secchia dedicò la parte conclusiva dell'incontro a sottolineare l'importanza dell'impegno che i "quadri" politici e militari espressi dalla Guerra di Liberazione, in particolare quelli usciti dall'esperienza formativa delle Brigate "garibaldine", avrebbero dovuto dispiegare per trasmettere ai giovani la loro preziosa esperienza, il loro slancio rivoluzionario. Tutto questo, doveva farsi nonostante la persecuzione, la discriminazione, l'emarginazione ch'essi avevano cominciato a subire appena all'indomani del 25 aprile, dopo il disarmo e la smobilitazione e conseguente dispersione dell'esercito popolare partigiano e della grande forza politica, ideale e di rinnovamento, ch'esso rappresentava per le classi lavoratrici italiane.
Toccando il tasto dell'emarginazione persecutoria degli ex partigiani comunisti, percepii come una amarezza, quasi che Secchia avesse voluto alludere anche a quella che molti di quei "quadri" stavano già subendo all'interno del Partito così come, in forme di ancor più sprezzante mortificazione, stava subendo un ben maggior numero di "quadri" e semplici militanti di base che si erano trovati costretti ad uscirne.
Di fatto, potei interloquire solo per informarlo di quanto noi, del Movimento comunista (marxista-leninista d'Italia), stavamo facendo per realizzare in ottobre, a Livorno, il congresso fondativo-rifondativo del P.C.d'I..
Secchia mi ascoltò con attenzione, ma senza nulla dire che potesse essere interpretato come consenso o semplice sua valutazione del preannunciato, importante avvenimento.
In sostanza, mi apparve, ancor più di quanto avessi potuto considerarlo prima, come un grande compagno dirigente, ma totalmente "prigioniero" del partito al quale aveva dedicato, del resto, tutta la sua vita. Quindi, assolutamente impossibilitato, proprio sul piano della sua ferrea coerenza politica e morale, a rompere e scindere la sua sorte da quella del partito che, d'altra parte, con sacrificio e abnegazione, aveva contribuito a far diventare, attraverso tante lotte e vicende, punto di riferimento, speranza e aggregazione di milioni e milioni di lavoratori italiani. Indubbiamente egli soffriva di questa sua volontaria "prigionia", ma ritenni doveroso rispettarla e non, invece, esacerbarla sicuramente avanzando la richiesta formale del distacco dalla "sua" organizzazione per quanto ciò, oggettivamente, potesse apparire giustificabile.
Consapevole, d'altra parte, della fragilità oggettiva del nostro movimento, dell'incerto avvenire che ci attendeva - al di là dell'entusiasmo, della straordinaria passione politica e della ferma determinazione che animava noi militanti - rinunciai, pertanto, a formulare compiutamente la richiesta, sebbene costituisse lo scopo della missione che mi era stata assegnata.
Ci salutammo con calore. Fissandoci, per un attimo, negli occhi, ebbi la sensazione che quel distacco rappresentasse quasi un addio tra due generazioni, trovatesi idealmente e ideologicamente unite nella lotta, ma l'una, la più giovane, in procinto di partire, avventurosamente, verso nuove, imprevedibili esperienze di lotta, l'altra, la più anziana, la sua, destinata a consumare e consumarsi, fino in fondo, in una vicenda storica inesorabilmente segnata. (..)
Da maggio in libreria e in diffusione/distribuzione militante
Ferdinando Dubla:
SECCHIA, IL PCI E IL MOVIMENTO DEL '68
Prefazione di Angiolo Gracci
In collaborazione con:
Associazione politico-culturale nazionale 'Pietro Secchia'
Datanews ed., £.18.000
All'interno coupon per la richiesta dell'IPERTESTO in floppy-disK
ANTOLOGIA PER IL '68, versione 1.0
[Documenti del movimento operaio e comunista (1)]
Le richieste a:
Centro Studi e documentazione marxista
Archivio Opere Pietro Secchia
Via delle Trote, n.1 - Leporano (TA)/74020
Per e-mail: dubla@planio.it
per fax.: 099/5315701-678
Oppure CIRCOLO COMUNISTA 'PIETRO SECCHIA'-Roma
Via Corinto n.5 tel.fax.: 06/5433250
e-mail: p.stilan@flashnet.it
L'articolo presente in questa pagina e' stato pubblicato sul n.7 - aprile/maggio 1998
de
'Il Partito/Linea Rossa'
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CENTRO STUDI E DOCUMENTAZIONE MARXISTA; - Archivio opere PIETRO SECCHIA Leporano (Ta)
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