MAO-TSE-TUNG

A PROPOSITO DELL'ESPERIENZA STORICA DELLA DITTATURA DEL PROLETARIATO

Dopo il XX Congresso del Pcus

(5 aprile 1956)

 

 

Il ventesimo Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica ha fatto il bilancio di tutte le nuove esperienze realizzate sia nel campo delle relazioni internazionali sia nel programma di costituzione nazionale. Il Congresso ha preso una serie di decisioni d'importanza vitale: tra le altre, la precisa e risoluta fedeltà alla politica di Lenin per quanto riguarda la possibilità di una coesistenza pacifica tra i paesi che hanno sistemi sociali diversi, lo sviluppo del sistema sovietico di democrazia, l'osservanza coerente del principio della direzione collettiva nel partito, la critica delle deficienze all'interno del partito e l'adozione del sesto piano quinquennale per lo sviluppo dell'economia nazionale. Nel corso del ventesimo Congresso del PCUS è stato dato particolare rilievo alla questione della lotta contro il culto della personalità.

Il Congresso ha denunciato senza indulgenza il culto della personalità che esisteva da lungo tempo nella vita sovietica, che aveva provocato errori nel lavoro e aveva avuto ripercussioni negative. Questa coraggiosa autocritica del Partito comunista dell'Unione Sovietica sui suoi errori passati ha rivelato chiaramente gli elevati princìpi su cui si basa la vita interna del partito e la grande vitalità del marxismo-leninismo. Mai in tutta la storia un partito al potere o un gruppo politico al servizio delle classi sfruttatrici hanno avuto il coraggio, nè lo hanno oggi gli Stati capitalisti contemporanei, di render noti con coscienza a tutti i membri di quel partito e al popolo i gravi errori commessi. Il partito politico della classe lavoratrice si comporta in tutt'altro modo. Esso è al servizio dell'enorme maggioranza del popolo e un partito politico siffatto non ha nulla da perdere, con l'autocritica, se non i propri errori e si conquista l'appoggio delle grandi masse popolari. Durante il mese passato, e anche prima, i reazionari di tutto il mondo hanno esultato di gioia per l'autocritica del Partito comunista sovietico sul culto della personalità: “Ah! Ah! Questo partito comunista dell'Unione Sovietica, il primo partito che abbia costruito uno Stato socialista, ha commesso gravi errori e, quel che è ancora più grave, è stato proprio Stalin, un dirigente assai famoso e onorato, che li ha commessi!”. I reazionari pensano di avere in mano qualcosa che può screditare i partiti comunisti dell'Unione Sovietica e degli altri paesi. Ma i loro sforzi, alla fine, si dimostreranno inutili. Quale eminente marxista ha mai affermato nei suoi scritti che noi non commettiamo mai errori o che nessun comunista può commetterne? Non è forse proprio perché noi marxisti-leninisti abbiamo sempre negato che può esistere un "essere miracoloso" capace di non commettere mai errori più o meno gravi, che noi comunisti ci serviamo della critica e dell'autocritica nella vita interna di partito? È concepibile che il primo Stato socialista nella storia realizzasse la dittatura del proletariato senza commettere errori di un tipo o di un altro? Lenin disse nell'ottobre del 1921: "Lasciate che i bastardi e i porci della moribonda borghesia e dei democratici piccolo-borghesi che le strisciano dietro, ammucchino imprecazioni, oltraggi e derisioni per i rovesci che possiamo subire, gli errori che possiamo commettere nel lavoro di costruzione del sistema sovietico. Noi non dimentichiamo neppure per un momento che abbiamo commesso e stiamo commettendo numerosi errori. Ma come si possono evitare errori e difficoltà in un'opera così nuova nella storia del mondo quale la costruzione di un tipo ancora sconosciuto d'organizzazione dello Stato! Noi lotteremo senza tregua per attenuare le nostre difficoltà e correggere tutti i nostri errori e migliorare l'applicazione pratica dei princìpi sovietici che è ancora molto, molto lontana dalla perfezione" [1].

È anche inconcepibile che alcuni errori compiuti nei primi periodi precludano la possibilità di commettere altri errori più tardi, o anche di ripetere più o meno gli errori passati. La società umana, fin dall'epoca della sua suddivisione in classi con interessi diversi, ha conosciuto la dittatura dei padroni di schiavi, dei signori feudali e della borghesia, per migliaia di anni: solo dopo la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre l'umanità ha cominciato a vedere la dittatura del proletariato. Le prime tre forme di dittatura sono dittature esercitate da classi sfruttatrici anche se la dittatura dei signori feudali è più progressiva di quella dei padroni di schiavi e la dittatura della borghesia è più progressiva di quella dei signori feudali. Queste classi sfruttatrici, che hanno avuto una funzione progressista nella storia dello sviluppo sociale, hanno accumulato esperienze nell'esercizio del potere solo commettendo innumerevoli errori di portata storica in lunghi periodi di tempo e ripetendoli più e più volte. Tuttavia, con l'acuirsi della contraddizione fra i rapporti di produzione che essi rappresentavano e le forze produttive, quelle classi sfruttatrici della società commisero inevitabilmente altri errori più numerosi e più gravi provocando la resistenza su vasta scala delle classi oppresse e lo smembramento nelle proprie file, che ha infine portato alla loro distruzione. La dittatura del proletariato è completamente diversa nella sua natura da ogni forma precedente di dittatura, esercitata dalle classi sfruttatrici. La dittatura del proletariato è la dittatura della classe sfruttata, una dittatura della maggioranza sulla minoranza e il suo scopo è di creare una società nella quale non esistano nè sfruttamento nè povertà. È la dittatura più progressiva e l'ultima nella storia dell'umanità.

Ma poiché questa dittatura deve assolvere i più grandi e i più difficili compiti e affrontare nella storia la lotta più complessa e per le vie più tortuose, è inevitabile che si verifichino molti errori, come ha detto Lenin. Se alcuni comunisti indulgono nell'autoesaltazione o nel compiacimento di se stessi, irrigidendo i propri schemi di vedute, essi possono allora anche ripetere i propri errori o quelli degli altri.

Noi comunisti dobbiamo avere ciò ben chiaro in mente. Per sconfiggere il suo potente nemico la dittatura del proletariato deve avere un potere assai centralizzato unito a un alto livello di democrazia.

Se il sistema del centralismo si accentua unilateralmente, molti errori si verificheranno.

Questo è ben comprensibile. Ma quali che siano gli errori, la dittatura del proletariato sempre sarà agli occhi delle masse popolari il sistema di gran lunga superiore a tutti i sistemi di dittatura delle classi sfruttatrici, superiore alla dittatura borghese. Lenin aveva ragione quando diceva: "Se i nostri nemici ci rimproverano e dicono che Lenin stesso ammette che i bolscevichi hanno fatto un gran numero di cose insensate, io voglio rispondere: sì, ma sapete voi che le cose che noi abbiamo fatto sono del tutto diverse da quelle che avete fatto voi?" [2].

Le classi sfruttatrici, avide di bottino, hanno tutte sperato di rendere eterna la propria dittatura, per mantenere la propria dominazione sino alla fine dei tempi e hanno impiegato ogni mezzo possibile per annientare il popolo. I loro errori sono irrimediabili. Invece il proletariato, che tende all'emancipazione materiale e spirituale del popolo, si serve della sua dittatura per realizzare il comunismo e per raggiungere la concordia fra tutti gli uomini e lascia che la sua dittatura si spenga gradualmente.

Però il proletariato fa di tutto per mettere le masse popolari in grado di sviluppare la loro iniziativa e di esercitare una funzione positiva. Dato che l'iniziativa e la funzione positiva delle masse popolari si possono sviluppare senza limiti sotto la dittatura del proletariato, si possono correggere tutti gli errori commessi durante tale dittatura. I dirigenti dei partiti comunisti e degli stati socialisti hanno il dovere di fare del loro meglio per ridurre gli errori, evitarne alcuni gravi, cercare di trarre insegnamento da errori isolati o da quelli di durata o effetto limitati e fare ogni sforzo per evitare che questi errori diventino tali da intaccare l'intero paese o protrarsi per un lungo periodo. Per far questo, ogni dirigente deve essere estremamente modesto e prudente, tenersi in stretto contatto con le masse, consultarle su ogni problema, procedere a inchieste e a esami ripetuti sulla situazione reale ed esercitare con costanza la critica e l'autocritica a seconda della situazione e nella misura che conviene.

Proprio per essere venuto meno a questo preciso compito Stalin, come principale dirigente del partito e dello Stato, ha commesso alcuni errori seri nel suo lavoro, nell'ultima epoca della sua vita. Era diventato pieno di sé, non aveva il senso della misura. Il suo modo di pensare era soggettivo e unilaterale ed egli prese decisioni sbagliate su alcuni problemi importanti, che hanno poi avuto serie e dolorose conseguenze. Con la vittoria della grande Rivoluzione socialista d'Ottobre, il popolo sovietico e il suo partito comunista, sotto la guida di Lenin, hanno costituito il primo Stato socialista sulla sesta parte del mondo. L'Unione Sovietica ha rapidamente realizzato l'industrializzazione socialista e la trasformazione cooperativa dell'agricoltura, ha sviluppato la scienza e la cultura socialista e ha costruito una solida alleanza tra le varie nazionalità sotto la forma di unione dei soviet. Anche le nazionalità arretrate dell'Unione Sovietica sono diventate nazionalità socialiste. Durante la Seconda guerra mondiale l'Unione Sovietica è stata la forza principale della sconfitta del fascismo, ha salvato la civiltà europea e ha aiutato i popoli d’Oriente a sconfiggere il militarismo giapponese. Tutte queste conquiste gloriose hanno indicato all'umanità il futuro luminoso del socialismo e del comunismo, hanno intaccato gravemente la dominazione dell'imperialismo e hanno fatto dell’Unione Sovietica il primo e il più potente baluardo nella lotta mondiale per una pace duratura. L'Unione Sovietica ha incoraggiato e aiutato la costruzione di tutti gli altri paesi socialisti. Ha ispirato il movimento socialista mondiale, il movimento anticolonialista e tutti i movimenti per il progresso del genere umano. Queste sono tutte grandi realizzazioni storiche del popolo sovietico e del partito comunista sovietico. L'uomo che ha mostrato al popolo sovietico e al partito comunista la via per queste grandi conquiste è stato Lenin. I risultati raggiunti nella lotta per realizzare i princìpi leninisti sono stati ottenuti sotto la guida vigorosa del Comitato centrale del Partito comunista dell'Unione Sovietica: fra questi risultati figurano anche quelli incancellabili realizzati da Stalin. Dopo la morte di Lenin, Stalin, come massimo dirigente del partito e dello Stato, applicò in modo creativo e sviluppò il marxismo-leninismo nella lotta per la difesa dell’eredità del leninismo contro i suoi nemici, i trotskisti, gli zinovevisti e gli altri agenti borghesi. Stalin espresse la volontà e i desideri del popolo e si dimostrò egli stesso un eminente combattente del marxismo-leninismo. Stalin si conquistò l’appoggio del popolo sovietico e svolse una funzione storica importante prima di tutto perché, insieme con gli altri dirigenti del Partito comunista dell’Unione Sovietica, egli difese la linea di Lenin per l'industrializzazione socialista del paese dei soviet e la trasformazione cooperativa dell'agricoltura. Il Partito sovietico, realizzando questa linea, ha determinato la vittoria del socialismo nell’Unione Sovietica e ha creato le condizioni per il trionfo dell'Unione Sovietica nella guerra contro Hitler. Tutte queste vittorie del popolo sovietico rispecchiavano gli interessi della classe operaia di tutto il mondo e di tutta l'umanità progressista. Per questo, contemporaneamente, il nome di Stalin conquistò ovviamente in tutto il mondo immensa gloria. Tuttavia Stalin dopo aver conquistato un alto prestigio nel popolo, sia all'interno sia al di fuori dell'Unione Sovietica, con la corretta applicazione della linea leninista, ebbe il torto di esagerare il suo proprio ruolo e oppose la sua autorità individuale alla direzione collettiva. Da questo nacque che alcune sue azioni sono andate contro i punti di vista fondamentali del marxismo-leninismo, che egli stesso aveva divulgato. Da una parte egli riconosceva che le masse popolari sono le artefici della storia e che il Partito deve mantenere un contatto permanente con il popolo e sviluppare la democrazia all’ interno del Partito stesso e la critica e l'autocritica dai gradi più bassi fino ai più alti; dall'altra egli accettava e incoraggiava il culto della personalità e prendeva decisioni individuali e arbitrarie. Ciò ha portato, su questo problema, nell’ultima parte della vita di Stalin, a una contraddizione fra le sue posizioni teoriche e ciò che ha messo in pratica.

Il marxismo-leninismo riconosce che i dirigenti hanno una funzione importante nella storia.

Il popolo e il suo Partito hanno bisogno di personalità d'avanguardia che possano rappresentare gli interessi e la volontà del popolo e stare alla testa nella lotta storica per guidarli.

Negare il ruolo dell'individuo, degli uomini d’avanguardia e dei dirigenti è cosa completamente errata.

Ma quando qualsiasi dirigente del Partito e dello Stato si pone al di sopra del Partito e delle masse, invece di restare in mezzo ad essi, quando egli si allontana dalle masse, egli cessa di avere una visuale completa e penetrante degli affari dello Stato. In tali circostanze, anche una personalità di grande rilievo come Stalin inevitabilmente può prendere delle decisioni sbagliate e fuori della realtà su alcuni problemi importanti. Stalin non ha tratto insegnamento dagli errori particolari, locali e temporanei concernenti alcuni problemi e non è riuscito a evitare che questi errori divenissero tanto gravi da investire l'intera nazione per un lungo periodo di tempo. Negli ultimi anni della sua vita, Stalin si è lasciato via via prendere dal culto della personalità violando così il sistema del Partito basato sul centralismo democratico e il principio del legame della direzione collettiva con la responsabilità individuale.

Di conseguenza egli ha commesso alcuni seri errori, come ad esempio questi: ha dato troppa importanza al problema dell'eliminazione dei controrivoluzionari; ha dato prova di non avere la necessaria vigilanza alla vigilia della guerra antifascista; non ha dedicato tutta l'attenzione che si richiedeva a un più largo sviluppo dell'agricoltura e al benessere materiale dei contadini: ha dato consigli errati sul movimento comunista internazionale, specialmente per quanto riguarda la Jugoslavia. Prendendo queste decisioni Stalin si è mostrato soggettivista e unilaterale e si è allontanato dalla realtà oggettiva e dalle masse, il culto della personalità è un resto imputridito che si tramanda fin dall'antica storia dell’umanità.

Il culto della personalità ha le sue radici non solo nelle classi sfruttatrici, ma anche fra i piccoli produttori. È ormai riconosciuto che il paternalismo è un prodotto dell'economia del piccolo produttore.

Dopo l'instaurazione della dittatura del proletariato l'economia del piccolo produttore viene sostituita da un'economia collettiva e si fonda una società socialista, tuttavia alcuni fradici, velenosi residui ideologici della vecchia società possono ancora rimanere nella mente degli uomini per un periodo molto lungo:

"La forza dell'abitudine di milioni e decine di milioni di uomini è la forza più temibile" (Lenin) [3].

Il culto della personalità è anch'esso una forza dell'abitudine di milioni e decine di milioni di uomini.

Fino a che questa forza dell'abitudine continua a esistere nella società, essa può influenzare molti funzionari di governo e anche un dirigente come Stalin non è stato risparmiato. Il culto della personalità è un riflesso nella mente degli uomini di un fenomeno sociale, e quando un dirigente di Partito e capo di Stato come Stalin è anch'egli influenzato da un'ideologia così arretrata, la cosa si ripercuote sulla società, apportando perdite alla nostra causa e intralciando l'iniziativa e la forza creativa di tutto il popolo.

Sempre maggiori divennero le contraddizioni e i conflitti tra, da una parte, le forze produttive in sviluppo, il sistema politico ed economico del socialismo e la vita del Partito e, dall'altra, questo stato d'animo.

La battaglia intrapresa, contro il culto della personalità, dal ventesimo Congresso del Partito comunista sovietico è una battaglia grande e coraggiosa dei membri del Partito comunista e del popolo dell'Unione Sovietica per eliminare ogni ostacolo ideologico dal loro cammino. Sarebbe ingenuo pretendere che le contraddizioni non possano più esistere in una società socialista. Negare l'esistenza delle contraddizioni è negare la dialettica. Le contraddizioni, nelle varie società, differiscono nei loro caratteri, come diversa è la forma delle loro soluzioni. Ma la società si sviluppa sempre mediante continue contraddizioni.

Anche la società socialista si sviluppa mediante la contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione. In una società socialista o comunista, le innovazioni tecniche e i mutamenti del sistema sociale continueranno sempre a verificarsi. Se così non fosse, lo sviluppo della società arriverebbe a un punto morto e la società non potrebbe più progredire. L'umanità è ancora nel pieno della sua giovinezza, la strada che essa deve ancora percorrere sarà non si sa quante volte più lunga di quella che essa ha già percorso finora. Contraddizioni come quelle esistenti fra il progresso e la conservazione, fra lo sviluppo e l'arretratezza, fra il positivo e il negativo sorgeranno costantemente a seconda delle diverse condizioni e circostanze. Le cose andranno così: una contraddizione porterà all’altra e quando le vecchie contraddizioni saranno risolte, ne sorgeranno altre. Alcuni sostengono che la contraddizione fra l'idealismo e il materialismo potrà essere eliminata in una società socialista o comunista.

È chiaro che questo modo di vedere non è giusto. Fino a quando esisterà contraddizione fra soggettivo e oggettivo, fra progresso e arretratezza e fra le forze produttive e i rapporti di produzione, continueranno anche le contraddizioni fra idealismo e materialismo in una società socialista o comunista e si manifesteranno in varie forme. Dato che gli uomini vivono nella società, essi riflettono in varie circostanze e in modo diverso le contraddizioni che esistono in ogni forma della società.

Anche in una società comunista non tutti saranno necessariamente perfetti. Gli uomini porteranno ancora in sé le loro contraddizioni. Vi saranno sempre uomini buoni e uomini cattivi e di conseguenza persone con vedute relativamente giuste e persone con vedute relativamente errate. Vi sarà sempre lotta fra gli uomini, ma la natura e la forma della lotta saranno diverse da quelle della società divisa in classi.

Vista sotto questa luce, l'esistenza delle contraddizioni fra l'individuale e il collettivo in una società socialista non è affatto strana. Qualsiasi dirigente del Partito o dello Stato inevitabilmente s'irrigidirà nel suo modo di ragionare e di conseguenza commetterà gravi errori, se si isola dalla direzione collettiva, dalle masse popolari e dalla vita reale. Noi dobbiamo vigilare per evitare la possibilità che alcune persone, le quali conquistano la massima fiducia delle masse grazie alle loro realizzazioni nel lavoro di Partito e dello Stato, possano usare questa fiducia per abusare della propria autorità e commettere degli errori. Il Partito comunista cinese si congratula con il Partito comunista dell'Unione Sovietica per i suoi importanti risultati nella battaglia storica contro il culto della personalità.

L'esperienza della Rivoluzione cinese è un'altra testimonianza del fatto che solo fidando nella saggezza delle masse popolari, nel centralismo democratico e nel sistema di associare la direzione collettiva alla responsabilità individuale, il nostro Partito può ottenere grandi vittorie e raggiungere grandi realizzazioni, sia in tempo di rivoluzione che in periodo di costruzione nazionale.

Il Partito comunista cinese ha continuamente mosso guerra nelle sue file rivoluzionarie contro l'esaltazione abusiva dell'individuo e contro l'eroismo individuale che significano distacco dalle masse. Tali fenomeni continueranno certamente a esistere ancora per un lungo periodo. Anche quando li si sia superati, possono risorgere: essi riemergono talvolta in una persona, talvolta in un'altra.

Quando l'attenzione si concentra sulla funzione dell'individuo, quella delle masse e della collettività vengono spesso ignorate. Ecco perché alcune persone cadono facilmente nell'errore della vanagloria o della fiducia superstiziosa in se stessi, o ciecamente adorano gli altri. Noi dobbiamo perciò dedicare la massima attenzione ad avversare l'esaltazione abusiva dell'individuo e l'eroismo individuale che significano distacco dalle masse e il culto della personalità.

Per far fronte al soggettivismo nei metodi di direzione, il Comitato centrale del Partito comunista cinese, nel giugno 1943, ha adottato una risoluzione sui metodi di direzione [4]. Discutendo la questione della direzione collettiva nel Partito, è sempre utile, per tutti i membri del Partito comunista cinese e per i suoi dirigenti, richiamarsi a questa risoluzione nella quale è detto:

"In tutto il lavoro pratico del nostro Partito, una direzione giusta deve fondarsi sul seguente principio: ‘dalle masse alle masse’. Questo significa che bisogna raccogliere le idee delle masse (frammentarie, non sistematiche), sintetizzarle (attraverso lo studio trasformarle in idee generalizzate e sistematiche), quindi portarle di nuovo alle masse, diffondere e spiegare queste idee finché le masse non le assimilano, vi aderiscono fermamente e le traducono in azione e verificare in tale azione la giustezza di queste idee. Poi sintetizzare ancora una volta le idee delle masse, e riportarle quindi alle masse perché queste idee siano applicate con fermezza e fino in fondo. E sempre così, ininterrottamente, come una spirale senza fine; le idee ogni volta saranno più giuste, più vitali e più ricche. Questa è la teoria marxista della conoscenza".

Per un lungo periodo, questo metodo di direzione nel nostro Partito è stato definito con la popolare espressione di "linea di massa". Tutta la storia del nostro lavoro ci insegna che ogni volta che questa linea è seguita, il lavoro è sempre buono, o relativamente buono e, anche se si verificano degli errori, si possono facilmente correggere. Quando invece non si segue questa linea, il lavoro segna dei passi indietro. Questo è il metodo marxista-leninista di direzione, la linea di lavoro marxista-leninista.

Dopo la vittoria della Rivoluzione, quando la classe operaia e il Partito comunista sono divenuti la classe dirigente e il Partito dello Stato, vi è il grande pericolo che i dirigenti del Partito e dello Stato, esposti a vari pericoli di burocratismo, possano usare gli organi dello Stato per prendere decisioni arbitrarie, allontanarsi dalle masse e dalla direzione collettiva ed esercitino l'autorità violando la democrazia nel Partito e nello Stato. Perciò dobbiamo porre la massima attenzione a servirci del metodo di direzione basato sulla linea di massa, piuttosto che abbandonarla anche solo in minima parte, se non vogliamo essere inghiottiti dalle sabbie mobili. Perciò si devono stabilire dei sistemi assai precisi per garantire la realizzazione perfetta della linea di massa e della direzione collettiva, in modo da evitare l'esaltazione abusiva dell'individuo e dell'eroismo individuale, che significa il distacco dalle masse e ridurre al minimo il soggettivismo e l'unilateralità nel nostro lavoro, perché ciò vorrebbe dire staccarsi dalla realtà oggettiva. Noi dobbiamo anche trarre insegnamenti dalla lotta del Partito comunista dell'Unione Sovietica contro il culto della personalità, per combattere il dogmatisrno. La classe operaia e gli altri settori del popolo, guidati dal marxismo-leninismo, hanno vinto la Rivoluzione, hanno conquistato il potere statale. La vittoria della Rivoluzione seguita dall'instaurazione del potere rivoluzionario hanno aperto orizzonti sconfinati allo sviluppo del marxismo-leninismo. Eppure, poiché il marxismo appare a tutti come l'ideologia che ci guida nel nostro paese dopo la vittoria della Rivoluzione, parecchi dei nostri propagandisti, fidando abitualmente sul potere amministrativo e sul prestigio del Partito, diffondono il marxismo-leninismo nelle masse come un dogma, invece di lavorare sodo, di esaminare con ordine una serie di fatti, di usare il metodo marxista-leninista di analisi, di impiegare la lingua del popolo per spiegare in modo convincente l'unità che lega la verità universale del marxismo-leninismo e la situazione concreta in Cina. Per alcuni anni noi abbiamo compiuto alcuni passi avanti nelle ricerche filosofiche, nell'analisi dell'economia, della storia e della critica letteraria e artistica: ma, generalmente parlando, si verificano molti fenomeni non giusti. Molti dei nostri ricercatori hanno ancora un abito dogmatico, pensano meccanicamente, mancano di indipendenza di pensiero e di spirito creativo e, in taluni casi, sono influenzati dal culto della personalità di Stalin. Bisogna che sia chiaro che le opere di Stalin saranno ancora studiate seriamente, come lo sono state fino a oggi. Tutto ciò che vi è di buono nelle sue opere, specialmente in moltissimi dei suoi scritti dedicati alla difesa del leninismo e all'esposizione dell'esperienza sovietica di costruzione socialista, dovranno essere considerati da noi come una eredità storica importante. Agire diversamente sarebbe un errore. Ma vi sono due metodi di studio delle sue opere: il metodo marxista e il metodo dogmatico. Alcuni trattano le opere di Stalin dogmaticamente con la conseguenza di non riuscire ad analizzare ciò che è giusto e ciò che non è giusto e di fare anche di ciò che è giusto una panacea che essi applicano senza discernimento. È inevitabile che commettano degli errori. Ad esempio, Stalin formulò il giudizio secondo cui in diversi periodi rivoluzionari lo sforzo principale doveva essere diretto a isolare le forze sociali e politiche intermedie di quel periodo.

Noi dobbiamo esaminare questa teoria di Stalin adeguandoci alle circostanze da un punto di vista critico marxista. In taluni casi può essere giusto isolare tali forze, ma non è sempre giusto isolarle in ogni circostanza. Basandoci sulla nostra esperienza, lo sforzo maggiore deve essere diretto, durante la rivoluzione, contro il nemico principale per isolarlo. Nei confronti delle forze intermedie noi dobbiamo adottate sia la politica di unirci a loro, sia quella di combatterle, o per lo meno di neutralizzarle, sforzandoci, quando le circostanze lo permettono, di farle passare da una posizione neutrale a una posizione di alleanza con noi, in modo da poter aiutare lo sviluppo della rivoluzione.

Ma c'è stato un periodo (i dieci anni della seconda Guerra civile rivoluzionaria fra il 1927 e il 1936) durante il quale alcuni dei nostri compagni hanno rigidamente applicato questa formula di Stalin alla Rivoluzione cinese dirigendo l'offensiva principale contro le forze intermedie, considerandole come il nostro nemico più pericoloso. Il risultato è stato che invece di isolare il vero nemico, noi isolavamo noi stessi e subivamo delle forti perdite, mentre il nemico ne traeva vantaggio. Avendo di mira questo errore dogmatico, per poter sconfiggere gli aggressori giapponesi il Comitato Centrale del Partito comunista cinese, durante gli anni della Guerra di resistenza contro il Giappone, sostenne il principio di "sviluppare le forze progressive, guadagnare le forze intermedie e isolare le forze dure a morire".

Le forze progressive cui ci si riferiva erano le forze degli operai, dei contadini e degli intellettuali rivoluzionari guidate o influenzabili dal Partito comunista cinese. Le forze intermedie erano la borghesia nazionale, tutti i partiti democratici e i senza partito. Le forze dure a morire erano le forze dei compradores e le forze feudali capeggiate da Chiang Kai-shek, che attuavano una resistenza passiva all'aggressione giapponese e di opposizione ai comunisti. L'esperienza nata dalla pratica ha dimostrato che questa politica sostenuta dal Partito comunista cinese si adattava bene alle circostanze della Rivoluzione cinese ed era corretta. La realtà è che il dogmatismo è sempre apprezzato soltanto dalle persone pigre. Ben lungi dall'essere di qualche utilità, il dogmatismo reca un danno incalcolabile alla Rivoluzione, al popolo e al marxismo-leninismo. Per poter elevare la coscienza delle masse popolari, stimolare il loro dinamico spirito creativo e realizzare il rapido sviluppo del lavoro pratico e teorico, è ancora necessario distruggere la superstiziosa fiducia nel dogmatismo. La dittatura del proletario (che, in Cina, è la dittatura democratica popolare della classe operaia) ha ora realizzato grandi vittorie in una vasta zona popolata da 900 milioni di uomini. Sia l'Unione Sovietica, sia la Cina, sia ogni altra democrazia popolare hanno le proprie esperienze, tanto nel successo quanto negli errori.

Noi dobbiamo continuamente fare il bilancio di queste esperienze. Dobbiamo essere vigilanti per evitare la possibilità di commettere nuovi errori nel futuro. La lezione importante che ne traiamo è che gli organi dirigenti del nostro Partito devono circoscrivere gli errori a errori particolari, locali, temporanei e non permettere che errori locali e particolari o quegli errori che cominciano a manifestarsi, si trasformino in errori nazionali o in errori di lunga durata. La storia del Partito comunista cinese offre esempi di gravi errori commessi in varie occasioni. Durante il periodo rivoluzionario che va dal 1924 al 1927, nel nostro Partito apparve la tendenza sbagliata rappresentata dall'opportunismo di destra di Chen Tu-hsiu.

Durante il periodo rivoluzionario che va dal 1927 al 1936 per tre volte nel nostro Partito si manifestò la tendenza sbagliata rappresentata dall'opportunismo "di sinistra". Tra queste tendenze le più gravi furono quelle di Li Li-san e di Wang Ming. La prima tendenza si manifestò nel 1930 e l'altra dal 1931 al 1934.

Il danno arrecato alla Rivoluzione dalla tendenza di Wang Ming fu particolarmente grave. Durante quello stesso periodo, in un'importante base rivoluzionaria si verificò anche l'errata tendenza opportunista di destra di Chang Kuo-tao che si opponeva al Comitato Centrale del Partito. Questa errata posizione recò grave danno a un importante settore delle forze rivoluzionarie. Eccezion fatta per la posizione di Chang Kuo-tao, che fu un errore circoscritto a un’importante base rivoluzionaria, tutti gli altri errori commessi in quei due periodi si estesero nazionalmente. Durante la Guerra di resistenza contro il Giappone si verificò di nuovo all'interno del nostro Partito una posizione errata di opportunismo di destra rappresentata dal compagno Wang Ming. Ma poiché il Partito aveva tratto esperienza dai due precedenti periodi rivoluzionari, noi non permettemmo a questa linea errata di prender piede e il Comitato Centrale del Partito la corresse in un tempo relativamente breve. Dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese, nel 1953, all'interno del Partito si manifestò il blocco antipartito di Kao Kang e di Jao Shu-shi. Questo blocco antipartito rappresentava le forze reazionarie all'interno e al di fuori del paese, il cui intento era di danneggiare la causa della Rivoluzione.

Se non fosse stato per la tempestiva scoperta del complotto da parte del Comitato Centrale e per la tempestiva distruzione di questo blocco antipartito, sarebbe stato arrecato un danno incalcolabile al Partito e alla causa rivoluzionaria. Quindi, dall'esperienza storica risulta chiaro che il nostro Partito si è anch’esso temprato durante il corso della sua battaglia contro varie posizioni errate e che per merito di questa lotta sono state realizzate grandi vittorie nella Rivoluzione e nella costruzione socialista.

Errori locali o particolari si verificano spesso durante il nostro lavoro. Si deve esclusivamente alla fiducia nella saggezza collettiva del Partito e nella saggezza delle masse popolari e alla tempestiva denuncia e correzione di questi errori se essi non hanno possibilità di crescere e di svilupparsi nazionalmente e non diventano errori ancora più gravi che potrebbero colpire tutto il popolo.

I comunisti devono adottare un atteggiamento analitico nei confronti degli errori compiuti nel movimento comunista. Alcuni ritengono che Stalin abbia sbagliato in ogni cosa. Questo è un grave errore. Stalin fu un grande marxista-leninista e nello stesso tempo un marxista-leninista che ha commesso alcuni seri errori senza averne coscienza. Noi dobbiamo considerare Stalin da un punto di vista storico, fare un'analisi generale e appropriata dei suoi meriti e dei suoi errori e trarre da essa benefici insegnamenti. Sia le azioni giuste che quelle sbagliate di Stalin erano caratteristiche del movimento comunista internazionale e portano l'impronta dei tempi. Il movimento comunista internazionale non conta in tutto che poco più di cent'anni e dalla vittoria della Rivoluzione d'Ottobre non sono trascorsi che trentanove anni. In molte sfere di lavoro rivoluzionario manca ancora l'esperienza. Noi abbiamo le nostre grandi conquiste, ma anche i nostri difetti ed errori. Come la realizzazione di un compito è immediatamente seguita dall'indicazione di un altro obiettivo da raggiungere, così il superamento di un difetto o di un errore può essere seguito da un nuovo difetto o da un nuovo errore che dovrà, a sua volta, essere superato. Le realizzazioni superano sempre il numero degli errori, le cose giuste superano sempre le cose sbagliate e i difetti e gli errori verranno inevitabilmente superati. Una buona direzione non consiste nel non commettere alcun errore, ma nel prendere sul serio gli errori. Non esiste uomo che non si sia mai sbagliato. Lenin ha detto: "Riconoscere apertamente il proprio errore, scoprirne le cause, analizzare la situazione che gli ha dato luogo, esaminare attentamente i mezzi per correggere questi errori, questo è il segno di un Partito serio, questo è ciò che si chiama compiere il proprio dovere, educare e istruire la classe e poi le masse".

Seguendo l'indicazione di Lenin, il PCUS sta seriamente affrontando alcuni gravi errori commessi da Stalin nella direzione della grande opera di costruzione del socialismo, nonché le conseguenze di quegli errori. Data la gravità di queste conseguenze, il PCUS, mentre riconosce i grandi meriti di Stalin, ha ritenuto necessario esporre senza indulgenza la sostanza dei suoi errori e chiamare il Partito intero a considerarli come un avvenimento e a lavorare risolutamente per eliminare le loro deplorevoli conseguenze. Noi comunisti cinesi siamo convinti che attraverso le critiche fatte al ventesimo Congresso del PCUS, tutti i fattori positivi che erano stati annullati prima a causa di determinate linee politiche errate, certamente torneranno in vita e che il Partito e il popolo sovietico saranno più fermi che mai nella loro unità, nella lotta per la costruzione di una grande società comunista quale l'umanità non ha ancora mai visto e per una pace stabile in tutto il mondo. Le forze reazionarie di tutto il mondo deridono questo avvenimento; deridono il fatto che noi superiamo gli errori che esistono nel nostro campo. Cosa nascerà da questa derisione? Non c'è il minimo dubbio che questi derisori finiranno per trovarsi di fronte un campo ancora più potente, invincibile, grande, un campo della pace e del socialismo con a capo l'Unione Sovietica, mentre la loro opera distruttrice dell'umanità li metterà in una situazione molto spiacevole.

NOTE

1. V.I. Lenin, Per il quarto anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, in Opere, vol. 33.

2. V.I. Lenin. Cinque anni di Rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale, in Opere. vol. 33.

3. V.I. Lenin. L'estremismo malattia infantile del comunismo, in Opere, vol. 31.

4. In Opere di Mao Tse-tung vol. 8. pag. 211.

5. V.I. Lenin, L'estremismo malattia infantile del comunismo, in Opere, vol. 31.


 
 

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