IL PARTITO- Linea Rossa

LA RIVOLUZIONE CULTURALE DEL MAOISMO IN ITALIA
Per la riappropriazione, in chiave di sviluppo politico, della memoria storica dei marxisti-leninisti italiani. Un testo di Roberto Niccolai

----- Ferdinando Dubla ----

Sono rari e a volte gravemente manipolatori i testi che nel nostro paese si occupano della ricostruzione storica di quella che potremmo definire la ‘memoria di classe’ delle organizzazioni e dei movimenti rivoluzionari. Un patrimonio di appassionate elaborazioni, di prassi politiche, anche di gravi errori e debolezze, ma soprattutto di esperienze accumulate nel progetto di costruzione di una società socialista. Un patrimonio che rischia di non essere conosciuto dalle giovani generazioni, neanche dai soggetti più avvertiti e sensibili al riannodare la trama storica degli eventi, per avere più forza e consapevolezza nell’agire di oggi; un grave rischio, preparato programmaticamente dalle classi dominanti, di un’amnesia collettiva (voluta dalla borghesia) e di una rimozione psicologica quando non opportunista (voluta da molti dei protagonisti di allora), quello di frapporre un vuoto tra generazioni, correndo il pericolo più grave per dei comunisti: l’impossibilità di formare quadri capaci di essere avanguardia delle masse popolari. Ecco perché un lavoro di ricerca minuzioso e attento come quello di Roberto Niccolai Quando la Cina era vicina – La rivoluzione culturale e la sinistra extraparlamentare italiana negli anni ’60 e ’70, edito in coedizione dalla Biblioteca Franco Serantini di Pisa e dell’Associazione Centro di Documentazione di Pistoia, va salutato con estremo favore da tutti coloro che si oppongono alla cancellazione pura e semplice, con un tratto di penna, della ricca seppur travagliata esperienza della sinistra di classe del nostro paese.
Che cosa richiama il termine ‘maoismo’, oggi? Espunto da quasi tutti i vocabolari della sinistra italiana ed europea, se ne ricorda ogni tanto la destra (l’espressione ‘tigre di carta’ nelle parole di Berlusconi, ad es., lo speciale orrido di Panorama sulla ‘sanguinaria’ rivoluzione culturale 1966/68), con il risultato di una distorsione tanto più grave quanto più sarebbe necessario invece rimeditare sulla eccezionale elaborazione di Mao riguardo il  processo rivoluzionario e i princìpi della filosofia materialistico-dialettica, sul revisionismo storico e politico, sui nodi della transizione (la ‘nuova democrazia’), sulla rivoluzione ininterrotta e sulla lotta al burocratismo e all’opportunismo, sul partito e la lotta tra le ‘due linee’, ecc.. Elaborazione e pratica politica conseguente nella guida di un grande e popolatissimo paese socialista, l’interpretazione di queste in occidente da parte delle organizzazioni a sinistra del Pci negli anni ’60 e ’70, le forme di infantilismo liturgico legato alle modalità-breviario del ‘Libretto Rosso’, il giudizio su Stalin e lo stalinismo e l’identificazione Stalin-Mao così come la loro differenziazione; questi sono solo alcuni dei temi che è possibile ritrovare nel testo di Niccolai. Temi che non sono affrontati in termini di mera erudizione accademica, seppur non a-ideologici (traspare dell’autore la sua forte critica per la prassi dello stalinismo e una vocazione slegata dalle ragioni dell’ortodossia) il che permette, in un quadro che definiremmo didattico-formativo, attraverso il filtro dell’esperienza dei ‘gruppi’, di non rinsecchirli in una fossilizzazione inerte, ma di farli vivere negli interrogativi presenti nella nostra contemporaneità di comunisti. Per quali, se la Cina non è più vicina, non per questo non hanno più sulle spalle il compito rivoluzionario a cui chiamava Mao:
"In ogni cosa noi comunisti dobbiamo saperci integrare con le masse. Se i membri del nostro Partito passano tutta la loro vita seduti fra quattro mura e non escono mai ad affrontare il mondo e sfidare la tempesta, di quale utilità saranno per il popolo? Di nessuna utilità, e noi non abbiamo bisogno di gente simile come membri del Partito. Noi comunisti dobbiamo affrontare il mondo e sfidare la tempesta, il grande mondo e la violenta tempesta delle lotte di massa".
 

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