...E UN ALTRO PEZZO SE NE VA!
Sul “manifesto” del 25 marzo a pagina 2 si trova un intervento - a
firma Salvatore Cannavò e Franco Turigliatto - intitolato “Una sinistra
alternativa senza se e senza ma”, nel quale i due esponenti della corrente
rifondarola Sinistra Critica annunciano un grande appuntamento a Roma, il 14
aprile, volto a dare gambe al progetto di una “sinistra di alternativa” da
contrapporre al disegno - apertamente socialdemocratico - del <nuovo partito
della sinistra (che) assomiglia incredibilmente alla mozione 2 che si opponeva
allo scioglimento del Pci (revisionista, n.d.a.)> nel quale, questo viene
detto chiaramente al termine dello scritto <non intendiamo
entrare>.
Di fatto si preannuncia l’ennesima scissione, anche se questo, per
evidenti motivi di opportunità, non viene detto
schiettamente.
Lo stesso giorno, sul quotidiano rifondarolo “Liberazione”, compare
una lunga intervista del direttore Piero Sansonetti al segretario Franco
Giordano, a due giorni dall’apertura della conferenza nazionale di
organizzazione in programma a Carrara; ci si aspetterebbe che il direttore, che
all’inizio del pezzo elenca <le
molte cose successe dal congresso di Venezia>, ponesse al suo segretario
anche la questione delle scissioni subite in questo arco di tempo, dato che
quella toscana è la prima occasione di verifica della strategia rifondarola dai
giorni del congresso tenuto in Veneto.
Va infatti ricordato che, nel frattempo, si sono avute due scissioni
della “sinistra interna”: quella che ha portato alla nascita del Partito
d’Alternativa Comunista del cremonese Francesco Ricci, e quella - poco meno di
un mese dopo - da cui è scaturito il Partito Comunista dei Lavoratori guidato
dal genovese Marco Ferrando. Invece nessun accenno ai tumulti interni, meglio
non mettere in difficoltà Giordano, e lasciargli semplicemente sciorinare la sua
linea politica.
Sembra quasi che la maggioranza bertinottiana miri ad eliminare pian
piano le resistenze, da parte delle componenti interne, al suo progetto di
Sinistra Europea, mettendo chi non è d’accordo con le continue giravolte
politiche - tipiche del periodo di revisione delle strategie che precede le
trasformazioni di un soggetto politico in un altro, magari tramite
l’assorbimento di un altro partito o pezzi di quello (in questo caso la sinistra
DS) - nelle condizioni di operare per un volontario abbandono del
partito.
E’ indubbio che Fabio Mussi, Cesare Salvi e forse anche Gavino Angius
farebbero fatica ad entrare in una formazione che contenga dei residuati
trozkijsti: loro che intendono proseguire la loro esperienza politica nell’alveo
del socialismo democratico, non potrebbero tollerare la presenza, nel medesimo
partito, di gruppi che si richiamano, a ragione o a torto, all’esperienza
comunista.
Riteniamo che questo debba essere un campanello d’allarme anche per
l’altra componente trozkijsta presente in Rifondazione, Falce Martello - che se
non costretti perché espulsi ben difficilmente lascerebbero il partito, ed a
maggior ragione per quella componente che si chiama Essere Comunisti, coloro che
si definiscono “orgogliosamente comunisti”.
Stefano Ghio
Torino, 26
marzo 2007
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