linea Rossa
(nr.17 - ottobre/novembre 2000)

 

ATTUALITA'

La pedofilia del capitale

Un reato penale ma anche una malattia sociale scatenata dal desiderio del più forte di prevalere sul più debole. Uno studioso si interroga sulle vere ragioni del fenomeno

----- Alessio Colombis -----

Ogni società genera i suoi ricchi, i suoi poveri, i suoi padroni, i suoi schiavi, i suoi politici, i suoi lavoratori, i suoi poliziotti, i suoi generali, i suoi intellettuali, i suoi sacerdoti, i suoi carnefici, le sue vittime, i suoi suicidi, i suoi pedofili, ecc. ecc. Il pedofilo non è affetto da una malattia genetica, in quanto non presenta alterazioni ormonali o cromosomiche rispetto agli altri individui. Egli ha una malattia sociale, che riguarda i suoi rapporti con gli altri e la cui responsabilità può essere attribuita a lui soltanto in parte. Ci sono, infatti, differenti tipi di responsabilità. Innanzitutto, quella penale degli autori di reati - in questo caso i pedofili  che è strettamente personale e individuale. C’è, però, anche una responsabilità sociale  da mancato sostegno agli individui in difficoltà che è collettiva, in quanto riguarda la comunità nel suo insieme. Esiste, poi, la responsabilità politica di chi è eletto e pagato con soldi pubblici per costruire il sistema sociale e renderlo un corpo comune, aperto alla partecipazione di tutti i cittadini, senza emarginazioni ed esclusioni. Questa responsabilità scatta ogni volta in cui la politica viene messa al servizio non di tutti, ma della classe dominante che, con la complicità dei politici, attraverso leggi ingiuste che violano la Costituzione, impone il proprio dominio sulle altre classi. “Dominio” è, pertanto, una parola chiave per comprendere sia la pedofilia e sia la società capitalistica del Duemila e i suoi valori che, per colpa dei politici, tendono a sostituirsi ai princìpi su cui è basato lo stato di diritto sorto dalla Resistenza. Certamente, ogni fenomeno sociale richiede di essere compreso nei suoi elementi specifici. Nel caso della pedofilia, c’è innanzitutto una patologica attrazione sessuale verso i bambini, che però da sola non basta. Occorre che il pedofilo unisca a essa un secondo elemento che è espressione dell’ideologia del dominio, e cioè che egli consideri possibile imporre a soggetti più deboli la propria volontà, la propria malattia, il proprio desiderio patologico di appropriazione del corpicino del piccolo, della lacerazione delle sue carni, della distruzione della sua anima, dello strazio della sua psiche e della sua identità. Quindi, quest’idea di volere e potere prevaricare su soggetti più deboli è l’elemento indispensabile perché un’attrazione sessuale morbosa e patologica verso i bambini possa trasformarsi da pedofilia in potenza in pedofilia effettivamente messa in atto, e cioè imposta a una vittima che deve subire. Questa è la condicio sine qua non di ogni pedofilia! Ebbene, proprio questa componente di sopraffazione diventa sempre più la caratteristica fondamentale dell’ideologia e della pratica della società capitalistica globalizzata degli anni Novanta, tanto esaltati, ma in realtà infami. Vediamo, allora, le mille forme di pedofilia oggi tanto pubblicizzate, reclamizzate, legalizzate, idolatrate, celebrate e osannate nella società borghese liberista, postdemocratica e prefascista. Il padre di tutte le pedofilie è sempre il danaro  o, in versione moderna, il capitale - che è la base fondamentale del dominio, quella con cui tutto si compra e tutto si conquista nella società borghese. La sua prima figlia, la primogenita prediletta, è la pedofilia economica  sia finanziaria che industriale, e quindi di reddito e di classe  posta in essere nel mercato, che è la sede fisica, culturale e giuridica in cui, in nome della cosiddetta “libera concorrenza”, si viola l’art. 3 della Costituzione e si legalizzano i princìpi incostituzionali della disuguaglianza e della legge del più forte. I comandamenti di questo nuovo credo religioso liberista sono: 1) sii imprenditore di te stesso, 2) sii in concorrenza contro ogni prossimo tuo, 3) la guerra di tutti contro tutti è un fatto naturale, normale e produce sviluppo, 4) il principio di collaborazione deve essere sostituito da quello di competizione, 5) la selezione economica e “naturale” vuole che il più forte prevalga e imponga la propria legge sul più debole. Ecc, ecc. La secondogenita è la pedofilia politica che ha due stadi: il primo è il sistema maggioritario che elimina i piccoli partiti, e il secondo è il sistema presidenziale, in cui minoranza e maggioranza sono entrambe sottomesse e subalterne al presidente-padrone. Seguono la pedofilia sindacale (sindacati maggiori che cancellano completamente quelli più piccoli) e la pedofilia gerarchica (che è presente in tutti gli enti, istituzioni, uffici, organizzazioni, imprese, corpi, corporazioni, aziende, ecc. ecc. in cui i dirigenti hanno sempre di più il diritto non solo di comandare, ma anche di decidere della vita dei propri dipendenti). Ci sono, inoltre, la pedofilia televisiva (le tv nazionali contro quelle locali per l’accaparramento delle risorse pubblicitarie), quella accademica e quella scolastica (università e scuole di serie A contro quelle di serie B), quella militare, quella commerciale, quella sportiva (conta solo chi vince), quella linguistica (le lingue sui dialetti e l’inglese su tutte le altre), quella familiare, quella dei maschi sulle femmine, quella territoriale (la città sulla campagna, le aree centrali su quelle periferiche, i nord sui sud), quella religiosa (le grandi religioni su quelle minori), quella amministrativa (con amministratori che non sono più al servizio dei cittadini ma che li dominano e ne abusano), quella monetaria (monete forti su quelle deboli), quella bancaria, quella assicurativa, quella federalista fiscale (i soldi rimangono alle regioni ricche), quella giudiziaria (i ricchi possono difendersi e i poveri soccombono), quella tariffaria (acqua, luce, gas, benzina, telefono, ecc.), quella fiscale, quella pubblicitaria (al servizio solo di chi può pagare: vera pubblicità regresso), ecc. ecc. Tutte queste pedofilie sono espressione dei valori del liberismo voluto dal capitalismo. E’ impossibile pensare di eliminare le prime tenendosi i secondi, anche perché, come diceva Marx, in ogni epoca l’ideologia della classe dominante tende a essere imposta a tutte le altre classi, fino a diventare l’ideologia dell’intera società.

Alessio Colombis (sociologo e docente di Metodologia delle Scienze Sociali, Università di Salerno)
da Liberazione, 5 ottobre 2000


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