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INTERVENTO DI SECCHIA AL VII CONGRESSO DEL PCI (1951)  resoconto stenografico

Un altro tema centrale del Congresso, la struttura e l’organizzazione del partito, fu affrontato in modo ampio  nell'intervento  di  PIETRO  SECCHIA,  vicesegretario generale  del  partito,  il  quale  affermò  subito che  il nostro numero  non  conta  ancora  nella vita del paese per quello che potrebbe  contare. Questo  vuol  dire che non è abbastanza guidato dalla  conoscenza  e  non  è  abbastanza unito dall'organizzazione.   Entro  questi  termini si svolse l'analisi di Secchia:  "Uno dei  difetti  della  nostra  organizzazione  è ancora  oggi  che  il   partito   sviluppa   'direttamente'   una   grande   parte   di   quell'attività  che  deve  essere  sviluppata dalle associazioni  di  massa."  Ed  anche  Secchia,  come  altri  intervenuti, si  dichiara   d'accordo  con  le  critiche  rivolte  da  Longo  al    funzionamento   delle  Commissioni  interne,  esempio  della  sovrapposizione  di  funzioni  lamentata. La direttiva indicata  da  Secchia  è "che  tutti i compagni devono avere un compito cui  assolvere  e  che  non  vi  deve essere un solo compagno il  quale  esplichi  solo  un' attività interna di partito",  il che  significava  che  la struttura interna del partito, i sistemi  di  collegamento  tra un anello e l'altro della catena, i metodi  di  direzione  devono essere tali da facilitare e semplificare  il  più possibile  la  vita  interna del partito senza esaurire  una  grande  parte delle energie degli attivisti in una attività interna del  partito. L'altro aspetto organizzativo toccato  da  Secchia  riguarda  la  presenza  dei  comunisti  all'interno  delle  fabbriche.  "Compito della cellula -  disse Secchia - che è   l'organismo  essenziale  all'interno  della  fabbrica,  è quello  di  orientare  i  lavoratori sulle questioni politiche,  sulle  questioni  della  lotta.  E'  quello  di saper cogliere le  rivendicazioni  degli  operai della fabbrica o del reparto, è quello  di  lavorare  per  il  rafforzamento dell'unità degli  operai,   dei  tecnici  e  degli  impiegati  all'interno  della   fabbrica,  è  quello  di far sì che i comunisti siano i migliori   elementi  del  sindacato,  come  collettori  e  come  attivisti  sindacali ".
Infine,  l'azione  del partito nei confronti delle altre forze  politiche deve essere - secondo  Secchia -  impostata con grande chiarezza:  "La lotta   per  l'unità  della  classe operaia e dei lavoratori non solo  non  esclude  ma  al  contrario rende ancora più necessaria la   critica  seria,  intelligente  e  motivata  del riformismo e del  socialdemocraticismo,  come  ideologia  e come pratica della collaborazione  con  la  grande  borghesia,  con  l'imperialismo,  con  i  fautori  della  guerra.  Credere  di  poter rafforzare l'unità  della  classe operaia e dei lavoratori senza una lotta,  è  un'illusione.   L'unità  non  può  essere  realizzata  e    rafforzata  che  attraverso la lotta".  Per il Meridione, Secchia  propone che il partito intervenga "in un  certo senso 'dall'esterno', dalle  altre  parti  d'Italia per dare un forte  impulso  allo  sviluppo  del  movimento  democratico dell'Italia  meridionale,  attraverso  un  capovolgimento  del  rapporto  tra   partito  e  organizzazioni  di  massa  (sindacati,  cooperative, associazioni   contadine,  organizzazioni   femminili   e   giovanili)  dobbiamo  portare avanti e dare maggiore consistenza  alle  forme  più elementari  di organizzazione del movimento popolare per il rinnovamento del Mezzogiorno".

ripreso da Atti del VII Congresso Pci in AA.VV.: Da Gramsci a Berlinguer, Edizioni Calendario del Popolo, 1985


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Secchia: Sul legame tra lotta economica e lotta politica[formato word]
Secchia: l'arte della organizzazione(1945)

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