L'era di Stalin

dal testo della giornalista americana A.L.Strong dal titolo omonimo



(..)Essi sapevano, naturalmente, - e l'avevano saputo anche durante tutta la guerra - che in America c'erano forse quelli che sabotavano l'alleanza, e perfino taluni elementi che avrebbero visto più volentieri una vittoria di Hitler. Per due anni, mentre milioni di russi perivano combattendo, i sovietici avevano visto i loro alleati ritardare l'apertura del promesso "secondo fronte" in occidente. Molotov ne aveva discusso con Roosevelt a Washington nel maggio 1942; i titoli dei giornali americani proclamavano che il secondo fronte "era promesso" per l'autunno.
Churchill, pur rifiutando di fare una promessa formale, aveva dato al ministro sovietico un promemoria in cui si leggeva: "Stiamo preparandoci per uno sbarco nel continente in agosto o settembre di quest'anno ". Un mese dopo l'altro i russi, che sopportavano l'urto diretto della guerra, avevano aspettato. Lo sbarco anglo-americano non venne fino al 6 giugno 1944, quando l'Armata Rossa aveva già liberato la maggior parte del paese, e stava avanzando attraverso la Polonia. Molti russi si chiedevano amaramente se gli alleati non avessero aspettato tanto per lasciare che la Russia subisse tutte le perdite della guerra, e se fossero sbarcati finalmente in Normandia per non permettere che l'Armata Rossa giungesse da sola a Berlino.
Questi sospetti scomparvero nel periodo in cui la strategia alleata venne stabilita di comune accordo, e Roosevelt e Churchill si incontrarono con Stalin a Teheran e poi Yalta per organizzare la fase finale della guerra e preparare il mondo del dopoguerra. Churchill, nella sua Storia della seconda guerra mondiale, narra del brindisi quasi ingenuo che fece Stalin a Yalta, "alla fermezza dell'alleanza dei nostri tre paesi ", dicendo: "Possa questa essere forte e stabile, e noi stessi franchi quant'è possibile... Tra alleati non devono esserci inganni... Io non conosco in tutta la storia della diplomazia una alleanza così stretta di tre grandi potenze come la nostra".
"Non avrei mai creduto che Stalin potesse essere così espansivo", commenta Churchill, il vecchio indurito imperialista. Ma con quelle parole, Stalin non faceva che esprimere il desiderio più profondo del popolo sovietico. I russi, nell' ora della vittoria, sperarono veramente che il lungo isolamento fosse giunto alla fine, che i terribili sacrifici e le perdite della guerra avessero loro conquistato l'amicizia dell'America e della Gran Bretagna, e con lei, lunghe generazioni di pace.
Una settimana dopo l'altra, vidi quella speranza spegnersi sui loro volti. Il mutamento cominciò con il lancio della nostra bomba atomica su Hiroshima. Il timore tornò di nuovo in quegli occhi che avevano appena allora visto la pace. Dopo il timore venne la riflessione; perchè l'America aveva trucidato 250.000 persone in due città giapponesi, quando il Giappone stava già chiedendo la pace? Voleva Washington monopolizzare la vittoria, escludendo la Russia dalla sistemazione dell'Estremo Oriente? Pochi giorni dopo due altre mosse americane, una in oriente e una in occidente, fecero dire ai russi, disillusi: " Comincia la diplomazia della bomba atomica".
In oriente Washington non solo si occupò da sola dell'armistizio col Giappone, escludendo dalle trattative sia la Russia che la Cina, ma stipulò accordi supplementari con i generali giapponesi, in virtù dei quali essi continuavano a combattere contro i comunisti cinesi in attesa che l'America, con una spesa di trecento milioni di dollari, portasse per via aerea le truppe di Chang Kai-shek al nord, ad accettare la loro resa. In occidente Washington ordinò alla Bulgaria di aggiungere al suo Governo alcuni uomini di gradimento dell'America, se voleva essere riconosciuta. I russi erano stupefatti: "Noi non chiediamo alla Francia, al Belgio, all'Olanda, di cambiare i loro governi - essi dicevano. - La Bulgaria si trova nella nostra sfera".
Il colpo successivo si abbattè sulla stessa ricostruzione della Russia. Durante la guerra, i sovietici erano stati indotti a sperare in un grande "prestito di ricostruzione" da parte dell'America, per riparare le distruzioni subite nella guerra comune. Donald Nelson, che si era recato a Mosca nel 1943, come emissario di Roosevelt, parlò di sei miliardi di dollari come della somma ritenuta giusta. Altri rappresentanti americani lo confermarono negli anni seguenti. I russi ci credettero sul serio; erano affamati, avevano freddo. Poi Roosevelt morì, e Truman sospese perfino l'aiuto dato in base alla Legge affitti e prestiti, così improvvisamente che le merci già imballate per la Russia vennero scaricate dalle navi nel porto di New York. Quando l'U.R.S.S., richiamando un elenco delle proprie perdite, chiese il "primo miliardo" di quel prestito, il Dipartimento di Stato "smarrì" la lettera per circa un anno. Per la mancanza di quel prestito, molti russi morirono di fame nell'anno della vittoria. (..)


Copia dell'opera di A.L.Strong è possibile richiederla presso il CENTRO STUDI E DOCUMENTAZIONE MARXISTA
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