linea Rossa

Crisi della sinistra, crisi della politica, crisi dei modelli organizzativi dei partiti comunisti: oggi così si pongono in occidente e nel nostro paese le questioni che riguardano le forme che il partito di classe del proletariato deve assumere dopo le vicende dell''89 e la 'transizione bloccata'. Rileggere la Risoluzione organizzativa del VII Congresso del PCI (3-8 aprile 1951), sotto l'egida di Secchia, prima del suo esautoramento nel 1954, significa avere gli strumenti per operare il bilancio dell'esperienza. Senza questo bilancio, ogni riflessione rischia di tradursi in operazione intellettualistica e idealista o, nel migliore dei casi, in moduli 'organizzativistici' che rincorrano sterilmente moduli dell'egemonia borghese.
Il richiamo al valore della disciplina, della combattività, della razionalità e del controllo dell’esecuzione, dell’educazione ideologica, della coscienza politica, dell’applicazione delle decisioni, ecc..,  erano stati ribaditi da Secchia  nel Comitato Centrale del 10/12 ottobre 1950 che aveva convocato il VII Congresso, laddove aveva ravvisato che l’eccessiva pletorizzazione dei Comitati Federali potessero svuotarne le prerogative:
“(..) Il comitato federale dev’essere un organismo dirigente e non solo un organismo rappresentativo (..) bisogna evitare che il comitato federale diventi un organismo talmente grande e pletorico da perdere il suo carattere di organismo dirigente.”
Perchè allora l'etichetta che Secchia si è portato dietro :“è solo questione di disciplina o di razionalizzazione tecnica?"
Come tentiamo di dimostrare, qui e più complessivamente nel suo intervento al VII Congresso  c’è un’analisi molto più ampia e propriamente politica, oltrechè organizzativa. Quella di cui c'è bisogno oggi.

VII CONGRESSO NAZIONALE PCI

Consolidare l'unità della classe operaia,
rafforzare e moltiplicare i legami tra partito e popolo

Risoluzione organizzativa




Il VII Congresso del Partito comunista italiano ha costatato che negli ultimi tre anni, dal VI al VII Congresso, il partito ha compiuto sensibili passi innanzi.  Esso è riuscito a mantenere e sviluppare i suoi legami con le masse , a mettersi alla testa di grandi lotte della classe operala, di braccianti, di contadini e di lavoratori del ceto medio e con questo ha potuto consolidare la propria organizzazione.
Gli iscritti al partito, compresi i giovani, sono aumentati da 2.252.446 a 2 milioni 580 mila 765; i collettori da 63.637 a 106.516, le cellule da 51.692 a 52.481, le cellule di fabbrica da 8.747 a 11.272, le cellule femminili da 9.278 a 12.226. Il lavoro di preparazione politica e ideologica dei quadri dirigenti è stato migliorato, esteso.  Circa 60 mila dirigenti di vario grado sono passati per scuole e corsi di partito dal 1945 in poi, e nella maggioranza durante il perio-do che va dal vi al VII Congresso.  Il partito è diventato più combattivo e più forte, ed è in grado di assolvere meglio i compiti che gli stanno dinanzi.
Ma proprio in considerazione dei risultati ottenuti e dei compiti futuri che stanno davanti alla classe operaia e al lavoratori, è indispensabile risolvere alcuni problemi fondamentali par-ticolarmente urgenti per mettere le nostre organizzazioni in grado di realizzare tempestiva-mente la linea politica del partito.
Oggi, dopo le esperienze degli ultimi anni e i risultati ottenuti, non esistono problemi acuti di ricerca di nuove forme strutturali per organizzare meglio il partito.  Le forme stabilite nella pratica si sono mostrate sufficienti: occorre applicarle in ogni luogo con criterio politico, senza arrestarsi dinanzi alle difficoltà che inizialmente possono ostacolare la realizzazione.
Le debolezze esistenti ancora nell’organizzazione e nel lavoro del partito non dipendono tanto dai difetti di direzione nei rapporti tra organi dirigenti e la base del partito, ma dalle deficienze nei rapporti tra il partito e le larghe masse lavoratrici.
Per questo i problemi organizzativi da affrontare e da risolvere sono quelli che aiutano a organizzare e potenziare la lotta per la pace innanzitutto, le lotte per il lavoro e la libertà, sono quelli che aiutano a ottenere il rafforzamento della unità della classe operaia, il consoli-damento e l’allargamento delle sue alleanze.  In questi problemi dev’essere concentrato il mas-simo sforzo del partito.

1. Rapporti tra partito e associazioni  di massa
Il problema dei rapporti tra partito e organizzazioni di massa è decisivo per il consolidamento  dell'unità della classe operaia e della conquista della maggioranza delle masse lavoratrici al fronte della pace e della democrazia.  A questo scopo occorre allargare l'azione diretta del partito fra i lavoratori organizzati nelle associazioni di massa e tra quelli disorganizzati.  Nello stesso tempo i comunisti devono dare tutto il loro contributo al potenziamento dell'azione che le associazioni di massa svolgono fra i lavoratori disorganizzati e disorientati onde mobili-tarli e portarli alla lotta per la pace, il lavoro e la libertà.
Questo presuppone una maggiore caratterizzazione delle organizzazioni di base del partito, quale espressione dell'avanguardia cosciente del proletariato.  Esse devono assolvere alla loro funzione di guida senza sostituirsi alle associazioni di massa (Leghe, Sindacati, Comitati di partigiani della pace, Comitati degli attivisti sindacali, Commissioni interne, Consigli di ge-stione, Mutue, Circoli ricreativi, Cooperative, Circoli UDI, Comitati per la terra, Giunte po-polari, ecc.) ma dando tutto l'appoggio alle azioni e alle lotte che queste promuovono e diri-gono e facendo ogni sforzo per sviluppare al massimo la loro capacità di iniziativa autonoma.
E’ necessario inoltre che i comunisti promuovano dall'interno delle associazioni di massa un miglioramento, della loro struttura organizzativa, tale da assicurare ad esse una larga vita de-mocratica, stretti e permanenti, legami con le masse lavoratrici organizzate e disorganizzate, un più largo sviluppo dei quadri dirigenti e l'utilizzazione di tutte le energie.  Particolare at-tenzione dovrà essere rivolta alle istanze intermedie, alle organizzazioni di base delle associa-zioni di massa.
Gli organismi sindacali - Le organizzazioni del partito e i compagni tutti devono portare il massimo contributo per fare funzionare gli organismi sindacali esistenti nelle fabbriche (Co-mitati degli attivisti sindacali, collettori) e fuori delle fabbriche (Leghe e sindacati di categoria) perché siano convocate periodicamente le assemblee sindacali e per dare impulso ad una vita sempre più attiva e democratica dei sindacati.  Questa è la sola via per poter sviluppare una intensa azione politico-sindacale e propagandistica, per interessare all'azione sindacale il mag-gior numero di operai disorganizzati, strapparli all'influenza dei sindacati scissionisti socialde-mocratici e clericali, reclutarli nei sindacati unitari della C.G.I.L. e per porre al posti di direzio-ne sindacale un numero sempre maggiore di attivisti sindacali senza partito.
I comitati degli attivisti sindacali - Secondo le direttive della CGIL, questi comitati devono essere composti dai collettori sindacali sotto la guida di un dirigente qualificato.  Ciò non vuol dire che per creare il comitato degli attivisti sindacali occorra aspettare che sorgano i collettori.  Il sorgere del comitato può anche precedere quello dei collettori, ma in tal caso primo compito del comitato degli attivisti sindacali sarà quello di cercare i collettori. 1 comunisti devono farsi sostenitori della necessità di costituire in ogni fabbrica, i comitati degli attivisti sindacali.
I collettori sindacali - 1 collettori sindacali di cui la CGIL attualmente dispone (122.129) sono insufficienti per un'organizzazione che conta cinque milioni di iscritti e i comunisti devo-no contribuire in larga misura ad aumentarne il numero.  Le organizzazioni di partito devono far sì che un notevole numero di compagni diventino degli attivisti sindacali e non solo dei collettori. 1 compagni destinati a questo lavoro dovranno dedicare la maggior parte delle loro energie alla attività sindacale e devono avere la qualità non solo per assolvere ad una funzione amministrativa e burocratica, ma per diventare degli attivisti ed anche dei quadri dirigenti nel sindacato, nella Camera del Lavoro, nelle Leghe.
Gli uffici di organizzazione - I comunisti attivisti e dirigenti sindacali devono farsi promo-tori della creazione degli uffici di organizzazione presso i sindacati nazionali e provinciali di categoria e presso le Camere del Lavoro, quali organi incaricati di curare lo sviluppo dell'orga-nizzazione sindacale, la sua articolazione periferica e l'attivazione delle organizzazioni di base.
Propaganda e reclutamento sindacale – E’ necessario, indispensabile condurre in tutta Ita-lia, ma soprattutto nell'Italia meridionale, una vasta campagna ed una larga azione di propa-ganda e reclutamento sindacale al fine di avere in ogni provincia e località un numero di iscritti ai sindacati assai più elevato di quello degli iscritti al partito.  In certe provincie la percentuale di iscritti ai sindacati in rapporto al numero dei lavoratori organizzabili è così poco elevata da impedire che il sindacato possa assolvere alla sua funzione di direzione della lotta operaia e dei lavoratori.  Nel sindacato unitario l'operaio deve compiere la sua prima esperienza, deve ma-turare la sua coscienza di classe; ma questo risultato si otterrà soltanto nella misura in cui il sindacato vive alla base e l'operaio partecipa alla sua vita come elemento attivo.  La coscienza sindacale delle masse deve essere elevata facendo in modo che esse partecipino direttamente alla discussione e alla determinazione delle questioni che le riguardano.  La coscienza sindacale deve essere considerata come il primo gradino attraverso il quale l'operaio e l'operaia passano per acquistare la maturità necessaria a militare nelle file del partito comunista.
Comitati dei Partigiani della pace - I comunisti devono dare tutto il loro appoggio e contri-buire con la loro attività a far sorgere i Comitati dei partigiani della pace almeno in tutti i co-muni dove esiste la sezione di partito o un gruppo di comunisti non ancora organizzati in cellula.
Un più gran numero di compagni devono essere messi a disposizione del Movimento dei partigiani della pace in modo che questo abbia la possibilità di moltiplicare il numero dei Co-mitati locali per la pace (nelle strade, nei caseggiati, nelle fattorie, nel villaggi, nei reparti), I capigruppo devono considerare come compito loro quello di contribuire a dare vita ad alme-no un Comitato di base dei partigiani della pace.
Associazioni Italia - URSS - Un'attenzione assai più grande che per il passato dev'essere data all'attività dell'Associazione Italia - URSS, il cui sviluppo è particolarmente importante per assi-curare una più larga popolarizzazione delle grandiose realizzazioni dell'Unione Sovietica, una più efficace propaganda del socialismo, per smascherare le calunnie antisovietiche dei fautori di guerra. 1 comunisti devono aiutare questa associazione a diventare una organizzazione di massa.
Alle associazioni contadine devono pure essere forniti un maggior numero di compagni co-me attivisti e come dirigenti.  Le organizzazioni del partito devono dare tutto il loro appoggio al sorgere e al consolidarsi di tali associazioni il cui sviluppo deve segnare una fase decisiva nell'organizzazione di un vasto movimento contadino e un rafforzamento delle lotte per la terra.
Forme di organizzazione di tipo particolare - Un'attenzione particolare dev'essere dedicata allo sviluppo di quelle forme di organizzazione che hanno un carattere di « movimento » e sono largamente unitarie quali: i Comitati per la terra, i Consigli di gestione, i Comitati per la rinascita (del Mezzogiorno, del Fucino, della Sardegna, della Delta Padano ecc.), i Comitati di difesa (dell'industria, della libertà, della Resistenza, della Costituzione, dell'arte, del cine-ma ecc.) i Comitati di agitazione, le Giunte e le Consulte popolari ecc.
Queste forme di organizzazione, per il loro carattere molto largo, ci permettono il contatto con larghi strati di lavoratori, con forze nuove, anche con quelle che si staccano dall'influenza e dal blocco governativo ma che non riescono a portarsi su posizioni di lotta avanzata. t neces-sario che i compagni in questi movimenti lavorino per dare ad essi maggiore stabilità, conti-nuità d'azione e per consolidare i loro legami con le masse.
I ceti medi delle città - Lottando con tutte le nostre forze per rafforzare l'unità della classe operaia, dobbiamo lavorare meglio per allargare le alleanze della classe operaia.
Dobbiamo occuparci assai di più del ceto medio di città, del lavoro tra quelle larghe catego-rie di tecnici, professionisti, insegnanti, professori, intellettuali che vivono in condizioni disa-giate e che spesso non trovano l'appoggio necessario per la difesa dei loro interessi materiali, culturali e sociali.
Così pure è necessario occuparci di più della situazione di migliaia di piccoli industriali, arti-giani, commercianti a contatto quotidiano con una massa complessiva di milioni di lavoratori che essi dirigono nella produzione e sul quali esercitano un'influenza politica ed ideologica.
Le amministrazioni comunali - 1 Comitati direttivi delle organizzazioni del partito (federa-zione, comitati di città, sezioni) devono dare la massima importanza all’attività dei consiglieri comunisti nelle giunte provinciali, nei Comuni e nei Consigli regionali, non solo dove assieme ai compagni socialisti e agli elementi democratici siamo una maggioranza, ma anche là dove siamo in minoranza.  Sarebbe un grave errore ritenere che dove siamo in minoranza, non vi sia nulla da fare per difendere gli interessi dei lavoratori e dei cittadini.
Gli esempi dell'azione svolta dalle minoranze consiliari di Roma e di Napoli stanno a dimo-strare che molto si può fare per smascherare le amministrazioni reazionarie e antipopolari e per spostare il corpo elettorale.  Le Segreterie federali, i Comitati comunali, i Comitati di sezio-ne, devono seguire direttamente e dirigere l'attività dei compagni nei Consigli comunali e provinciali.
Una cura particolare deve essere data all'inquadramento dei gruppi consiliari provinciali e comunali provvedendo ad ogni gruppo un presidente dotato delle qualità politiche necessarie.  Al fine di assicurare una forte direzione politica è necessario che i dirigenti politici, membri delle Segreterie federali e dei Comitati comunali, dei comitati di sezione, facciano parte dei Consigli comunali e provinciali.
La Federazione giovanile comunista - Per quanto la FGCI sia un'organizzazione di massa di tipo particolare, con una qualifica e una caratteristica politica ben determinata, il partito deve dedicare ad essa la sua attenzione e le sue cure.  Tutto il partito, dal centro alla periferia, è responsabile dello sviluppo della FGCI e della sua azione tra le masse giovanili.  Pertanto nel piani di lavoro e nella utilizzazione delle forze del partito, l'attività per aiutare, assistere e rafforzare la FGCI e la sua azione di massa deve occupare un posto di primo piano.
Un compito per ogni compagno - Non vi deve essere di regola un solo compagno che espli-chi solo un'attività interna di partito: ogni comunista oltre ad essere un militante di partito ed un iscritto al sindacato deve essere un'attivista permanente in almeno una organizzazione di massa (o nel sindacato, o nel Comitato per la pace, o nell'Associazione Italia - URSS o in Solidarietà democratica, in una cooperativa, in una associazione culturale, ricreativa ecc..). I comunisti devono non solo aderire alle associazioni democratiche, ma svolgere in esse una azione permanente, divenirne i migliori attivisti e dirigenti guadagnandosi la stima e l'appoggio de-gli altri associati.
Ogni comunista dovrebbe ricoprire almeno una carica non di partito o nell'amministrazione pubblica (sindaco, assessore, consigliere) o nella direzione di un'associazione di massa, (sinda-cato, cooperativa, associazioni combattentistiche, Commissioni interne, CRAL, ecc.) deve cioè sviluppare l'attività che lo metta a contatto diretto con i lavoratori di altri partiti e senza parti-to e con i loro problemi, e in condizioni di esercitare una funzione dirigente verso le masse.
Lo sforzo che il partito dovrà compiere per aiutare, sviluppare e consolidare le organizzazio-ni democratiche, mettendo a loro disposizione un numero sempre maggiore di attivisti e di dirigenti non solo non indebolirà ma rafforzerà il partito.  Perché il partito sarà tanto più forte quanto più tutti i suoi iscritti saranno legati alle masse lavoratrici e a contatto diretto con i loro problemi.
Naturalmente le organizzazioni del partito (Comitati federali, di sezione e di cellula) non solo provvederanno a distribuire le loro forze in seno alle varie associazioni in modo che i co-munisti siano attivamente presenti dappertutto, ma dovranno pure provvedere a coordinare l'attività che i comunisti svolgono in seno alle associazioni di massa.
Il coordinamento dell'attività - Non si tratta di ritornare alla costituzione delle frazioni comuniste in seno alle associazioni di massa.  Il coordinamento dell'attività deve avvenire in forme diverse, ma non può essere abbandonato alla spontaneità.
In tutte le istanze di ogni organizzazione, associazione e movimento il coordinamento del-l'attività dei comunisti e dei simpatizzanti deve essere assicurato per mezzo dei comitati di corrente, composti da un numero ristretto di compagni tra i più autorevoli e qualificati, i quali dovranno coordinare l'attività di questi compagni, orientare e indirizzare l'azione di tutti i comunisti che fanno parte della rispettiva associazione e assicurare regolari legami con le com-petenti istanze dei partito.  A questo scopo ciascun comitato di corrente potrà, d'accordo con le istanze dirigenti del partito, convocare delle riunioni dei comunisti aderenti alla rispettiva associazione di massa, ogni qualvolta ciò si renda necessario - ad esempio - per concordare l'atteggiamento comune da assumere di fronte a problemi di maggiore rilievo.
1 comitati di corrente devono avere un funzionamento più regolare e di maggiore collegiali-tà, sia nelle organizzazioni nazionali sia in quelle provinciali.

2. La lotta per l'unità della classe operaia, l’attività dei comunisti nelle fabbriche
L'azione scissionistica svolta negli ultimi anni dagli agenti dell'imperialismo in Italia è fallita completamente nei suoi assurdi obiettivi di spezzare la unità della classe operaia e di dare un colpo serio all'influenza del nostro partito e del partito socialista tra la classe operaia e i lavoratori.  Ma, valendosi dell'appoggio incondizionato degli industriali, del governo e dei suoi organi periferici, e profittando di una congiuntura economica che consente di ricattare il sin-golo operaio o operaia con la minaccia della disoccupazione e della fame, le organizzazioni socialdemocratiche di destra, e soprattutto quelle clericali, sono riuscite a mettere in piedi del-le organizzazioni scissionistiche per servirsene nella loro opera di crumiraggio e di tradimento.
Per quanto queste organizzazioni raggruppino una ristretta minoranza di operai e di lavora-tori e non abbiano alcuna vita democratica interna, esse rappresentano pur sempre un elemen-to di indebolimento dell'unità della classe operaia.  Inoltre, l'esistenza di un forte numero di lavoratori non organizzati in alcun sindacato, porta, specie in alcune categorie, a un indeboli-mento relativo all'azione della classe operaia nella sua lotta in difesa dell'industria e della pro-duzione nazionale, contro lo sfruttamento e il super sfruttamento, contro il regime poliziesco e di intimidazione instaurato nelle fabbriche, in difesa della libertà e della pace.
Per questi motivi occorre che il partito faccia della lotta per il rafforzamento dell'unità della classe operaia, uno degli obiettivi permanenti e fondamentali della sua azione, della sua poli-tica nelle fabbriche e fra gli operai disoccupati.
Fronte unico - Per rafforzare l'unità della classe operaia è necessario condurre nelle fabbri-che e sui luoghi di lavoro una larga azione di fronte unico.  Questa azione deve mirare a creare un blocco di tutte le forze sinceramente democratiche, sulla base della difesa degli interessi e delle aspirazioni comuni di tutti gli operai, legate ai motivi della libertà, della pace e dell'in-dipendenza nazionale per riuscire, in stretta collaborazione con il partito socialista, a sventare le manovre avversarie che vorrebbero scavare un abisso tra i vari gruppi della classe operaia.
Il partito nelle fabbriche - Dev'essere rafforzata l'organizzazione e l'azione del partito in tutte le fabbriche perché solo un partito bene orientato, attivo e saldamente organizzato, com-posto dagli elementi più stimati, coscienti e combattivi della classe operaia, può costituire la premessa per il successo della lotta per il rafforzamento dell'unità della classe operaia.
Dev'essere specialmente rafforzata l'attività nelle grandi fabbriche per il peso che esse han-no nella vita nazionale.  Le organizzazioni di queste fabbriche devono elevare il tono politico della loro attività, migliorare il loro funzionamento onde servire da esempio e guida per tutte le altre organizzazioni.
La cellula in ogni fabbrica - Dev'essere organizzata la cellula del partito in ogni fabbrica o luogo di lavoro dove esista un numero anche minimo di iscritti al partito (secondo lo statuto dovrebbero essere almeno cinque, ma non bisogna formalizzare.  Ovunque ci siano anche 4 o 3 comunisti è bene organizzare un nucleo di partito con un responsabile).
Avvicinare gli operai e le operaie anche sul luogo di abitazione per reclutare al partito gli operai e le operaie migliori e organizzare con essi le cellule in quei luoghi di lavoro nel quali non esistono ancora degli operai iscritti al partito.  Questo sistema è raccomandabile, soprattut-to in quei casi nei quali la reazione padronale non consente a estranei, neppure al dirigenti sindacali, di riunire gli operai e le operaie nella fabbrica o anche soltanto di accedervi per pren-dere contatto con loro.
Le federazioni e le sezioni dovranno nelle prossime settimane porsi in modo concreto e ope-rativo il compito di creare le cellule del partito in centinaia di nuove fabbriche e officine, parti-colarmente piccole e medie, ove già esistono le Commissioni interne e spesso anche dei comu-nisti isolati, ma dove non esiste ancora la cellula.
Le conferenze di officina - Devono essere convocate più frequentemente delle conferenze di officina allo scopo di allargare l'azione politica di massa del partito e interessare alla prepa-razione delle agitazioni e delle lotte economiche- e politiche i lavoratori disorganizzati, senza partito o influenzati da altri partiti.
Le conferenze di officina devono servire pure a popolarizzare, propagandare la politica del partito ed a sviluppare un'azione di proselitismo.  La convocazione di conferenze di officina nelle aziende dove non esiste l'organizzazione comunista ci permette di prendere contatto po-litico con un certo numero di lavoratori, facilita il loro avvicinamento al partito, la loro attìviz-zazione e la loro organizzazione.
Le assemblee di cellula - Hanno un'importanza fondamentale per l'orientamento politico dei compagni, per il dibattito e la realizzazione della linea politica del partito; per l'organizza-zione del lavoro e il controllo sull'esecuzione, per tutta la vita e l'attività della cellula.  Dev'es-sere perciò attribuita grande importanza al mondo come vengono preparate e tenute le assem-blee di cellula.  Prima di essere portati davanti all'assemblea della cellula i problemi devono essere studiati e i rapporti ben preparati.  Gli scopi per cui si tiene l'assemblea devono essere ben chiari e altrettanto le conclusioni a cui si vuole arrivare.
Rapporti tra cellula e organismi di fabbrica - I rapporti tra cellula e organismi di fabbrica - Commissioni interne in special modo - devono essere regolati in modo che ciascun organi-smo assolva ai compiti che gli sono propri. I comunisti membri delle Commissioni interne, dei Consigli di gestione, degli organi direttivi delle mutue, dei circoli ecc. devono rendersi conto che nell'interesse della classe operaia è necessario esista nella fabbrica una cellula politi-camente efficiente e numericamente forte e una organizzazione sindacale unitaria, la più larga e attiva possibile, che conduca una intensa vita democratica e difenda gli interessi economici, professionali, degli operai e delle operaie.
Il compito dei comunisti membri delle Commissioni interne, come pure di quelli membri degli altri organismi di fabbrica, è quello di far funzionare la Commissione interna tutta intera come organismo unitario di tutti gli operai, gli impiegati ed i tecnici, limitando la sua azione a quei problemi che interessano tutta la maestranza, indipendentemente dalla appartenenza a questo o quel partito, a questa o quella organizzazione sindacale, a nessun partito e a nessu-na organizzazione sindacale.
Organizzare gli operai disoccupati – E’ necessario introdurre nuove forme particolari di or-ganizzazione degli operai disoccupati che aderiscono alle C.d.L. perché la pratica sin qui ese-guita di organizzarli solo nelle rispettive categorie ha dato scarsi risultati. I disoccupati organiz-zati nella C.G.I.L. sono oggi al massimo il 15-20 per cento di tutti i disoccupati.  L'organizza-zione dei disoccupati per categoria professionale esclude automaticamente la possibilità di or-ganizzare i giovani che ogni anno raggiungono l'età di lavoro ma non possiedono ancora una professione; così pure restano fuori le larghe masse della manovalanza generica che è quella prevalente fra i disoccupati, la quale non è strettamente legata a nessuna categoria particolare, ma chiede assistenza, la difesa dei propri interessi e un qualsiasi lavoro per uscire dalla situazio-ne di fame in cui versa.
Organizzazioni apposite di disoccupati, aderenti alle Camere del lavoro, che permettano di raccogliere attorno ai sindacati unitari la maggior parte dei due milioni di disoccupati, faranno fallire i tentativi delle organizzazioni padronali di mettere gli operai disoccupati contro quelli occupati, consentiranno di sviluppare una azione più efficace in difesa dei loro interessi parti-colari e di collegare le loro lotte con quelle degli operai occupati.

3. L'attività del partito in direzione delle masse organizzate e influenzate dagli altri partiti avversari
Negli ultimi tre anni una parte delle nostre organizzazioni ha rivolto la propria attenzione alle masse dei lavoratori organizzate e influenzate dal partiti governativi e avversari . Ma salvo alcune eccezioni le nostre organizzazioni si sono limitate essenzialmente a compiere un lavoro di studio e di propaganda.  E ovvio rilevare che l'insufficiente lavoro del partito in questo setto-re ha facilitato il compito dell'avversario nella sua azione scissionistica tra le masse lavoratrici e le forze democratiche. t chiaro che non sarà possibile rafforzare l'unità della classe operaia e conquistare la maggioranza delle masse lavoratrici al fronte del lavoro, della libertà e della pace se il partito non saprà compiere un lavoro conseguente tra i lavoratori organizzati e in-fluenzati dall'avversario.
Liquidare il settarismo - Per migliorare la situazione in questo importante settore di attivi-tà del partito è necessario innanzitutto svolgere un intenso lavoro di chiarificazione in tutto il partito onde liquidare il settarismo ancora diffuso, che porta a mettere sullo stesso piano i dirigenti traditori socialdemocratici e cattolici, con l'operaio e il lavoratore socialdemocratico e democratico cristiano.  I comunisti devono imparare a fare una distinzione non solo tra i diri-genti e gli iscritti di questi partiti, ma anche tra i dirigenti nazionali e quelli locali.  Con questi ultimi, pur senza rinunciare a criticare quelle loro posizioni che nuocciono agli interessi della classe operaia e a denunciare eventuali atti di tradimento dei lavoratori, bisogna tenere conto che poiché essi vivono più vicino alle masse sono più sensibili alle pressioni e agli orientamenti di queste, ed è quindi più facile trovare un comune terreno d'intesa. 1 numerosi esempi di intesa e di azione comune, nell'interesse della classe operaia, anche quando vi era il veto asso-luto dei loro dirigenti provinciali e nazionali, dimostrano che queste possibilità esistono.  Na-turalmente occorre bandire le ingiurie, la polemica aspra, sterile e vuota su motivi astratti e lontani.  Nessuna intesa è possibile con lavoratori di altre opinioni politiche se noi pretendia-mo da essi la rinuncia delle loro opinioni o se li offendiamo nella loro fede o nelle loro convinzioni.
Occorre invece profittare di tutte le occasioni e le possibilità di contatto di discussione nelle Commissioni interne, nei reparti, nel Consigli comunali, nelle associazioni combattentistiche, femminili, giovanili ecc. per affrontare i problemi di comune interesse per tutte le masse po-polari e su questi trovare il maggior numero possibile di occasioni per marciare insieme.
A questo scopo è necessario che la nostra propaganda orale e scritta venga meglio curata, preparata e controllata onde ricercare e usare quelle giuste impostazioni e quelle formulazione che, anche attaccando i dirigenti traditori dei partiti governativi e i loro atti, trovino sempre la maniera di rivolgersi ai lavoratori da questi organizzati e influenzati, senza urtarli, ma riu-scendo a farsi intendere.
Questo non significa che si debba rinunciare alla critica delle posizioni contrarie agli interes-si della classe operaia e del popolo.
L'unità si realizza nella lotta - Anche nei confronti dei lavoratori di fabbrica siano essi ope-rai, impiegati o tecnici democristiani, saragattiani o di qualunque opinione politica, quando questi sono politicamente attivi e assumono posizioni dannose agli interessi della classe operaia e del popolo, dobbiamo condurre la critica.
Naturalmente la critica dev'essere fatta con argomenti convincenti, in modo serio, giudizio-so, non con delle ingiurie.
La lotta per l'unità della classe operaia e dei lavoratori non solo non esclude, ma al contrario rende ancora più necessaria la critica seria, intelligente e motivata del riformismo e del social-democraticismo, come pratica della collaborazione con la grande borghesia, con l'imperiali-smo, con i fautori di guerra.
Credere di poter rafforzare l'unità della classe operaia e dei lavoratori senza la lotta è un'il-lusione.  L'unità non può essere realizzata e rafforzata che attraverso la lotta.
In primo luogo con una lotta accentuata contro i nemici aperti e dichiarati dell'unità della classe operaia, contro coloro che lavorano per conto dell'imperialismo americano e nostrano per dividere e spezzare l'unità della classe operaia e dei lavoratori.
L'Azione Cattolica, pur non essendo un vero e proprio partito politico, deve essere conside-rata sul medesimo piano dei partiti governativi e avversari e per la funzione che essa assolve di tramite d'unione tra i ceti più reazionari, il governo clericale e le masse, deve richiamare la particolare attenzione di tutte le organizzazioni di partito.
Data la grande influenza che l'Azione Cattolica esercita su larghe masse di giovani e di don-ne, nelle città e nelle campagne, un compito particolare in questa direzione spetta alla FGCI e alle cellule femminili del partito e a quelle organizzazioni e associazioni democratiche di massa giovanili e femminili che i comunisti promuovono e sostengono.
Allo scopo di sviluppare metodicamente una attività continuativa in direzione delle masse influenzate e organizzate dagli altri partiti è indispensabile che sia fissata una responsabilità di direzione di tale lavoro.  Per non dovere creare una Commissione di lavoro accanto alle altre, che sono già tante, e anche perché questa attività non può essere riservata a piccoli nuclei di attivisti specializzati, la responsabilità della direzione di questa attività deve essere assegnata a un comitato composto da dirigenti delle Commissioni di organizzazione, di propaganda e del lavoro di massa.

4. Moltiplicare il numero degli attivisti permanenti (capi gruppo), elevare la loro qualifica politica.
I successi ottenuti dal partito nell'organizzazione, nell'inquadramento e nella attivizzazione di un grande partito di massa e di popolo sono della massima importanza e non devono essere sottovalutati.  Migliaia e decine di migliaia di nuovi quadri dirigenti sono stati avanzati a posti di maggiore responsabilità e molte migliaia di comunisti qualificati dirigono i sindaca-ti, le cooperative, i Comitati dei partigiani della pace, le associazioni di massa femminili, ecc.  Il numero delle cellule è stato aumentato, con particolare riguardo a quelle sul luogo di lavoro, e gli altri organismi quali i comitati di fabbrica, i Comitati comunali, quelli di settore, di zona e regionali hanno trovato il loro giusto assestamento collaudato dall'esperienza.  In occasione delle grandi campagne (tesseramento, mese della stampa) e delle grandi lotte (campagne elet-torali, occupazioni delle terre, scioperi a rovescio, 14 luglio, lotte in difesa dell'industria, lotte contro gli eccidi, ecc..) il partito è riuscito ad attivizzare la quasi totalità dei suoi iscritti.
Ma all'infuori di queste campagne e di queste lotte una parte ancora troppo piccola di iscrit-ti al partito è permanentemente attiva, svolge una attività responsabile dentro e fuori del par-tito.  In relazione ai compiti che stanno dinanzi al partito occorre compiere uno sforzo decisivo per rendere le organizzazioni di base più attive e solide e moltiplicare nel più breve tempo possibile il numero dei compagni attivi permanentemente nel partito e nelle organizzazioni di massa e non soltanto in determinate occasioni.
Dev'essere condotta una larga insistente campagna per costituire in tutto il partito i capi-gruppo di dieci.  Durante lo scorso anno i capigruppo sono aumentati di 32.070, ma in com-plesso essi sono ancora soltanto 106.516, cioè circa metà di quanti dovrebbero essere (si inten-de per il solo partito, senza contare la FGCI).
Questo significa che circa metà del partito non ha ancora applicato questa direttiva e questo fatto rappresenta un serio elemento di debolezza che deve essere al più presto superato, perché tutti sentiamo la necessità di irrobustire la struttura interna del partito, di renderla più capillare.
Funzione dei capi gruppo - I capigruppo non dovranno più essere dei semplici raccoglitori di quote e dei diffusori della stampa (anche se questi compiti modesti ma importanti dovran-no continuare ad essere assolti) ma dei veri e propri dirigenti politici di base, capaci di compie-re un lavoro di orientamento, di educazione e di direzione sul gruppo di compagni affidato alla loro cura.  Il capogruppo deve essere il più attivo dei dieci non solo all'interno del partito, ma fuori del partito, nel sindacato, nel movimento dei partigiani della pace, nelle organizza-zioni di massa.
La figura politica del capogruppo dovrà essere maggiormente valorizzata assegnando ad esso compiti politici nei confronti del suo gruppo e in direzione delle organizzazioni di massa.  Do-vranno essere tenuti dei corsi brevi di formazione e di perfezionamento dei capigruppo, pub-blicando bollettini appositi (o rubriche nella stampa del partito esistente nel quali vengono illustrati i loro compiti, gli esempi del loro buon lavoro e le loro esperienze).  Gli stessi capi-gruppo dovranno collaborare a queste pubblicazioni.  Dovranno essere tenute riunioni, assem-blee, conferenze di capigruppo ecc.
Bisogna stimolare nel partito l'orgoglio di essere promossi capigruppo e l'ambizione di me-ritarlo.  In pari tempo uno dei compiti essenziali del capogruppo è di fare in modo che i comu-nisti del gruppo che egli dirige siano attivi nelle organizzazioni di massa e gli riferiscano rego-larmente sul lavoro che in esse svolgono.  Nelle scelte dei candidati da eleggere nei comitati di cellula e nei comitati direttivi di sezione si deve dare la preferenza a quei compagni i quali si siano distinti nella loro attività di capogruppo.
La moltiplicazione del numero dei capigruppo, la loro valorizzazione politica, l'allargamen-to della loro possibilità di azione autonoma e di una loro iniziativa, non devono in nessun caso andare a detrimento della attivizzazione della cellula come organismo di base fondamen-tale del partito.
Anzi, il numero maggiore di compagni attivi e capaci, e una giusta direzione del lavoro dei capigruppo, deve portare a un potenziamento della cellula, allo sviluppo e al miglioramento della sua attività.
 
 

5. Per una svolta nella costruzione del partito e delle organizzazioni di massa nel Mezzo-giorno e nelle Isole
Lo sviluppo raggiunto dal partito nel Mezzogiorno e nelle Isole, la formazione di numerosi nuovi quadri dirigenti capaci e combattivi, le lotte sostenute con successo alla testa delle masse rendono urgente uno sforzo serio onde riuscire a superare nel più breve tempo possibile le de-bolezze che hanno caratterizzato le nostre organizzazioni fino ad ora.  Oggi nessuno teorizza più sulle condizioni obiettive che renderebbero impossibile nel Mezzogiorno e nelle Isole la creazione di un vero partito, anziché di un semplice movimento fluttuante e instabile, ma per-mangono ancora molte debolezze che occorre assolutamente superare per creare organizzazio-ni veramente all'altezza di guidare l'azione delle masse in tutte le condizioni.
Per superare le debolezze esistenti occorre innanzitutto differenziare nettamente l'organiz-zazione del partito per la sua composizione e la sua azione da una qualsiasi organizzazione professionale e di difesa degli interessi immediati delle masse lavoratrici.  Bisogna proporsi di dare a chi si è iscritto al partito una coscienza politica più elevata della semplice coscienza sin-dacale, che rappresenta il primo passo del lavoratore sulla via della lotta di classe.  La adesione al partito anziché a una organizzazione sindacale non deve essere abbandonata alle circostanze accidentali, ma deve essere determinata da un'azione cosciente e da un giudizio politico sulla maturità e la preparazione minima che deve possedere chi aderisce al partito comunista.
Per queste considerazioni la cosa più naturale sarebbe quella che il reclutamento al partito avvenisse generalmente fra quel lavoratori più combattivi e coscienti, che si sono distinti e sono già organizzati nel sindacato o in altra associazione di massa.
Porre oggi il reclutamento esclusivamente su questa base, quando le organizzazioni e le associazioni democratiche di massa, compresi i sindacati, hanno meno iscritti del partito, po-trebbe assumere un carattere restrittivo.
Il reclutamento potrà avvenire anche fra i lavoratori più coscienti e combattivi non ancora organizzati.  Ma occorre pur sempre che una certa selezione fra coloro che aderiscono al partito venga fatta.
Il rafforzamento numerico delle organizzazioni del partito dovrà essere conseguito con un reclutamento più politico e meno spontaneo, e lottando contro il fenomeno della fluttuazione
annuale, che da un lato è indice di leggerezza nel reclutamento e dall'altro di cattivo lavoro per tenere nel partito coloro che vi hanno dato l'adesione e fame dei comunisti fedeli e coscienti.
Nel Mezzogiorno e nelle Isole occorre procedere alla formazione delle cellule.  Anche in que-ste regioni è del tutto possibile costruire il partito sulla base della struttura fondamentale di ogni organizzazione comunista.  Senza la suddivisione delle sezioni in cellule il partito non po-trà mandare avanti l'opera della propria edificazione e tutta l'organizzazione continuerà a pog-giare su un piccolo numero di dirigenti, in mezzo ad una massa di elementi passivi.  Così pure si deve procedere con slancio e impegno alla creazione e alla formazione dei capigruppo come nelle altre regioni del centro e dei settentrione.
E’ assolutamente indispensabile condurre una larga azione propagandistica e organizzativa per sviluppare fortemente tutte le organizzazioni di massa, in primo luogo i sindacati e le asso-ciazioni contadine autonome, affinché il partito cessi di essere in molti luoghi l'organizzazione di massa più numerosa.  Il partito sarà tanto più robusto nella misura in cui attorno ad esso sorgeranno larghe organizzazioni sindacali ed associazioni di massa forti e numerose.  Questo risultato però non deve essere ottenuto mediante il rallentamento dell'opera di proselitismo e di reclutamento al partito.  Nel Mezzogiorno e nelle Isole il partito deve essere rafforzato in misura sostanziale anche dal punto di vista numerico.
I comunisti devono dare tutte le loro energie per portare nei sindacati e nelle associazioni di massa gran parte delle masse lavoratrici ancora disorganizzate e che pur tuttavia partecipano sovente attivamente alla lotta.
La svolta nello sviluppo del partito e nella creazione di vaste organizzazioni di massa nel Mezzogiorno e nelle Isole non deve essere considerata come un compito esclusivo dei comuni-sti e delle organizzazioni meridionali.  Affinché questo processo si compia rapidamente e con successo occorre che tutto il partito, e in primo luogo le organizzazioni delle regioni più avan-zate, si sentano investite di questo compito di importanza nazionale e diano un loro contribu-to in mezzi e uomini.
Inoltre non è sufficiente che lo sforzo sia fatto dal partito.  Per riuscire a far fare un passo avanti decisivo nella creazione di un vasto movimento organizzato nel Mezzogiorno e nelle Isole è indispensabile che contemporaneamente agiscano nella stessa direzione tutte le grandi organizzazioni democratiche nazionali quali la CGIL, la Lega nazionale delle cooperative, asso-ciazioni contadine, ecc. e che i comunisti che occupano in esse posti di responsabilità si faccia-no interpreti di questa necessità.
Questi problemi posti soprattutto per il Mezzogiorno e per le Isole si pongono sia pure in misura e sotto aspetti diversi, anche per le organizzazioni del Veneto alle quali tutto il partito deve dare un più forte aiuto: quest'aiuto dev'essere dato in modo particolare dalle organizza-zioni confinanti della Lombardia e dell'Emilia.

Per un vigoroso sviluppo qualitativo, politico, ideologico, dei quadri del partito
Il consolidamento conseguito dalle organizzazioni del partito negli ultimi tre anni ha reso evidente che l'ulteriore sviluppo dipende in larga misura dalla selezione e dalla giusta scelta dei quadri proposti alla direzione delle organizzazioni del partito e di quelle di massa, dipen-de dall'opera costante e sistematica di assistenza e di elevamento politico-ideologico compiuta nei loro riguardi.
Conoscere meglio i compagni dirigenti, dai capigruppo ai capi cellula, su su fino ai membri dei comitati federali, ai dirigenti delle organizzazioni e delle associazioni di massa è una neces-sità non più procrastinabile per ogni organo dirigente del partito onde poter mettere ciascuno al proprio posto, curarlo, migliorarlo.
Nessuna seria politica di consolidamento e di sviluppo del partito e delle organizzazioni di massa, sulla linea tracciata dal congresso, sarà possibile senza seguire una giusta azione nella formazione e nell'avanzamento di quadri dirigenti vecchi e nuovi.
L'obiettivo di una buona politica di quadri sta nel mirare a formare dirigenti comunisti che sappiano comprendere e tradurre nella realtà la politica del partito nella sua lotta per la pace, il lavoro, e la libertà, nel saper scegliere ed elevare ai posti di direzione compagni capaci di applicare la politica del partito con intelligenza ed energia.  Ogni tolleranza o debolezza verso il settarismo e l'opportunismo in questa scelta è un danno per l'influenza del partito ed uno ostacolo serio al successo della sua azione.
I passi compiuti nella rilevazione del numero dei quadri del partito in ogni provincia e nella loro conoscenza non sono ancora tali da garantire che le federazioni possano realizzare la seria politica di quadri che oggi s'impone. I rilievi sono fatti in base a calcoli induttivi e la conoscen-za dei quadri è ancora occasionale e superficiale.  In un terzo almeno delle federazioni manca persino la commissione adatta ad assolvere questo indispensabile lavoro di direzione.  Partico-lare attenzione nella politica di quadri deve essere data alla formazione dei dirigenti provincia-li che è ancora lenta.  Il legame di ognuno di questi quadri con una associazione di massa, la partecipazione alle lotte, alle riunioni degli organi dirigenti, l'applicazione allo studio indivi-duale e nelle scuole di partito sono i mezzi che devono accelerare i ritmi di questa formazione.
In questi tre anni i dirigenti delle sezioni sono stati in parte avanzati e in parte sostituiti da compagni più capaci, più adatti alle condizioni della lotta attuale, più compresi della linea politica del partito.  Questi progressi devono essere consolidati, dando ai quadri selezionati la abilità di acquistare una maggiore iniziativa attraverso riunioni, discussioni e controlli collettivi delle azioni e del lavoro.  La categoria di quadri sulla quale deve essere concentrato il massimo di attenzione è quella dei dirigenti degli organismi di base del partito, delle cellule e, soprattutto, dei capigruppo collettori, perché costituiscono il punto più importante del no-stro schieramento.  Il quadro di officina deve essere oggetto di cure particolari dandogli una ba-se di massa sempre più larga e organizzata.  Occorre, infine, dare migliaia e migliaia di quadri comunisti a tutte le associazioni di massa, a tutti i movimenti popolari, contribuire a svolgere una politica di massa e risolvere i problemi concreti che i lavoratori si pongono.
Le scuole di partito - Negli ultimi anni è stato compiuto uno sforzo poderoso per elevare la preparazione politico-ideologica dei quadri comunisti.  Circa 60 mila compagni sono passati dalle scuole e dai corsi di vario tipo.  Su questa via bisogna andare avanti fino a toccare la gran-de maggioranza dei quadri comunisti.  Lo sviluppo assunto dai brevi corsi deve indurre le fede-razioni che non lo avessero ancora fatto a mettersi sul terreno di organizzare questi brevi corsi e interessare centinaia di migliaia di compagni ai problemi della politica e della dottrina marxista leninista.  Un particolare aiuto deve essere dato alle organizzazioni di partito dell'Italia centro-meridionale nel campo della educazione politico-ideologica, perché per la loro povertà esse non riescono a dare ai loro quadri l'appoggio e l'assistenza necessaria per aiutarne l'elevamen-to ideologico. Scuole regionali di breve durata dovranno essere organizzate per i quadri meri-dionali mettendo a loro disposizione i mezzi e l'attrezzatura delle scuole centrali di partito.
Devono essere anche studiati i mezzi e i metodi per estendere al Mezzogiorno i successi otte-nuti nelle regioni del nord nel campo della educazione politico-ideologica di massa.
Critica ed autocritica - La critica e l'autocritica e una maggiore disciplina politica devono essere considerate come strumenti fondamentali per il consolidamento del partito, il migliora-mento della sua attività, la formazione di quadri dirigenti di tipo bolscevico.
Deve essere sviluppata maggiormente la critica dal basso come elemento di stimolo, di con-trollo e di aiuto ai dirigenti, per lavorare sempre meglio.
L'autocritica non deve essere formale e superficiale, limitarsi a riconoscere che era possibile fare di più e meglio, ma andare fino alle cause delle debolezze del nostro lavoro e all'adozione delle misure necessarie per superarle.
La disciplina politica, che riguarda la responsabilità, l'applicazione delle direttive deve esse-re sostenuta dando un contenuto più politico a tutto il lavoro di organizzazione, migliorando il controllo sull'esecuzione e il lavoro collegiale di tutti gli organi del partito.
L'applicazione integrale della linea politica del partito in tutte le sue istanze, da parte di tutti i militanti, di tutti gli attivisti è la condizione prima del successo.  Le manchevolezze, il difetto dei risultati nell'azione del partito in alcune zone e in alcune campagne politiche dipende dalla difettosa applicazione della politica del partito.  Combattere le impostazioni sba-gliate della linea politica, chiarire le incomprensioni, precisare le prospettive, impedire la infil-trazione di posizioni politiche estranee e avverse alla ideologia marxista leninista della classe operaia, significa quindi assicurare a tutto il partito un aumento della combattività di tutti i comunisti e un più vasto successo.
La vigilanza ideologico politica costituisce un grande impulso allo sviluppo di una vita democratica all'interno del partito, nelle organizzazioni di base, nelle cellule e nelle sezioni.  Essa permette di prevenire episodi clamorosi di tradimento, isola l'agente del nemico infiltratosi nelle nostre file e lo rende impotente ad agire sul piano del sabotaggio politico ed organizzativo.
L'elemento fondamentale della vigilanza ideologico-politica è costituito dal controllo sulla esecuzione delle direttive del partito e sulla applicazione delle norme statutarie.  Questo con-trollo è un compito di tutto il partito e di tutti i compagni e deve essere normalmente esercita-to nelle assemblee di cellula e nelle riunioni dei comitati e dell'attivo.
Il problema della vigilanza rivoluzionaria deve essere risolto dalle organizzazioni del partito conoscendo meglio i quadri e gli attivisti e, da parte delle organizzazioni di base, tutti gli iscritti al partito.  Di ognuno bisogna conoscere il passato, le prove che ha dato di attaccamento, di fedeltà alla causa della classe operaia e al partito.  Occorre valorizzare in modo particolare quei compagni che oltre a comprendere la politica del partito, sono da molti anni nel partito e si sono battuti nelle sue file in tutte le condizioni, anche le più avverse.  Questo loro passato unito alla capacità di saper tradurre nella realtà attuale la linea politica del partito costituisco-no un elemento di sicurezza e di forza.  Durante gli anni della guerra di liberazione e in quelli successivi alla liberazione di questi, quadri attivi e capaci, vecchi e soprattutto giovani se ne sono formati a decine di migliaia.  E’ su loro che dobbiamo tendere a far poggiare l'ossatura del partito, è su di loro che dobbiamo contare per educare, formare e dare impulso al nuovo quadro giovanile. E’ così che il partito potrà riuscire ad ottenere una solidità nei quadri ed uno sviluppo armonico dei dirigenti in tutte le istanze del partito.
Il partito dispone oggi di una grande forza.  Si tratta, migliorando il nostro lavoro e con le misure indicate, di riuscire ad accrescere ancora di più e soprattutto a impiegare bene queste forze.
Con un partito ancora più guidato dalla conoscenza e più unito dall'organizzazione, dob-biamo riuscire a unire e mobilitare non solo la classe operaia e la parte più avanzata dei lavora-tori, ma la grande maggioranza del popolo italiano nella lotta per la conquista della pace, del lavoro e della libertà.



approfondisci in questo stesso sito:
Secchia: Sul legame tra lotta economica e lotta politica[formato word]
Secchia: l'arte della organizzazione(1945)

scrivete a linearossa@virgilio.it

ritorna alla pagina di provenienza