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RIFLESSIONI SUL PARTITO DEI
COMUNISTI
"Coloro fra voi... che non
permettono alla gente di parlare, che pensano di essere tigri e che nessuno
oserà toccar loro il culo, cadranno. La gente parlerà in tutti i modi. Pensate
che nessuno oserà toccare il culo di tigri come voi? Accidenti se lo
faranno!
Mao Tse Tung
Discorso ai 7000
quadri dirigenti, Gennaio 1962
L'organizzazione politica dei
comunisti e la ricostruzione di un partito comunista in Italia, sono temi che
spesso si tende ad eludere, negare o affrontare in modo distorto. Gli approcci
che più frequentemente riscontriamo nell'attuale realtà italiana possono essere
cosμ sintetizzati:
1) Vi è chi ritiene che nel nostro
paese il partito comunista ci sia già e lo identifica in Rifondazione
Comunista.
2) Altri sostengono invece che il problema non si pone, in quanto
la forma partito sarebbe storicamente superata e non più proponibile.
3)
Altri ancora ritengono che la costituzione di un nuovo partito comunista, di cui
riconoscono la mancanza, possa realizzarsi solo in presenza di un nuovo ciclo
spontaneo di lotte dei lavoratori salariati e si limitano sostanzialmente a
rinviare la questione a tempi migliori.
4) Infine vi e' chi pensa di
risolvere il problema dando il nome di partito a dei piccoli gruppetti
completamente privi di rapporti reali con la classe.
Da parte
nostra non ci sentiamo di condividere nessuna di queste impostazioni. Siamo
coscienti del fatto che da ormai alcuni decenni i salariati italiani siano privi
di una vera organizzazione politica di classe, ne avvertiamo la necessità e
l'urgenza. Cosμ come respingiamo la rimozione del problema o il suo fatalistico
rinvio, altrettanto siamo lontani da qualsiasi ipotesi di velleitaria
autoproclamazione. Soprattutto avvertiamo la scarsa scientificità con la quale
si svolge solitamente il dibattito su questi temi.
Sono queste le
motivazioni che ci spingono a ritenere sempre più necessario un lavoro di
studio, di approfondimento teorico, di analisi dell' esperienza che possiamo
utilmente trarre dal patrimonio storico del Movimento Comunista. Senza mai
perdere di vista la realtà in cui viviamo.
In particolare pensiamo che non
si possa intraprendere seriamente alcun percorso riorganizzativo senza avere le
idee molto chiare su cos'è un partito comunista, quali le sue finalità , le sue
regole interne, i suoi rapporti con le avanguardie e con le masse.
IL PARTITO SECONDO I GRANDI DIRIGENTI DEL
MOVIMENTO COMUNISTA
MARX
"...Le
concezioni teoriche dei comunisti, non poggiano affatto su idee, su principi
inventati o scoperti da questo o quel riformatore del mondo. Esse non fanno che
esprimere in termini generali, le condizioni reali di una lotta di classe che
esiste, di un movimento storico che si svolge sotto i nostri occhi.
..."
"...Che relazione passa tra i comunisti e i proletari in
generale? I comunisti non costituiscono un partito particolare di fronte agli
altri partiti operai. Essi non hanno interessi distinti dagli interessi del
proletariato nel suo insieme. Non erigono principi particolari (settari) sui
quali vogliano modellare il movimento proletario. I comunisti si distinguono
dagli altri partiti proletari solamente per il fatto che da un lato, nelle varie
lotte nazionali dei proletari essi mettono in rilievo e fanno valere quegli
interessi comuni dell'intero proletariato che sono indipendenti dalla
nazionalità , d'altro lato per il fatto che, nei vari stadi di sviluppo che le
lotte fra proletariato e borghesia va attraversando, rappresentano sempre
l'interesse del movimento complessivo. In pratica dunque, i comunisti sono la
parte più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi, quella che sempre spinge
più avanti. Dal punto di vista della teoria essi hanno un vantaggio sulla massa
del proletariato per il fatto che conoscono le condizioni, l'andamento e i
risultati generali del movimento proletario.
Lo scopo immediato dei comunisti
e' quello stesso degli altri partiti proletari: formazione del proletariato in
classe, rovesciamento del dominio borghese, conquista del potere politico da
parte del proletariato. ..."
"...I comunisti lottano per raggiungere gli
scopi e gli interessi immediati della classe operaia, ma nel movimento presente
rappresentano in pari tempo l'avvenire del movimento stesso. ...Esso pero' (il
partito) non cessa nemmeno un istante di sviluppare fra gli operai una coscienza
quanto più e' possibile chiara dell'antagonismo e dell'inimicizia esistenti fra
borghesia e proletariato. ..."
da "Il Manifesto del Partito Comunista"
1848
"...Invece di abbassarsi di nuovo a servir da
coro plaudente ai democratici borghesi, gli operai e soprattutto la Lega debbono
adoperarsi per costituire accanto ai democratici ufficiali un'organizzazione
indipendente, segreta e pubblica, del partito operaio, e per fare di ogni
comunità della Lega il punto centrale e il nocciolo di associazioni operaie,
nelle quali gli interessi e la posizione del proletariato siano discussi
indipendentemente da influenze borghesi. ...
...Accanto ai nuovi governi
ufficiali essi devono in pari tempo istituire propri governi rivoluzionari
operai, sia nella forma di giunte e consigli comunali, sia mediante circoli e
comitati operai, cosicché i governi democratici borghesi non solo perdano subito
l'appoggio degli operai, ma si vedano fin dal principio sorvegliati e minacciati
da organismi dietro cui si trova tutta la gran massa degli operai. In una
parola: dal primo momento della vittoria la diffidenza non deve più rivolgersi
contro il vinto partito reazionario, ma contro i propri alleati di ieri, contro
il partito che vorrà sfruttare da solo la vittoria comune. Ma per potersi
contrapporre energicamente e minacciosamente a questo partito, il cui tradimento
verso gli operai incomincerà con la prima ora della vittoria, gli operai devono
essere armati e organizzati [...] Dove gli operai sono alle dipendenze dello
stato, devono effettuare il proprio armamento e la propria organizzazione in un
corpo speciale, con capi scelti da loro, oppure come parte della guardia
proletaria. Non bisognerà consegnare, sotto nessun pretesto, le armi e le
munizioni, e ad ogni tentativo di disarmo bisognerà , se occorre, opporsi con la
forza. ..."
dall'Indirizzo del Comitato centrale della Lega
dei Comunisti" 1850
LENIN
"...[La
teoria marxista] ha chiarito il vero compito di un partito socialista
rivoluzionario: non elaborazione di piani per riorganizzare la società , non
prediche ai capitalisti e ai loro reggicoda sul modo di migliorare la situazione
degli operai, non organizzazione di congiure, ma organizzazione della lotta di
classe del proletariato e direzione di questa lotta, il cui scopo finale e' la
conquista del potere politico da parte del proletariato e l'organizzazione della
società socialista. ..."
da "Il nostro programma"
1899
"...Il proletariato nella sua lotta con la
borghesia per il potere ha soltanto un'arma: l'organizzazione. Il proletariato,
diviso dalla concorrenza anarchica che regna nel mondo borghese, schiacciato
sotto il peso di un lavoro forzato per il capitale, sospinto continuamente nei
"bassifondi" di una miseria nera, nell'abbrutimento e nella degenerazione, può
diventare, e diventerà inevitabilmente, una forza invincibile soltanto perchè la
sua unione ideologica, fondata sui principi del marxismo, e' cementata
dall'unità materiale dell'organizzazione che raggruppa i milioni di lavoratori
in un esercito della classe operaia. A questo esercito non potranno resistere
ne' il potere già decrepito della autocrazia russa ne' il potere del capitale
internazionale che sta per diventarlo. ..."
da "Un passo avanti, due passi indietro"
1904
"...Educando il partito operaio, il marxismo
educa una avanguardia del proletariato, capace di prendere il potere e di
condurre tutto il popolo al socialismo, capace di dirigere e di organizzare il
nuovo regime, d'essere il maestro, il dirigente, il capo di tutti i lavoratori,
di tutti gli sfruttati, nell'organizzazione della loro vita sociale senza la
borghesia e contro la borghesia. ..."
da "Stato e rivoluzione"
1917
"...Nessun bolscevico ha mai affermato, sulla
stampa o a voce, che noi non dobbiamo prendere il potere da soli. Io mantengo
tuttora il punto di vista che un partito politico in generale, ed a maggior
ragione il partito della classe avanzata, non avrebbe il diritto di esistere,
sarebbe indegno di essere considerato un partito, sarebbe un meschino zero sotto
tutti i rapporti, se potendo accedere al potere, vi si rifiutasse. [...] Se il
partito rivoluzionario non ha la maggioranza nei reparti avanzati delle classi
rivoluzionarie e nel paese non si può parlare di insurrezione. ..."
da "I bolscevichi conserveranno il potere
statale?" 1917
"...L'avanguardia proletaria e' stata
conquistata sul piano ideale. Questo e' l'essenziale. Senza di esso non si può
compiere neanche il primo passo verso la vittoria. Ma da qui alla vittoria la
distanza e' ancora abbastanza grande. Con la sola avanguardia non si può
vincere. Gettare la sola avanguardia nella battaglia decisiva, prima che tutta
la classe, prima che le grandi masse abbiano preso una posizione o di appoggio
diretto all'avanguardia o, per lo meno di benevola neutralità nei suoi riguardi
e di completa incapacità di appoggiare i suoi avversari, non sarebbe soltanto
una sciocchezza, ma anche un delitto. Ora, perché realmente tutta la classe,
perché realmente le grandi masse dei lavoratori e degli oppressi dal capitale
giungano a prendere tale posizione, la sola agitazione non basta. Per questo e'
necessaria l'esperienza politica delle masse stesse.(...)Il compito attuale
della avanguardia cosciente nel movimento operaio internazionale, cioè il
compito dei partiti, delle correnti e dei gruppi comunisti, sta nel saper
condurre le grandi masse (tuttora sonnolente, apatiche, abitudinarie, inerti,
non ridestate, nella maggior parte dei casi) verso questa nuova posizione o,
meglio, nel saper guidare non soltanto il proprio partito ma anche queste masse
durante il loro avvicinamento, durante il loro passaggio alla nuova
posizione..."
"...Senza dubbio, quasi tutti ormai vedono che i bolscevichi
non si sarebbero mantenuti al potere, non già due anni e mezzo, ma neanche due
mesi e mezzo, se nel nostro partito non fosse esistita una disciplina
severissima, realmente ferrea, se il nostro partito non avesse avuto l'appoggio
pieno e incondizionato di tutta la massa della classe operaia, cioè di tutti i
suoi elementi, pensanti, onesti, devoti sino all'abnegazione, autorevoli e
capaci di guidare o di conquistare gli strati arretrati.(...)Da che cosa e'
mantenuta la disciplina del partito rivoluzionario del proletariato? Da che cosa
viene messa alla prova? Da che cosa viene rafforzata? In primo luogo, dalla
coscienza dell'avanguardia proletaria e dalla sua dedizione alla rivoluzione,
dalla sua fermezza e abnegazione, dal suo eroismo. In secondo luogo, dalla
capacità di questa avanguardia di collegarsi, avvicinarsi, unirsi fino a un
certo punto e, se si vuole, fondersi con la più grande massa dei lavoratori, dei
proletari anzitutto, ma anche con la massa lavoratrice non proletaria. In terzo
luogo, dalla giusta direzione politica realizzata da questa avanguardia, dalla
giustezza della sua strategia e della sua tattica politica, a condizione che le
grandi masse si convincano per propria esperienza di questa giustezza. Senza
tali condizioni la disciplina di un partito rivoluzionario, realmente capace di
essere il partito della classe di avanguardia che deve rovesciare la borghesia e
trasformare tutta la società , non può essere garantita..."
"...La negazione
del partito e della disciplina di partito(...)questo equivale a disarmare
completamente il proletariato a vantaggio della borghesia. Questo equivale
appunto a quella dispersione, a quella incostanza, a quella incapacità di tener
duro, di essere uniti, di coordinare le azioni, che sono proprie della piccola
borghesia e che perderanno inevitabilmente ogni movimento rivoluzionario del
proletariato, se saranno trattate con indulgenza. Dal punto di vista del
comunismo negare la necessità del partito significa voler saltare dalla vigilia
del crollo del capitalismo non alla fase inferiore o a quella media, ma alla
fase superiore del comunismo. In Russia (tre anni dopo aver abbattuto la
borghesia) stiamo muovendo i primi passi sulla strada che dal capitalismo
conduce al socialismo, cioè alla fase inferiore del comunismo. Le classi sono
rimaste e rimarranno in vita ancora per anni, dappertutto, dopo la conquista del
potere da parte del proletariato.(...). Sopprimere le classi non significa
soltanto cacciar via i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, questo lo
abbiamo fatto con relativa facilita', ma significa anche eliminare i piccoli
produttori di merci, che e' impossibile cacciar via, che e' impossibile
schiacciare, con i quali bisogna accordarsi, che si possono (e si devono)
trasformare, rieducare solo con un lavoro organizzativo molto lungo, molto lento
e cauto. Essi avvolgono il proletariato da ogni parte, in un ambiente
piccolo-borghese, lo penetrano di questo ambiente, lo corrompono con esso, lo
sospingono continuamente a ricadere nella mancanza di carattere, nella
dispersione, nell'individualismo, nell'alternarsi di entusiasmo e depressione,
che sono propri della piccola borghesia. Il partito politico del proletariato ha
necessità del centralismo più severo e della massima disciplina interna per
opporsi a questi difetti, per svolgere giustamente, con successo,
vittoriosamente la funzione organizzativa ( che e' la sua funzione principale).
La dittatura del proletariato e' una lotta tenace, cruenta e incruenta, violenta
e pacifica, militare ed economica, pedagogica e amministrativa, contro le forze
e le tradizioni della vecchia società . La forza dell'abitudine di milioni e
decine di milioni di uomini e' la più terribile delle forze. Senza un partito di
ferro, temprato nella lotta, senza un partito che goda della fiducia di tutti
gli elementi onesti della classe, senza un partito che sappia interpretare lo
stato d'animo delle masse e influire su di esso, e' impossibile condurre a buon
fine questa lotta. Vincere la grande borghesia centralizzata e' mille volte più
facile che "vincere" milioni e milioni di piccoli proprietari, i quali mediante
la loro attività quotidiana, continua, invisibile, inafferrabile, dissolvente,
perseguono gli stessi risultati che sono necessari alla borghesia e che
restaurano la borghesia. Chi indebolisce, sia pur di poco, la disciplina ferrea
del partito del proletariato (in particolare nel periodo della dittatura
proletaria) aiuta di fatto la borghesia contro il
proletariato..."
"...L'atteggiamento di un partito politico verso i suoi
errori e' uno dei criteri più importanti per giudicare se esso e' un partito
serio, se adempie di fatto i suoi doveri verso la propria classe e verso le
masse lavoratrici. Riconoscere apertamente un errore, scoprirne le cause,
analizzare la situazione che lo ha generato, studiare attentamente i mezzi per
correggerlo: questo e' indizio della serietà di un partito; questo si chiama
fare il proprio dovere, educare ed istruire la classe e, quindi le masse..."
"...I rivoluzionari che non sanno combinare le forme illegali di lotta con tutte
le forme legali, sono pessimi rivoluzionari. Non e' difficile essere un
rivoluzionario quando la rivoluzione e' già scoppiata e divampa, quando tutti
quanti aderiscono alla rivoluzione, per una semplice inclinazione, per moda,
talvolta anche per ragioni di carriera personale. Poi, dopo la vittoria, la
"liberazione" da questi rivoluzionari mancati, costa al proletariato fatiche
durissime e una sofferenza, si può dire, tormentosa. E' cosa molto più
difficile- e molto più preziosa- saper essere rivoluzionari quando non esistono
ancora le condizioni per una lotta diretta, aperta, effettivamente di massa,
effettivamente rivoluzionaria, saper propugnare gli interessi della rivoluzione
(con la propaganda, con l'agitazione, con l'organizzazione) nelle istituzioni
non rivoluzionarie, sovente addirittura reazionarie, in un ambiente non
rivoluzionario, fra una massa incapace di comprendere subito la necessità del
metodo rivoluzionario di azione. Saper trovare, sentire, determinare giustamente
una via concreta, o una particolare svolta degli avvenimenti, che avvicini la
massa all'ultima grande lotta rivoluzionaria effettiva e decisiva, questo e' il
compito principale del comunismo contemporaneo..."
da "L'estremismo, malattia infantile del
comunismo" 1920
"...L'avanguardia adempie i suoi compiti, appunto
di avanguardia, soltanto quando sa non distaccarsi dalla massa da essa diretta,
e guidare realmente in avanti tutta la massa..."
da "Sul significato del materialismo militante"
1922
STALIN
"...I
partiti socialdemocratici della II Internazionale non sono atti alla lotta
rivoluzionaria del proletariato, non sono dei partiti di lotta del proletariato,
i quali conducono gli operai alla conquista del potere, ma un apparato
elettorale, adatto alle elezioni parlamentari e alla lotta parlamentare. Tali
partiti sono un'appendice, un elemento al sevizio del gruppo parlamentare e
sotto la guida di essi non si può nemmeno parlare di preparazione del
proletariato alla rivoluzione.
Senza un nuovo partito, combattivo,
rivoluzionario, abbastanza audace per condurre i proletari alla lotta per il
potere non si può nemmeno pensare ad abbattere l'imperialismo, a conquistare la
dittatura del proletariato. Questo nuovo partito e' il partito del
leninismo.
1. IL PARTITO, REPARTO DI AVANGUARDIA DELLA
CLASSE OPERAIA.
Il partito deve assorbire tutti i migliori
elementi della classe operaia, la loro essenza, il loro spirito rivoluzionario,
la loro devozione sconfinata alla causa del proletariato. Deve essere armato
d'una teoria rivoluzionaria, conoscere le leggi del movimento e le leggi della
rivoluzione, se no non e' in grado di dirigere la lotta del proletariato. Il
partito non deve limitarsi a registrare quello che la massa della classe operaia
sente e pensa e trascinarsi alla coda del movimento spontaneo, ma deve condurre
dietro a se' il proletariato, elevarsi al di sopra degli interessi immediati del
proletariato, elevare le masse al livello degli interessi di classe del
proletariato. Deve porsi alla testa della classe operaia e vedere più lontano
della classe operaia. Soltanto un tale partito e' in grado di trasformare la
classe operaia in forza politica indipendente. Il partito e' il capo politico
della classe operaia. La classe operaia senza un partito rivoluzionario e' un
esercito senza stato maggiore. Il partito e' lo stato maggiore di lotta del
proletariato.
Ma il partito non può essere solo un reparto di avanguardia.
Deve essere in pari tempo una parte della classe operaia intimamente legata ad
essa. Se la distanza fra l'avanguardia e la restante massa della classe operaia,
tra i membri del partito e i senza partito, si trasforma in rottura; se il
partito si racchiudesse in se' stesso e si distaccasse dalle masse senza
partito, esso non potrebbe dirigere la classe. Il partito e' parte inseparabile
della classe operaia.
2. IL PARTITO REPARTO ORGANIZZATO DELLA
CLASSE OPERAIA.
Il partito non e' soltanto il reparto di
avanguardia della classe operaia. Se vuole effettivamente dirigere la lotta,
deve essere in pari tempo anche il reparto organizzato della propria classe.
In regime capitalista il partito deve dirigere la lotta del proletariato in
condizioni straordinariamente difficili di sviluppo interno ed esterno, deve
condurre il proletariato all'offensiva quando la situazione esige l'offensiva,
deve sottrarre il proletariato ai colpi di un avversario potente quando la
situazione esige la ritirata, deve infondere in masse di milioni di operai senza
partito, disorganizzati, lo spirito di disciplina e di metodo nella lotta, lo
spirito d'organizzazione e la fermezza. Ma il partito può adempiere questi
compiti soltanto se esso stesso e' la personificazione della disciplina e
dell'organizzazione, se esso stesso e' un reparto organizzato del proletariato.
Senza queste condizioni non si può nemmeno parlare di una vera direzione, da
parte del partito, di milioni di proletari.
Il concetto di partito, come di
un tutto organizzato, e' stato fissato da Lenin nella formulazione data al primo
articolo dello statuto, dove il partito viene considerato come la somma delle
sue organizzazioni, e membri del partito vengono considerati i membri di una
delle organizzazioni del partito. Il partito non e' solo la somma delle
organizzazioni di partito. E' in pari tempo il sistema unico di queste
organizzazioni, la loro unione formale in un tutto unico, nel quale esistono
organi di direzione superiori e inferiori, una sottomissione della minoranza
alla maggioranza, delle decisioni pratiche obbligatorie per tutti i membri del
partito, la direzione del lavoro del partito da parte del centro. Nel campo
dell'organizzazione, il leninismo e' l'applicazione inflessibile di questi
principi.
3. IL PARTITO FORMA SUPREMA
DELL'ORGANIZZAZIONE DI CLASSE DEL PROLETARIATO
Il partito
non e' l'unica organizzazione della classe operaia. Il proletariato ha tutta una
serie di altre organizzazioni senza le quali non può lottare con successo contro
il capitale: sindacati, cooperative, organizzazioni di fabbrica, gruppi
parlamentari, associazioni di donne senza partito, stampa, organizzazioni
culturali, educative, federazioni giovanili, ecc.. L'enorme maggioranza di
queste organizzazioni non sono organizzazioni di partito e soltanto una parte di
esse aderiscono direttamente al partito o ne sono ramificazioni. Tutte queste
organizzazioni devono lavorare in una sola direzione, perchè esse servono una
sola classe, la classe dei proletari. Tale direzione comune deve essere
determinata dal partito il quale ha tutti i requisiti per farlo perchè attorno
ad esso si raccolgono i migliori elementi della classe operaia che hanno legami
diretti con le organizzazioni proletarie senza partito e molto spesso le
dirigono, perchè e' la scuola migliore per la formazione di capi della classe
operaia capaci di dirigere tutte le forme di organizzazione della loro classe,
perché e' l'unica organizzazione capace di centralizzare la direzione della
lotta del proletariato e di trasformare quindi le organizzazioni operaie senza
partito in organi ausiliari e in cinghie di trasmissione che lo colleghino con
la classe. Ecco perché Lenin dice che il partito e' "la forma suprema
dell'unione di classe dei proletari" e che la sua direzione politica deve
estendersi a tutte le altre forme di organizzazione del
proletariato.
4. IL PARTITO STRUMENTO DELLA DITTATURA DEL
PROLETARIATO
Il partito e' in pari tempo uno strumento nelle
mani del proletariato per la conquista della dittatura, quando questa non e'
ancora stata conquistata, per il consolidamento e l'estensione della dittatura,
quando questa e' già stata conquistata. Il partito e' necessario al proletariato
prima di tutto come stato maggiore di combattimento indispensabile per la
conquista vittoriosa del potere, e ancor più gli e' necessario per mantenere la
dittatura, consolidandola ed estendendola nell'interesse della vittoria completa
del socialismo. Con la scomparsa delle classi, con l'estinguersi della dittatura
del proletariato deve estinguersi anche il partito.
5. IL
PARTITO, UNITA' DI VOLONTA', INCOMPATIBILE CON L'ESISTENZA DI
FRAZIONI
La coesione del partito e la sua disciplina di
ferro non sono concepibili senza unità di volontà e completa e assoluta unità
d'azione di tutti i membri del partito. La disciplina ferrea non esclude, anzi
presuppone, la critica e la lotta di opinioni in seno al partito. La disciplina
non deve essere cieca, ma presuppone la coscienza e la volontarietà della
sottomissione, perché solo una disciplina cosciente può essere effettivamente
una disciplina ferrea. Ma finita la lotta di opinioni, esaurita la critica,
presa una decisione, l'unità di volontà e l'unità di azione di tutti i membri
del partito sono una condizione indispensabile, senza la quale non sono
concepibili ne' un partito unito, ne' una disciplina ferrea nel partito. Ne
consegue che l'esistenza di frazioni non e' compatibile ne' con l'unità del
partito, ne' con la sua disciplina ferrea. Di qui i chiarimenti di Lenin circa
il "pericolo del frazionismo dal punto di vista dell'unità del partito e della
realizzazione dell'unità di volontà dell'avanguardia del proletariato, come
condizione essenziale del successo della dittatura del proletariato", fissati in
una risoluzione speciale del X Congresso del partito: Sull'unità del partito. Di
qui l'esigenza di Lenin circa "la soppressione completa di ogni frazionismo" e
"lo scioglimento immediato di tutti, senza eccezione, i gruppi formatisi sulla
base di questa o quella piattaforma", sotto pena "di immediata e incondizionata
espulsione dal partito".
6. IL PARTITO SI RAFFORZA EPURANDOSI DAGLI
ELEMENTI OPPORTUNISTI
Fonte del frazionismo nel partito sono i suoi
elementi opportunisti. Il proletariato non e' una classe chiusa in se'.
Affluiscono verso di esso continuamente degli elementi, proletarizzati dallo
sviluppo del capitalismo, provenienti dai contadini, dai piccolo borghesi, dagli
intellettuali. Nello stesso tempo si svolge un processo di decomposizione degli
stati superiori del proletariato, composti principalmente di funzionari
sindacali e di parlamentari che la borghesia corrompe. Tutti questi gruppi
piccolo borghesi penetrano in un modo o nell'altro nel partito, portandovi lo
spirito dell'esitazione, dell'opportunismo, della disgregazione e
dell'incertezza. Essi sono la fonte principale del frazionismo, della
disgregazione, della disorganizzazione e della demolizione del partito
dall'interno. La lotta spietata contro questi elementi, la loro espulsione dal
partito, e' condizione pregiudiziale del successo della lotta contro
l'imperialismo. La via dello sviluppo e del consolidamento dei partiti proletari
passa attraverso la loro epurazione dagli opportunisti e dai riformisti, dai
socialimperialisti e dai socialsciovinisti, dai socialpatrioti e dai
socialpacifisti.
STRATEGIA E TATTICA
1. LA
STRATEGIA E LA TATTICA, SCIENZA DELLA DIREZIONE DELLA LOTTA DI CLASSE DEL
PROLETARIATO
Le idee geniali di Marx e di Engels sulla tattica
e sulla strategia, che gli opportunisti della II Internazionale avevano
sotterrato, furono riportate alla luce del sole da Lenin, che le sviluppo' e le
completo' con idee e tesi nuove. La strategia e la tattica del leninismo sono la
scienza della direzione della lotta rivoluzionaria del
proletariato.
2. LE TAPPE DELLA RIVOLUZIONE E LA
STRATEGIA
La strategia ha per oggetto di fissare, in una
determinata tappa della rivoluzione, la direzione del colpo principale del
proletariato, di elaborare un corrispondente piano di direzione delle forze
rivoluzionarie (riserve principali e secondarie) e di lottare per l'attuazione
di questo piano durante tutto il corso di quella tappa.
3. I
FLUSSI E I RIFLUSSI DEL MOVIMENTO E LA TATTICA
La tattica ha
per oggetto di fissare la linea di condotta del proletariato per un periodo
relativamente breve di flusso o di riflusso del movimento. La tattica e' una
parte della strategia, le e' subordinata e la serve. La tattica si occupa delle
forme di lotta e delle forme di organizzazione del proletariato. In una
determinata tappa della rivoluzione il piano strategico rimane immutato e la
tattica può cambiare parecchie volte a seconda dei flussi o dei riflussi, dello
slancio o della depressione della rivoluzione.
da "principi del leninismo" 1924
ANTONIO GRAMSCI
Il
sindacato operaio, organismo che realizza e disciplina la solidarietà
proletaria, non può essere motivo e base di previsioni per l'avvenire della
civiltà; esso non contiene elementi di sviluppo per la libertà; esso è destinato
a subire mutamenti radicali in conseguenza dello sviluppo generale: è
determinato, non determinante. Il movimento proletario, tende ad attuare una
rivoluzione nell'organizzazione delle cose materiali e delle forze fisiche. I
tratti caratteristici della rivoluzione proletaria possono essere ricercati solo
nel partito della classe operaia, nel partito comunista, che esiste e si
sviluppa in quanto è l'organizzazione disciplinata della volontà di fondare uno
stato, della volontà di dare una sistemazione proletaria all'ordinamento delle
forze fisiche esistenti e di gettare le basi della libertà popolare. I suoi
tratti caratteristici non possono essere i sentimenti e le passioni diffuse
nella massa e che sorreggono la volontà della massa. ("Scritti
Politici").
Perché la lotta sindacale diventi un fattore
rivoluzionario occorre che il proletariato l'accompagni con la lotta politica,
cioè che il proletariato abbia coscienza di essere il protagonista di una lotta
generale che investe tutte le questioni più vitali dell'organizzazione sociale,
cioè abbia coscienza di lottare per il socialismo. L'elemento "spontaneità" non
è sufficiente per la lotta rivoluzionaria: esso non porta mai la classe operaia
oltre i limiti della democrazia borghese esistente. E' necessario l'elemento
coscienza, l'elemento "ideologico", cioè la comprensione delle condizioni in cui
si lotta, dei rapporti sociali in cui l'operaio vive, delle tendenze
fondamentali che operano nel sistema di questi rapporti, del processo di
sviluppo che la società subisce per l'esistenza nel suo seno di antagonismi
irriducibili, ecc. I tre fronti della lotta proletaria [ economico, politico,
ideologico ] si riducono a uno solo per il partito della classe operaia, che è
tale appunto perché riassume e rappresenta tutte le esigenze della lotta
generale. Non si può certo domandare ad ogni operaio della massa di avere una
completa coscienza di tutta la complessa funzione che la sua classe è
determinata a svolgere nel processo di sviluppo dell'umanità: ma ciò deve essere
domandato ai membri del partito. Non ci si può proporre, prima della conquista
dello Stato, di modificare completamente la coscienza di tutta la classe
operaia; sarebbe utopistico, perchè la coscienza della classe come tale si
modifica solo quando sia stato modificato il modo di vivere della classe stessa,
cioè quando il proletariato sarà diventato classe dominante, avrà a sua
disposizione l'apparato di produzione e di scambio e il potere statale. Ma il
partito può e deve, nel suo complesso, rappresentare questa coscienza superiore;
altrimenti esso non sarà alla testa, ma alla coda delle masse, non le guiderà ma
ne sarà trascinato. Perciò il partito deve assimilare il marxismo e deve
assimilarlo nella sua forma attuale, come leninismo. ("Per una preparazione
ideologica di massa" 1925)
Il Partito Comunista è lo strumento e
la forma storica del processo di intima liberazione per cui l'operaio da
esecutore diviene iniziatore, da massa diviene capo e guida, da braccio diviene
cervello e volontà. Nella formazione del partito comunista è dato cogliere il
germe di libertà che avrà il suo sviluppo e la sua piena espansione dopo che lo
Stato operaio avrà organizzato le condizioni materiali necessarie.(..)Il partito
comunista, anche come mera organizzazione, si è rivelato forma particolare della
rivoluzione proletaria. Nessuna rivolta del passato ha conosciuto i partiti;
essi sono nati dopo la rivoluzione borghese e si sono decomposti nel terreno
della democrazia parlamentare. Anche in questo campo si è verificata l'idea
marxista che il capitalismo crea forze che poi non riesce a dominare. ("Scritti
Politici")
MAO TSE TUNG
Criticare i
quadri del partito corrotti e i membri del partito corrotti e portarli anche in
tribunale se necessario e fare comprendere loro che comunque possono sempre
essere messi in discussione dalle masse.
La classe dirigente ed il partito
dirigente possono esercitare la loro direzione sulle classi, i ceti, i partiti
politici e le organizzazioni popolari soltanto a queste due
condizioni:
1. trascinare
quelli che essi dirigono (gli alleati) a lottare contro il nemico comune e a
riportare delle vittorie.
2. procurare dei vantaggi
materiali a quelli che essi dirigono, o almeno non nuocere ai loro interessi,
nello stesso tempo dare loro un'educazione politica.
da "Su alcune importanti questioni della politica
del partito" 1948
La costruzione del partito deve essere
strettamente legata alla sua linea politica. Affinché' il partito sia in grado e
all'altezza di dirigere con dinamismo il proletariato ed il popolo
rivoluzionario nell'adempimento dei compiti rivoluzionari nei diversi periodi
storici, dobbiamo fare un partito marxista-leninista completamente consolidato
sul piano ideologico, politico e organizzativo. La costruzione del partito e'
dunque di per se stessa un processo di lotta tra linea giusta e linea sbagliata.
E attraverso tale processo il partito si sviluppa, si ingrandisce e si
consolida. Questa e' una esperienza storica fondamentale della costruzione del
partito.
Il partito deve essere composto da elementi avanzati del
proletariato, deve essere un'organizzazione di avanguardia, dinamica, capace di
dirigere il proletariato e le masse rivoluzionarie, nella loro lotta contro il
nemico di classe. Il programma fondamentale del partito comunista e' di
rovesciare la borghesia e tutte le altre classi sfruttatrici, di sostituire la
dittatura del proletariato alla dittatura della borghesia, di assicurare la
vittoria del socialismo sul capitalismo. Il partito e' lo strumento del
proletariato in questa lotta.
Il partito, a tutti i livelli, deve prestare
attenzione alla lotta di classe, in particolare a quella nel campo della
sovrastruttura, e dare a questo compito un'importanza prioritaria, e mai
relegarla in secondo piano.
Le contraddizioni e la lotta in seno al partito
sono il motore di sviluppo del partito. Senza queste contraddizioni e questa
lotta la vita del partito cesserebbe, tutti i membri del partito comunista
vivono in mezzo alla lotta tra le due linee. Tutte le lotte ingaggiate in seno
al partito in rapporto alla linea politica convergono, in definitiva allo stesso
problema: praticare il marxismo o il revisionismo.
Unita'-critica-unità e
servirsi degli errori passati per evitare di ripeterli e curare la malattia per
salvare l'ammalato. Questi costituiscono i criteri da osservare per condurre
correttamente la lotta tra le due linee in seno al partito, per raggiungere il
doppio scopo di schiarire le idee e di unire i compagni.
Per permettere al
partito di conservare il suo carattere di avanguardia del proletariato e'
estremamente necessario intraprendere tra tutti i membri del partito una
educazione in senso marxista-leninista e prestare una grande attenzione alla
trasformazione della loro concezione del mondo. Questo e' un contributo
importante per la costruzione ideologica del partito.
Un membro del partito
comunista che acquisisce una concezione del mondo materialistico-dialettica e
materialistico-storica, e' in grado di applicare fermamente e coscientemente la
linea rivoluzionaria. Questa concezione non cade dall'alto, non e' qualcosa di
innato, la si acquisisce nel corso della lotta pratica e alla luce della teoria
marxista.
da "note di studio per la pubblicazione della
rivista il comunista" 1973
ERNESTO "CHE" GUEVARA
Il partito è un'organizzazione d'
avanguardia. I lavoratori migliori vengono proposti dai loro compagni per farne
parte. E' minoritario, ma dotato di grande prestigio per la qualità dei suoi
quadri. La nostra aspirazione è che il partito sia di massa , quando però le
masse avranno raggiunto il livello di sviluppo dell' avanguardia, vale a dire
quando saranno state educate per il comunismo. E verso questa formazione va
indirizzato il lavoro. Il partito è l'esempio vivente; i suoi quadri devono
essere modello di laboriosità e sacrificio, con la loro azione devono portare le
masse al compimento degli obbiettivi rivoluzionari e ciò implica anni di dura
lotta contro le difficoltà della costruzione, i nemici di classe, le piaghe del
passato, l'imperialismo.. Vorrei spiegare ora il ruolo che svolge la personalità
umana, l'uomo come individuo dirigente delle masse che fanno la storia. E' la
nostra esperienza diretta, non una ricetta. Fidel ha dato alla rivoluzione
l'impulso nei primi anni e il tono sempre; ma oggi esiste un buon gruppo di
rivoluzionari che si sviluppa all'unisono con il nostro massimo dirigente e una
gran massa che segue i propri capi perché ha fiducia in loro; e ha fiducia
perché questi dirigenti hanno saputo interpretare le loro
aspirazioni.(..)All'interno del paese, i dirigenti hanno il dovere di assolvere
il proprio ruolo di avanguardia; ed è bene dirlo in tutta sincerità, in una vera
rivoluzione alla quale si consacra tutto, dalla quale non ci si attende alcuna
ricompensa materiale, il compito del rivoluzionario è a un tempo magnifico e
angoscioso. I nostri rivoluzionari d'avanguardia devono idealizzare questo amore
per i popoli, per le cause più sacre e renderlo unico, indivisibile. Non possono
scendere con la loro piccola dose di affetto quotidiano nei luoghi in cui lo
esercita l'uomo comune. I dirigenti della rivoluzione hanno figli che nei loro
primi balbettii non imparano a nominare il padre; mogli che devono partecipare
al sacrificio della loro vita, al fine di condurre la rivoluzione verso il suo
destino; la cerchia dei loro amici coincide con quella dei compagni della
rivoluzione. Non c'è vita al di fuori di questa. In tali condizioni, bisogna
avere una gran dose di umanità, un gran senso di giustizia e di verità per non
cadere in eccessi di dogmatismo, in freddo scolasticismo, nell' isolamento dalle
masse. Bisogna lottare ogni giorno perché questo amore per l'umanità si
trasformi in fatti concreti, in atti che servano di esempio, di mobilitazione.
Il rivoluzionario, motore ideologico della rivoluzione in seno al partito, si
consuma in questa attività ininterrotta, che finisce solo con la morte, a meno
che il processo non si estenda su scala mondiale. Se il suo impegno
rivoluzionario si affievolisce quando i compiti più urgenti vengono realizzati
su scala locale e l'internazionalismo proletario viene dimenticato, la
rivoluzione che egli dirige cessa di essere una forza propulsiva e affonda in un
tranquillo letargo di cui approfitta il nostro inconciliabile nemico,
l'imperialismo, per riguadagnare terreno. L'internazionalismo proletario è un
dovere, ma anche una necessità rivoluzionaria. Cosμ educhiamo il nostro
popolo.(..)Il nostro sacrificio è cosciente; è un tributo da pagare per la
libertà che stiamo costruendo. La strada è lunga e in parte ignota; conosciamo
bene i nostri limiti. Ma faremo l'uomo del xxi secolo: noi stessi. ci forgeremo
con l'azione quotidiana, creando un uomo nuovo con una nuova tecnica. La
personalità svolge un ruolo di mobilitazione e direzione per il fatto di
incarnare le più alte virtù e aspirazioni del popolo e non si allontana dal
cammino. Chi apre la strada è il gruppo di avanguardia, scelto tra i migliori,
il partito. ("L'uomo e il socialismo a Cuba" 1965)
Il manuale ci
spiega con cristallina chiarezza che cosa sia un partito marxista leninista:
"Persone unite da un complesso di idee, che lavorano per dar vita alle
concezioni marxiste, cioè per portare a termine la storica missione della classe
operaia". Inoltre spiega come un partito non possa vivere isolato dalle masse,
come debba essere in perenne contatto con esse, come debba esercitare la critica
e l'autocritica ed essere molto severo nei confronti dei propri errori; come non
debba basarsi soltanto su concetti negativi di lotta contro qualcosa, ma anche
su concetti di lotta per qualcosa, come i partiti marxisti non possano restare a
braccia conserte ad aspettare che le condizioni oggettive e soggettive,
formatesi attraverso il complesso meccanismo della lotta di classe, acquistino
tutti i requisiti necessari perché il potere cada nelle mani del popolo come un
frutto maturo. Il manuale illustra il ruolo direttivo e catalizzatore del
Partito, testa di ponte della classe operaia, guida destinata a mostrare il
cammino della vittoria e a spingere l'acceleratore in direzione di nuove
situazioni sociali. Anche nei momenti di riflusso sociale è necessario saper
retrocedere e mantenere fermi i quadri per poi appoggiarsi alla successiva onda
e andare più lontano, verso l'obbiettivo fondamentale del partito nella prima
fase rivoluzionaria, che è la conquista del potere. E' logico che questo sia un
partito di classe. Un partito marxista-leninista deve esserlo per forza, la sua
missione è di cercare la strada più breve per ottenere la dittatura del
proletariato, e i suoi militanti più validi, i suoi quadri dirigenti e la sua
tattica vengono dalla classe operaia.
(Prefazione al libro" Il partito marxista
leninista" 1963)
IL REVISIONISMO
TOGLIATTI
Risulta evidente l'omogeneità delle concezioni del partito sin qui esposte e
la loro appartenenza ad un unico patrimonio teorico e politico. All'interno di
questo comune orizzonte ciascuno dei grandi dirigenti comunisti citati presenta
le peculiarità proprie dei diversi momenti storici in cui si è sviluppata la sua
opera e delle differenti composizioni di classe dei paesi di riferimento, si
pensi al ruolo della classe operaia in Russia o a quello dei contadini in Cina.
In generale riteniamo che i principi fondamentali sui quali si fonda questa
concezione del partito di classe mantengano tuttora la loro piena validità, per
quanto siano da respingere interpretazioni dogmatiche e dottrinarie che non
tengano conto della concreta realtà del nostro tempo. Un accenno a parte merita
invece il particolare tipo di sviluppo che ha caratterizzato la forma
organizzativa dei comunisti nel nostro paese dalla lotta di liberazione in poi.
Ci riferiamo ai concetti di "partito nuovo", "partito di massa", "partito di
governo", elaborati da Togliatti a partire dal 43'.Li riteniamo essere un punto
di partenza di quel processo di involuzione e degenerazione che ha portato il
PCI a trasformarsi in una forza che ha finito per integrarsi ed omologarsi
totalmente al sistema borghese accettandone tutti i valori e le compatibilità
(mercato, parlamentarismo, alleanze internazionali, ecc.). Certamente il PCI di
Togliatti, almeno fino al suo ottavo congresso del 56', con cui ha recepito la
svolta revisionista del xx congresso del PCUS, è stato una grande forza che ha
saputo mettersi alla testa non solo del movimento di resistenza antifascista e
antinazista, ma anche della grande lotta antimperialista contro il patto
atlantico e per la pace nei primi anni di guerra fredda. Non si può però negare
che il PCI abbia subito fin da allora una profonda trasformazione nella sua
natura, a partire dalle sue stesse finalità. Non più il partito delle
"avanguardie" e degli "elementi migliori", con una sua teoria e strategia di
classe, ma un partito aperto a tutti senza più preclusioni verso alcuna
convinzione etica o filosofica(come se il marxismo non fosse anch'esso una
scienza filosofica).Non più il partito che si rivolge alla sua classe, ma un
partito che si rivolge indistintamente a tutto il popolo. Non più il partito che
guida la classe a prendere il potere nelle proprie mani per trasformare i
rapporti di produzione, ma un partito che mira a portare se stesso al governo,
nel quadro delle istituzioni borghesi per gestire e al massimo riformare,
l'esistente. Questa trasformazione si evince dalle parole dello stesso Togliatti
nel suo rapporto al quinto congresso del 46': "..A coloro i quali ci chiedono ,
poi, e ce lo chiedono a scopo di chiarezza politica, quale repubblica vogliamo,
rispondiamo senza esitazioni che vogliamo una repubblica democratica dei
lavoratori, vogliamo una repubblica organizzata sulla base di un sistema
parlamentare rappresentativo, una repubblica cioè che rimanga nell'ambito della
democrazia e in cui tutte le riforme di contenuto sociale siano realizzate col
rispetto del metodo democratico (..) E' un fatto che su 1 milione e 8oo mila
iscritti vi è senza dubbio una maggioranza di credenti. Questo fatto ha
determinate conseguenze, poiché significa che nel partito già si realizza una
unità politica strettissima di operai, di lavoratori, di intellettuali, di
tecnici, sulla base di un preciso programma di rinnovamento politico e sociale,
indipendentemente dalla convinzione religiosa e filosofica. Proporremo al
congresso che questa situazione di fatto venga sancita nello Statuto del
partito, dove si deve dire chiaramente che possono entrare nel partito i
cittadini italiani di ambo i sessi che abbiano raggiunto una determinata età,
indipendentemente dalla razza, dalla convinzione religiosa e dalle convinzioni
filosofiche."
"..Noi non possiamo più essere una piccola, ristretta
associazione di propagandisti delle idee generali del comunismo e del
marxismo...La nostra politica deve essere tale che ci permetta di raccogliere in
un blocco tutte le forze antifasciste e democratiche, tutte le forze
schiettamente nazionali.. in questo modo siano create le condizioni per
l'instaurazione ed il consolidamento di un vero e sicuro regime democratico. Noi
facciamo una politica di alleanza di classi, questa è la verità.. Da questa
politica ricaviamo determinate conseguenze nel campo politico, essa ci porta a
compiere determinati atti, a dare determinati voti in Parlamento, a contenere
determinate campagne, a limitare lo slancio aggressivo delle masse in
determinati momenti per non compromettere i risultati che vogliamo ottenere e
cioè di realizzare un' alleanza politica ed anche di classe con quelle forze che
possono essere nostre alleate per raggiungere determinati obbiettivi
fondamentali...
(Archivio PCI, intervento di P. Togliatti
16-18/04/47)
RIFONDAZIONE COMUNISTA
Occorre non cadere
nell'errore di valutare l'operato di RC come se fosse un partito comunista. RC è
in piena e lineare continuità con il PCI di Togliatti e Berlinguer, questo è
dimostrabile con uno studio comparato tra le tesi congressuali di RC con i
documenti congressuali del PCI(ad es. la proposta di alternativa democratica, la
tesi sulle riforme istituzionali e quella sul partito).Quindi va visto come un
partito riformista di sinistra, che non si pone né teoricamente(Bertinotti ha
ultimamente affermato che il termine comunista è solamente un aspetto ideale,
quindi di fatto negazione del marxismo in quanto scienza rivoluzionaria), nè
praticamente in una prospettiva di rovesciamento dei rapporti di produzione,
essendosi ritagliato un ruolo di mediatore e di equilibratore sociale(vedi
governo Prodi /Europa Maastricht /sindacato /desistenza, ecc.).Un partito tutto
interno a logiche e strategie istituzionali e parlamentaristiche, nato su
questioni di identità e nominaliste, più che su un'analisi di classe della
nostra società con relativa progettualità alternativa e contraria, a questo
sistema sociale. Ci pare che il compagno L. Libertini in queste righe ha
nitidamente messo a fuoco il concetto centrale su come dovrebbe essere fondato
un partito comunista, un partito di classe, dei lavoratori. "La rivoluzione
socialista non è davvero misurata dalla quantità della violenza. Al limite,
potrebbe esserci una rivoluzione socialista senza violenza, e molta violenza
senza alcuna rivoluzione socialista; a volte, di fronte alla marea montante dei
luoghi comuni piccolo borghesi verrebbe voglia perfino di ricordare che il
termine "rivoluzione" si riferisce al rovesciamento dei rapporti di produzione,
non alle barricate per le strade. E tuttavia promettere una via pacifica al
socialismo è quanto meno un grave atto di irresponsabilità verso i lavoratori.
Da un secolo in tutto il mondo i movimenti rivoluzionari, appena si sono
avvicinati al potere, a un favorevole rapporto di forza, sono stati colpiti e
stroncati con la violenza; hanno vinto solo quelli preparati a rispondere con la
violenza alla violenza. Non c'è sinora un solo esempio diverso, e c'è invece la
realtà della strategia imperialista, dal Vietnam alla Grecia. Non si può
escludere, nel quadro di rapporti mondiali di forza mutati a favore del
socialismo, che ci possa essere un esempio diverso; ma prevedere una via
pacifica nelle presenti condizioni è una vanteria demagogica che non inganna
l'avversario e disarma i lavoratori... "La giusta scelta della utilizzazione del
parlamento da parte del movimento operaio porta con sé un rischio assai grave:
l'utilizzazione del parlamento diviene parlamentarismo, e cioè cattura del
partito di classe da parte delle istituzioni borghesi. Si perde la nozione del
valore strumentale del parlamento e si finisce con l'accettare in esso
l'incarnazione eterna della democrazia in generale; i parlamentari divengono
automaticamente i dirigenti del partito, e la gerarchia di valori della società
borghese penetra nel partito. L'incarico parlamentare non solo si confonde con
quello di dirigente del partito, ma addirittura si pone in pratica nel partito
la condizione di parlamentare come il massimo riconoscimento del militante, il
culmine della sua "carriera politica".
(L. Libertini 10 tesi sul partito di classe
1968)
CONSIDERAZIONI
FINALI
L'argomento scelto nell'approfondimento teorico
di dispensa, non è casuale. I compagni che hanno affrontato questo lavoro, lo
hanno fatto coscienti della sua enorme difficoltà (in questi tempi di rincorse a
"modernismi" tout court), ma anche con la consapevole necessità di questo, vista
la situazione generale di sbandamenti e confusioni ideologiche e teoriche. Con
molta umiltà e senza arroganze di pretese verità scontate, ci sentiamo parte di
un dibattito nazionale, che sta toccando molti compagni e realtà organizzate nel
nostro paese della sinistra di classe marxista e leninista, seppure ancora in
forma slegata e non coordinata sufficientemente.
Dalla discussione finora
affrontata, dalla lettura dei più significativi dirigenti rivoluzionari
comunisti si sono chiaramente delineati gli argini alle caratteristiche che deve
avere l'organizzazione dei proletari per l'abbattimento del capitalismo. Questa
discussione sul partito potrebbe sembrare navigare nell'aria della pura
ideologia perché, a rigore, quella sul partito dovrebbe essere l'ultima
discussione da affrontare, dopo quella sull'economia e le crisi, sulla struttura
produttiva, sulle classi e sullo stato. In realtà l'esito di queste analisi
essenziali non potrà che confermare quanta forza occorra per abbattere il
capitalismo e che quindi la struttura guida di questa lotta non può che aver
solide mura e tetto d'acciaio. Chi non crede che il partito dei proletari debba
avere queste caratteristiche di base allora probabilmente, discutendo sulle
crisi, sulla struttura produttiva e sullo stato forse se ne convincerà, per
questo l'argomento in discussione si potrebbe prestare a erronei pregiudizi. In
altre parole, se il partito è anche il mezzo col quale percorrere la strada
allora se si conoscono meglio le difficoltà di quella strada si sceglie
consapevolmente quel mezzo.
Dati per certi l'alto livello dello scontro e le
esperienze storiche si possono definire gli argini della forma del partito ma
questo non può che delinearsi, perfezionarsi, con l'elaborazione del metodo,
della strategia mirata all'abbattimento del capitalismo. Nel contempo poiché la
strada da percorrere è molto lunga, difficile, ed è quindi più facile perdersi
elaborando analisi e strategie che finiscono, nonostante le buone intenzioni,
nella socialdemocrazia, nel revisionismo o
nell'avventurismo, la forma del partito deve essere anche atta a mantenere
chiare e vivo l'obbiettivo finale della sconfitta del capitalismo. Il partito
deve essere sempre in grado di dichiarare apertamente che lo scopo dei comunisti
non può che essere raggiunto con l'abbattimento di ogni ordinamento sociale
esistente.
Si deve assolutamente evitare che il partito del proletariato per
la conquista dello stato borghese si trasformi in partito dello stato borghese
nel proletariato! Le caratteristiche messe in evidenza nella pagine precedenti
esposte sono, secondo noi, le uniche che possono offrire garanzia politica al
riguardo.
Riaffermare la necessità storica di un partito dei comunisti
italiani, che abbia nella scienza del marxismo e del leninismo la sua base
teorica, ci pare quasi scontato, ma altrettanto chiaramente va affermata la
necessità di sconfiggere ritualismi ideologici da un lato, (che immancabilmente
finiscono in "storiche" autoproclamazioni) o dall'altro "ammucchiate"
neomovimentiste (che data l'enorme difficoltà di affrontare questioni
strategiche) scelgono opportunisticamente il terreno della "lotta" quotidiana.
Questo è da evitare, mentre occorre ricostruire senza fare accademia un
dibattito che, partendo dalla teoria, dalla storia e dalle esperienze concrete
realizzate dal movimento comunista e operaio, abbia nell'approfondimento
analitico e teorico e nella scientificità le proprie basi di approccio, per
reinterpretare la realtà intorno a noi e dentro le classi lavoratrici.
Pensiamo che la necessità di ricostruire un'organizzazione nazionale, di un
partito della classe lavoratrice sia un obbiettivo irrinunciabile; questo è un
dato per noi indiscutibile (come , quando, in quali forme. . . , fa parte del
dibattito da costruire). Cosμ come siamo convinti, che la costruzione di un
partito di classe, non può essere uno sforzo puramente organizzativo o
federativo di realtà. Per ottenere questo risultato non basta che tutti i
gruppetti e i partitini si coagulino in un grande e unico partito comunista
senza il coinvolgimento delle avanguardie reali della classe, le quali devono
fungere da collegamento dirigenti-classe e da classe-dirigenti. In un senso
devono educare e contribuire a formare nuovamente una forte coscienza di classe
e dall'altro devono portare le istanze e la realtà agli organi dirigenti
(centralismo democratico).
La questione della ricostruzione del partito
comunista nel nostro paese non deve essere vista come qualcosa che sfuma in un
lontano e indefinibile futuro, ma come una questione attuale nella fase storica
che stiamo vivendo; il problema vero è solo quello del percorso politico giusto
per arrivarci (un percorso che non può essere forzato volontaristicamente, ma ha
i suoi necessari tempi politici). In proposito è forse utile soffermarsi su
qualche idea sbagliata che tuttora circola all'interno del movimento che si
richiama alla tradizione comunista. . Una prima idea sbagliata è quella che
spesso è andata sotto il nome di "assunzione di delega". Potrebbe essere
sintetizzata in un ragionamento di questo genere: "La classe operaia è da lungo
tempo priva del suo partito di classe, del suo Partito comunista: ne ha
un'assoluta necessità; e allora noi glielo diamo". Dove quel noi è un qualsiasi
piccolo gruppo minoritario (in genere appartenente a quella che Gramsci chiamava
"la tribù dei teorici") che attraverso un'assunzione di delega, si assume il
compito storico di fare il partito. Non si ribadirà mai abbastanza che ogni
partito comunista, anche nella fase iniziale della sua esistenza non è
semplicemente "un'insieme di persone che professano le stesse idee", ma una
parte della classe operaia, il suo reparto di avanguardia. Per chiunque si dica
comunista il problema del partito è assolutamente centrale e prioritario, ogni
altra questione è interna e subordinata a questa. Maggiore è il bisogno, più
grande deve essere l'attenzione a non scambiare la necessità oggettiva con la
concreta possibilità, o l'esigenza soggettiva, con l'impazienza.
L'esperienza di Rifondazione comunista ha confermato in questi anni che la
scorciatoia delle frettolose aggregazioni e suggestioni federative portano
immancabilmente a battute d'arresto, ritardi, ostacoli, ed a ricostruire modelli
sconfitti e inadeguati.
Il partito dei comunisti non è una bandiera né un
giornale, e neppure una rappresentanza nelle istituzioni o un ceto politico più
o meno esperto e portatore di ammuffiti carismi. E', all'opposto, la capacità
organizzata di analizzare scientificamente la realtà di classe, di formulare una
strategia rivoluzionaria praticabile, di interpretare i bisogni delle masse, di
conquistarne la fiducia e di guidarle concretamente alla trasformazione della
società, attraverso le sue strutture e per mezzo dei suoi militanti.
Lo
sviluppo di un'organizzazione, la sua crescita sono legate fermamente alla sua
linea politica, alla sua capacità scientifica di interpretare la realtà
intorno, alla chiarezza di programma e strategia, se non rispettiamo
questa semplice verità del marxismo (verificato nella storia del movimento
comunista), si rifaranno inevitabilmente errori del passato con unificazione di
gruppi affrettate o autoproclamazioni velleitarie, in unitarismi senza principi
destinati a soccombere sotto le difficoltà della lotta di classe che stiamo
vivendo. Occorre quindi non ridursi a ripetere meccanicamente temi ed
espressioni del marxismo e del leninismo, ma studiarli come scienza della
rivoluzione, studio della vita reale e delle esperienze rivoluzionarie,
individuando la posizione ed il metodo da assumere nell'esaminare e risolvere i
problemi odierni e strategici. La chiarezza ideologica e politica, la formazione
dei compagni, come quadri, l'unificazione delle reali
avanguardie di classe, la capacità di elaborazione di una linea politica
nazionale, fondata su analisi scientifiche e legata strettamente alle masse ed
alle realtà sociale, sono la garanzia per non partire erratamente. In una fase
in cui essere marxisti e comunisti è ridotto ad appartenenze di schieramenti
elettorali di gruppi autoproclamatisi, è indispensabile più che mai riaffermare
e riappropriarci del marxismo e del leninismo. Il marxismo come strumento
scientifico (non religioso o dogmatico) e il leninismo come sintesi storica e
materiale per essere attrezzati alla fase attuale dell'attacco
capitalistico/imperialista che investe il sistema mondiale. Questo lavoro non è
una pratica di libri, ma è frutto di compagni che lavorano e militano nella
classe quotidianamente, senza convinzione di essere i migliori o assertori di
verità, ma che cercano nello studio del marxismo, uno strumento per affrontare i
problemi che li circondano come proletari e lavoratori, modestamente e consci
dei propri limiti. Noi riteniamo che studiare, analizzare le esperienze storiche
di lotta e di costruzione dei partiti comunisti, sia un modo per ricercare di
non ripeterne gli errori e apprenderne gli insegnamenti. Ripensare la storia del
movimento comunista internazionale è assolutamente necessario, purché questo
ripensamento della nostra storia di comunisti non sia sentito e vissuto come
qualcosa di preliminare a tutto il resto, quasi come un modo di "rifarsi
un'anima nuova" per affrontare gli impegni del presente. Cosμ come fondamentale
è una giusta analisi delle classi nel nostro paese, saperne individuare le
contraddizioni fondamentali della fase attuale, sia a livello nazionale che
internazionale.
Un altro aspetto centrale è la lotta contro il revisionismo
che ormai è permeato sia a livello politico che culturale in ampi settori del
movimento e della classe.
Oggi qual è la scena politica, e cosa comporterà
l'ingresso in Europa per le condizioni materiali dei lavoratori sotto la guida
di una maggioranza di governo che può definirsi democratico-progressista, solo
in relazione alla rozzezza di una destra autoritaria e populista ? In realtà
l'Ulivo non va al di là di una politica neoliberista. Tanto è vero che costoro
stanno riprivatizzando tutti quei settori strategici che i primi governi di
centro-sinistra degli anni 60' avevano nazionalizzato (energia elettrica,
telecomunicazioni, chimica, ecc. ). Tutto ciò accade in un momento storico dove
la perdita dell'identità di classe, ha ampliato il vuoto a livello politico
anche per la responsabilità di una "sinistra italiana" che alle aspirazioni dei
lavoratori preferisce la legittimazione della city di Londra.
La legge del
valore di mercato è un tiranno che spadroneggia con tutta la realtà materiale:
uomini, pietre, animali, tutto ha un prezzo, ovvero è merce. Il senso comune lo
sa bene: "ogni uomo ha il suo prezzo" recita un noto adagio, la coscienza che si
vale per ciò che si ha e non per ciò che si è, è altrettanto diffusa. Lo
smantellamento di questo stato di cose mediante un'azione rivoluzionaria che
consegni il potere al proletariato e modifichi il sistema economico è certamente
garanzia di una più razionale ed equa organizzazione del lavoro e della
distribuzione dei prodotti. Ma una modifica reale del sistema economico è tale
solo se supera il criterio della redditività e del profitto come unità di misura
dell'interesse individuale.
E' tangibile la necessità di formare una forza
dei lavoratori che permetta una discussione ed una capacità di cambiamento.
Per costruire tutto ciò occorre il partito. In questa prospettiva noi
riteniamo che oggi sia indispensabile:
- Un ampio lavoro di propaganda
comunista (non nel senso banale e corrente della parola, ma nel senso
scientifico che Plekhanov e Lenin dettero al concetto di propaganda). Una nuova
propaganda comunista adeguata ai problemi dell'oggi e non quelli di ieri o
dell'altro ieri.
- Lavorare all'unità delle avanguardie reali e
dei lavoratori più coscienti.
Lenin - "Che fare" - (pag.146)
...piccolo gruppo compatto, noi camminiamo per
una strada ripida e difficile, tenendoci per mano. Siamo da ogni
parte
circondati da nemici e dobbiamo quasi sempre marciare sotto il loro
fuoco...
Ci siamo uniti in virtù di una decisione
liberamente consentita, allo scopo di combattere i nostri nemici e di non
sdrucciolare nel vicino pantano, i cui abitanti fin dal primo momento ci hanno
biasimato per aver costituito un gruppo speciale e preferito la via della lotta
alla via della conciliazione. Ed ecco che taluni dei nostri si mettono a
gridare: "Andiamo nel pantano". E se si incomincia a confonderli: "Che gente
arretrata siete! Non vi vergognate di negarci la libertà d'invitarvi a seguire
una via migliore?". Oh, sμ signori, voi siete liberi non soltanto di invitarci,
ma di andare voi stessi dove volete, anche nel pantano; del resto, noi pensiamo
che il vostro posto è proprio nel pantano, e siamo pronti a darvi il nostro
aiuto per trasportarvi i vostri penati. Ma lasciate la nostra mano, non
aggrappatevi a noi e non insozzate la grande parola di libertà, perché anche noi
siamo "liberi" di andare dove vogliamo, liberi di combattere non solo contro il
pantano, ma anche contro coloro che si incamminano verso di
esso.
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