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Angiolo Gracci (fondatore):la vita, gli scritti
Ferdinando Dubla (direttore):biografia e opere
 
 

AUTONOMIA COMUNISTA E UNITA’ DELLA SINISTRA

Tre scenari possibili sulle prospettive della sinistra italiana

 

Per quanto riguarda le prospettive della sinistra italiana, comunista e non, ma in vario modo critica del capitalismo, si delineano oggi fondamentalmente tre scenari possibili.

Il primo scenario, il peggiore, prevede un’ulteriore frammentazione delle forze a sinistra del Partito democratico, un loro ulteriore indebolimento, con relativa gruppuscolarizzazione, quindi una loro sparizione come forze capaci di esercitare un ruolo e un’influenza di massa, e/o un graduale riassorbimento nel medio periodo di una gran parte di esse e delle loro basi di consenso nella dialettica interna al Partito democratico.

E’ uno scenario malauguratamente possibile.  Parafrasando Marx, potrebbe essere definito come quello della comune rovina delle diverse componenti in lotta.

Un secondo scenario prevede l’affermazione di un progetto di unità fusionista tra queste diverse componenti a sinistra del Pd (con o senza Vendola, a seconda della definitiva collocazione di quest’ultimo) e quindi una progressiva affermazione di un progetto Linke all’italiana: un nuovo partito della Sinistra (o del Lavoro) su basi socialdemocratiche e/o neo-laburiste di sinistra.

Un terzo scenario, quello che a noi pare il più sensato e non liquidazioni sta, è quello di un patto di unità d’azione a sinistra o un accordo federativo o confederativo, più ampio dell’attuale Federazione della Sinistra, su un programma di iniziativa sociale, politica, elettorale, che salvaguardi la sovranità e l’autonomia politica, teorica e organizzativa delle sue diverse componenti.

Una unità d’azione che riesca a tenere anche sul piano elettorale, istituzionale; che riesca a vivere con una massa critica di consenso nel Paese capace di consentirne una influenza sociale e politica non del tutto marginale nella lotta popolare del Paese.

La costruzione della Federazione della Sinistra non esaurisce certo questo compito, ma rappresenta un utile passo avanti in questa direzione. Essa contribuisce a creare un clima collaborativo e di unità d’azione anche tra i due partiti di ispirazione comunista che di essa fanno parte: Prc e Pdci.

 

Dal §182 di Ricostruire il partito comunista – Appunti per una discussione, di Oliviero Diliberto, Vladimiro Giacchè, Fausto Sorini,  ed.Simple, 2011, per conto dell’Associazione politico-culturale Marx XXI.

 


 

 

 

Gramsci ha meditato a lungo sul consenso dei contadini. Proprio questi ultimi costituivano, infatti, quella massa cui partecipazione all' azione risorgimentale le avrebbe dato un sostanziale contenuto sociale e un adeguato impulso rinnovatore. Gramsci precisa che il movimento democratico avrebbe realizzato tale disegno e tale strategia se fosse stato capace di farsi partito "giacobino": se avesse saputo far propri gli interessi e le esigenze della classe contadina attraverso una riforma agraria volta a spezzare il latifondo e a creare un ceto di contadini piccoli proprietari. Proprio questo obiettivo era stato tenuto presente dai giacobini francesi, i quali avevano in tal modo evitato l' isolamento delle città e convertito le campagne alla rivoluzione. Solo così essi erano riusciti a superare la situazione di minoranza elitaria in cui si erano trovati inizialmente, e a sconfiggere le forze della reazione aristocratica. Tutto ciò non significa per Gramsci che il risorgimento sia stato un processo storico completamente negativo. In effetti esso ha favorito non solo l' unificazione della penisola ma anche la crescita della borghesia, gettando con ciò alcune premesse per lo sviluppo di una fase capitalistica in Italia. D' altra parte tale sviluppo si è realizzato in misura insoddisfacente; inoltre il nuovo stato si è costituito su una base sia economico sociale che politica assai ristretta. In effetti, per un verso il neonato capitalismo (concentrato nelle sole regioni settentrionali), non ha potuto usufruire di un adeguato mercato per i suoi prodotti, a causa dell' arretratezza economica della società italiana, soprattutto meridionale. Per un altro verso le masse indigenti (in primo luogo i ceti contadini) abbandonate sostanzialmente a loro stesse, non sono riuscite a divenire parte attiva della nuova compagine statuale. Quanto ai raggruppamenti politici anche più aperti e democratici, si sono rivelati incapaci di approfondire i loro legami con le forze sociali potenzialmente disponibili a un' azione di reale emancipazione. Se tutto ciò è vero, si tratta per Gramsci di elaborare le condizioni di una profonda trasformazione della realtà italiana emersa dal processo risorgimentale: una trasformazione il cui obiettivo finale deve essere quella rivoluzione sociale - anzi socialista - che il risorgimento non ha saputo compiere. A giudizio di Gramsci